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Assaggi di fame - Filippo Radaelli

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Ed egli mangiava e beveva il vino,<br />

con gusto, in silenzio<br />

28 novembre<br />

Ulisse, grande assaggiatore: che ve ne pare? Parlavo <strong>di</strong> denominazioni d’origine e l’ho buttata lì,<br />

perfino fra due parentesi. Ma l’affermazione, a questo modo, rimane un po’ appesa, vero?<br />

Eppure, è un fatto. E, con O<strong>di</strong>sseo, oggi sarà un <strong>di</strong>giuno me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Già che ci sono, preparo per tre: c’è un altro illustre convitato. Lo evoca nelle orecchie la voce<br />

seria, ispirata, <strong>di</strong> Roberto Benigni che declama il vigoroso sprone che l’esule attribuisce all’argivo –<br />

migrante forzato come lui – per esortare i compagni a seguirlo nell’esplorazione oltre gli estremi<br />

limiti del mondo: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir<br />

virtute e canoscenza” (Inferno, XXVI, 118-120).<br />

Parole da filosofo, più che da sciaguratissimo profugo. L’idea che ci siamo fatta noi moderni,<br />

riguardo a Ulisse (che gli piacesse da morire fare il giramondo, l’avventuriero: avventure eroiche o<br />

sentimentali che fossero) è un po’ deformata rispetto alla realtà e la si deve a quella che <strong>di</strong> lui<br />

costruirono gli antichi, fino proprio all’Alighieri. Era considerato, più che altro, un grande sapiente:<br />

un presocratico, per <strong>di</strong>rla filosoficamente. Uno sperimentatore presocratico.<br />

Si pensi come il vocabolo sapere, d'origine indeuropea, significhi contemporaneamente, nel latino<br />

parlato come in italiano, aver sapore ed esser savio. All’estremo opposto, il termine sciocco,<br />

significa che è privo, o quasi privo, <strong>di</strong> sale, che non ha giu<strong>di</strong>zio, senno, criterio, intelligenza.<br />

L’etimologia <strong>di</strong> sciocco è incerta: viene in genere derivata da ex succus, che vale senza sugo.<br />

Il senso originario <strong>di</strong> sciocco, vivissimo in Toscana, è come si sa, senza sale, insipido, ed il traslato,<br />

analogo a quello italiano, è già latino, e lo usa Quintiliano contro un oratore insipiente.<br />

Sto <strong>di</strong>vagando: ma, citando Dante, non potevo non ricordare un prodotto tipicissimo toscano quale è<br />

il pane sciocco: pane senza sale, appunto.<br />

Ottimo, il pane insipido, per companatici assai salati, come certi salumi, o pesci in salamoia, o altre<br />

ghiottonerie toscane. Ed il Poeta ne esprime la nostalgia struggente in altri ed altrettanto celebri<br />

versi. Mettete la voce <strong>di</strong> Bengni e recitate: “Tu proverai sì come sa <strong>di</strong> sale lo pane altrui” (Para<strong>di</strong>so<br />

XVII, 58 s.).<br />

Il loro senso è inequivocabile, ad un toscano: la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ospiti esuli dalle proprie contrade<br />

significa essere costretti a mangiare sempre, solo e niente altro che pane salato. Per avere un'idea <strong>di</strong><br />

che vuol <strong>di</strong>re, provate a immaginare voi in Toscana, a mangiare sempre e soltanto pane sciocco!<br />

Vale anche per Ulisse. Nei <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> periglioso viaggio per tornare a casa, mangia <strong>di</strong> tutto e tutto<br />

sperimenta: è vero. Ma i sapori lasciati a casa sua gli restano dentro, desiderio alto come quello <strong>di</strong><br />

ritrovar Penelope, pur essendo concupito dall’amore d’altre donne (e che donne) e perfino <strong>di</strong> dee e<br />

semidee: Calipso e Circe.<br />

È intensamente attaccato – attraverso una nostalgia vitale, progettuale, protesa verso il futuro – alla<br />

propria terra: a quella minuscola ma in<strong>di</strong>spensabile isola che è, per lui, Itaca.<br />

Quando, finalmente, arriva a casa sotto mendaci spoglie, fa chiacchierare il servo Eumeo, che gli<br />

enumera le meraviglie della grande azienda agricola usurpata dai Proci ma <strong>di</strong> cui il figlio <strong>di</strong> Laerte è<br />

ancora legittimo proprietario. Al termine, accetta la semplice offerta <strong>di</strong> due prodotti dell’azienda:<br />

una ciotola <strong>di</strong> vino dolcissimo e un arrosto <strong>di</strong> maiale allo spiedo, cosparso <strong>di</strong> farina bianca.<br />

“Ed egli mangiava e beveva il vino, con gusto, in silenzio”, annota Omero (O<strong>di</strong>ssea, XIV, 109 s.).<br />

Incre<strong>di</strong>bile, questo Ulisse che vorremmo navigato viaggiatore e che degusta con tale ispirazione le<br />

cose <strong>di</strong> casa propria! Ha ancora in bocca tanti sapori esotici, magnifici, conosciuti nel suo lungo<br />

viaggio: il vino dei Ciconi e quello, eccellente, dei Ciclopi, gli ottimi pecorini <strong>di</strong> Polifemo, gli<br />

squisiti arrosti dei Feaci… Aveva perfino cenato con la ninfa Calipso, che si nutriva <strong>di</strong> ambrosia e<br />

<strong>di</strong> nettare: sapori accessibili solo agli immortali.<br />

Solo una volta rifiutò anche un semplice assaggio: lasciò lì, infatti, il cibo preparato coi fiori <strong>di</strong> loto.<br />

Nutrendosi <strong>di</strong> quella strana pietanza, avrebbe perso con essa il ricordo <strong>di</strong> casa.<br />

Arrischiare nuove conoscenze senza perdere la memoria <strong>di</strong> quelle ere<strong>di</strong>tate dalla nostra storia:<br />

questo è il segreto per gustare il sapore delle cose. Questo dà vera sapienza.<br />

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