Se ci fate un salto, un finesettimana, magari nella stanza delle alcove <strong>di</strong> Palazzo Pennasilico, tre raccomandazioni ed una preghiera: un salto provvido sul sito www.comune.giffoniseicasali.sa.it/docs/repubblica.pdf; un occhio al campanile che cambia colore con le stagioni; un caffe alla nocciola al bar del borgo; un saluto ai miei amici. A Gigi e Nanako, specialmente. 82
Bostrengo, per gli affamati <strong>di</strong> Cuccagna 4 <strong>di</strong>cembre Chi crede che la <strong>fame</strong> sia solo un triste morso allo stomaco, non è mai stato realmente affamato. La <strong>fame</strong>, come l’hanno conosciuta generazioni <strong>di</strong> affamati veri, è bisogno <strong>di</strong> cibo, senza dubbio. Malgrado ciò, non c’è affamato che non sogni <strong>di</strong> lenire quel morso nel modo più piacevole che può. Pensate al Paese della Cuccagna, che appartiene alla mitologia alimentare degli affamati più <strong>di</strong> qualunque altra Utòpia; e pensate alla popolarità delle mangiate pantagrueliche, espressione nobilmente letteraria <strong>di</strong> miserissima, nerissima ed atavica <strong>fame</strong>. La <strong>fame</strong>, dunque, non è per nulla insensibile ai sapori e necessita <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le necessità papillari del palato non meno che quelle metaboliche della pancia. La necessità <strong>di</strong> dolcezza, per esempio, è una componente insopprimibile della <strong>fame</strong>. Frutto <strong>di</strong> quella urgenza sono dolciumi semplici ed irresistibili, come la polenta fritta spolverata con un poco <strong>di</strong> zucchero, o ghiottonerie più o meno sorprendentemente ricche <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti e <strong>di</strong> varianti. Il bostrengo è una <strong>di</strong> queste. La mia esperienza <strong>di</strong> bostrengo va per gra<strong>di</strong>. Comincia con una sommaria documentazione su Urbania, Città della Ceramica, dove incontro per la prima volta l’insolito nome. Mi sollecita a breve ricerca sul web: origini germanico-longobarde, forse da brusta, che starebbe per brace, dove poteva essere originariamente cotto il complesso impasto. Le varianti e le derivazioni fonetiche sono innumerevoli: tanto per <strong>di</strong>re, la Romagna ha registrato nell’elenco dei prodotti tra<strong>di</strong>zionali il bustrengo, bustrenga, bustrèng, bustèngh; le Marche il bostrengo, che da qualche parte chiamano anche fustengo. Versioni salate, ad<strong>di</strong>rittura con patate e cavolo, ma molto simili per la forma schiacciata e l’amalgama ricco <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti, si trovano in alta Umbria, Toscana appenninica ed alto Abruzzo, sotto il nome <strong>di</strong> brustengo o brostengo. Per i nomi, mi fermo qua, mi pare che basti. Una telefonata a Tarcisio Cleri, sapiente e sollecito funzionario comunale, e definitivamente mi appassiono alla ricetta: assieme alle melanzane col cioccolato incontrate a Cava de’ Tirreni, è la scoperta <strong>di</strong> golosità più stuzzicante <strong>di</strong> quell’eccitante vagabondaggio, ahimé in parte virtuale, fra le preziose terre dei figoli. Del bostrengo trascrivo, infine: “fatto con pane raffermo e un ricco concentrato <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti sapientemente dosati: noci, nocciole, uva passa, fichi secchi, riso, farina <strong>di</strong> mais o <strong>di</strong> grano, fettine <strong>di</strong> mela e <strong>di</strong> pera, latte, cacao... Amen!”. Amen sacrosanto: l'assaggio fu a lungo platonico, contrariamente che per le meravigliose melanzane cavesi. Finché Tarcisio ebbe, una anno fa, la bella idea <strong>di</strong> fare un salto a Roma e <strong>di</strong> incontrarci lui e la moglie Anna, e fare un giretto, insieme, d’un mezzo pomeriggio. Abbastanza per <strong>di</strong>ventare amici. Ssssst! Non <strong>di</strong>teglielo! Speravo portasse del bostrengo. Altri esagerati presenti, il pro<strong>di</strong>go Tarci: bostrengo, però, no. Riamen! Arriva il tempo del <strong>di</strong>giuno tipico. Tarcisio, come molti, non manca <strong>di</strong> starmi vicino, <strong>di</strong> scrivermi affettuoso e solidale, e <strong>di</strong> darsi subito da fare alla mia richiesta <strong>di</strong> cercare se qualcuno, lì intorno, sull’Appennino alto-marchigiano, fa ancora pane <strong>di</strong> ghianda, che un tempo abbondava come il pane <strong>di</strong> castagna. Niente. Gli ultimi lo sfornavano un paio <strong>di</strong> decine d’anni fa: prodotto <strong>di</strong> antiche miserie che i nostri palati non gusteranno (forse) più. Quando legge, però, in uno dei miei assaggi <strong>di</strong> <strong>fame</strong>, <strong>di</strong> mostarda e <strong>di</strong> mosto cotto, Cleri si rifà vivo: “Devo per forza venire a Roma a portartene”. “Vieni!”. Torna con Anna, dopo più rinvii, e li conduco in luoghi romani inconsueti: al monastero dei Santi Quattro Coronati, con lo scrigno della cappella <strong>di</strong> San Silvestro, e a San Clemente, tre piani e tre età dell'arte. C’è perfino tempo per portarli ad assaggiare… le melanzane con il cioccolato. Le potete trovare anche voi da Sal De Riso, in Borgo Pio: è una minuscola e perfetta succursale del benedetto, geniale pasticcere <strong>di</strong> Minori. Straor<strong>di</strong>naria coincidenza, perché il Tarci mi annuncia che il mosto è ormai finito, assieme all'autunno. “Ma ho il bostrengo”. Il bostrengooo??? Una teglia piena! Basso, piatto (ma c’è una variante a pagnotta), scuro <strong>di</strong> cacao (ma c’è una variante bianca, più antica, quando il cioccolato era sconosciuto), farcito <strong>di</strong> tutta la frutta secca <strong>di</strong> stagione (noci, 83
- Page 1 and 2:
Assaggi di fame Cento degustazioni
- Page 3 and 4:
PROLOGO Un digiuno tipico contro il
- Page 5 and 6:
Insomma, il lavoro non sarebbe più
- Page 7 and 8:
Se rendo il concetto, grano cotto e
- Page 9 and 10:
L’orzata di orzo compare anche ne
- Page 11 and 12:
perchè ha un buon sapore e, tra Se
- Page 13 and 14:
Il giro d'Italia di un fast food me
- Page 15 and 16:
Proprietà transitiva e altri anima
- Page 17 and 18:
Il paradosso è questo: che in cond
- Page 19 and 20:
Che è nata come cucina povera e ma
- Page 21 and 22:
Cavolo! Ha ragione. Sì, Potnia Cri
- Page 23 and 24:
imbratto strade che non dovrei: non
- Page 25 and 26:
conventi che rimaneggia al meglio l
- Page 27 and 28:
Nota era nota, dunque, questa bacca
- Page 29 and 30:
Molto prima del pane e della pasta
- Page 31 and 32: Dove digiuno sostenendo la tipicit
- Page 33 and 34: Anno Mille: la lotta di resistenza
- Page 35 and 36: Che altro? Alcune temibili epidemie
- Page 37 and 38: La cocaina non è che un estratto a
- Page 39 and 40: dimenticavano i loro drammatici pro
- Page 41 and 42: Caro Presidente Domenici, buongiorn
- Page 43 and 44: lo ridico perché, se ve lo comprat
- Page 45 and 46: Pomodori verdi fritti sofferti 13 o
- Page 47 and 48: Ma ora tenetevi forte, perché andi
- Page 49 and 50: Io posso ancora permettermi il ‘d
- Page 51 and 52: Profumati la testa e lavati il volt
- Page 53 and 54: A parte i quaranta giorni nel deser
- Page 55 and 56: Centocinquanta su trecentosessantac
- Page 57 and 58: Il piacere della carne 26 ottobre R
- Page 59 and 60: Demetra aspettava 27 e 28 ottobre C
- Page 61 and 62: Demetra; oppure (ma l’oppure non
- Page 63 and 64: il timo, il dragoncello, il cumino,
- Page 65 and 66: La fame, con filosofia? Un fico sec
- Page 67 and 68: Unico problema: birra o vino? Mi ri
- Page 69 and 70: Posso non essere d’accordo? Posso
- Page 71 and 72: A questo punto, però, conviene un
- Page 73 and 74: Quest’ultimo è il punto più del
- Page 75 and 76: La mafia è tipica? 20 novembre Nei
- Page 77 and 78: Di De.Co. in meglio 22 novembre Imm
- Page 79 and 80: Ed egli mangiava e beveva il vino,
- Page 81: A pane e acqua 29 novembre A pane e
- Page 85 and 86: Il sapore perfetto dei buchi d’ol
- Page 87 and 88: Al Sagrantino, ai mille vitigni ant
- Page 89 and 90: Una Collezione Italiana: che ne pen
- Page 91 and 92: Giornalisti: Domenici, auguri per s
- Page 93 and 94: Conservare significava perfino pote
- Page 95 and 96: È una brutta legge: l’ho scritto
- Page 97: Voi che vivete sicuri nelle vostre