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Vita San Francesco - I-tau.com

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Un’altra grande tentazione era quella dei frati che ricorrevano al cardinale<br />

protettore o alla <strong>San</strong>ta Sede per avere privilegi in favore del loro stile di vita. Di fatto,<br />

quando <strong>Francesco</strong> era ancora in vita, la curia romana aveva emanato un numero di Bolle<br />

a favore dei Frati Minori, <strong>com</strong>e fu la Bolla Cum dilecti di Onorio III per assicurare i<br />

vescovi riguardo alla cattolicità dei Frati Minori. Ma <strong>Francesco</strong> non sembra aver<br />

incoraggiato questo modo di procedere dei frati, almeno stando a quanto scrive qui<br />

nell’undicesimo quadro del Testamento: Comando fermamente per obbedienza a tutti i<br />

frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna nella curia romana, né<br />

personalmente né per interposta persona, né per una chiesa né per altro luogo, né per<br />

motivo della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi; ma dovunque non<br />

saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio (FF<br />

123).<br />

Il dodicesimo quadro riguarda l’esempio stesso del santo nell’osservare il voto di<br />

obbedienza verso i ministri della fraternità: E fermamente voglio obbedire al ministro<br />

generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di assegnarmi. E così<br />

voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare oltre<br />

l’obbedienza e la sua volontà, perché egli è mio signore (FF 124).<br />

La vita di preghiera dei frati, che ruota intorno all’ufficio divino è il tema del<br />

tredicesimo quadro. E sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un<br />

chierico, che mi reciti l’ufficio così <strong>com</strong>e è prescritto nella Regola (FF 125). In un<br />

breviario custodito nel protomonastero di <strong>San</strong>ta Chiara, lasciato lì da frate Leone, e che<br />

apparteneva a <strong>San</strong> <strong>Francesco</strong>, troviamo questa rubrica scritta dalle mani dello stesso frate<br />

Leone: Il beato <strong>Francesco</strong> procurò questo Breviario per i suoi <strong>com</strong>pagni frate Angelo e<br />

frate Leone e, mentre era in salute, volle sempre con esso dire l’ufficio, <strong>com</strong>e è prescritto<br />

nella Regola. In tempo di malattia, invece, non potendo recitarlo, voleva ascoltarlo; a<br />

questo impegno rimase fedele finché fisse” (FF 2696). Lo stesso Testamento continua a<br />

spiegare l’importanza dell’ufficio divino con delle sanzioni molto forti contro i frati che<br />

non recitassero l’ufficio secondo la Regola, e volessero <strong>com</strong>unque variarlo, o non fossero<br />

cattolici. In altre parole, la fedeltà all’ufficio divino secondo l’uso della curia romana<br />

era, per <strong>Francesco</strong>, un segno chiaro di cattolicità. In questa luce possiamo capire il tono<br />

molto severo di questo paragrafo del Testamento (FF 126).<br />

Infine <strong>Francesco</strong> spiega lo scopo del Testamento, <strong>com</strong>e abbiamo visto all’inizio, e<br />

cioè che il Testamento è un <strong>com</strong>mento spirituale alla Regola bullata, e conclude: E il<br />

ministro generale e tutti gli altri ministri e custodi siano tenuti, per obbedienza, a non<br />

aggiungere e a non togliere niente da queste parole. E sempre tengano con sé questo<br />

scritto assieme alla Regola. E in tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola,<br />

leggano anche queste parole. E a tutti i miei frati, chierici e laici, <strong>com</strong>ando fermamente,<br />

per obbedienza, che non inseriscano spiegazioni nella Regola e in queste parole dicendo:<br />

“Così si devono intendere”; ma, <strong>com</strong>e il Signore mi ha dato di dire e di scrivere con<br />

semplicità e purezza la Regola e queste parole, così cercate di <strong>com</strong>prenderle con<br />

semplicità e senza <strong>com</strong>mento e di osservarle con sante opere sino alla fine (FF 128-130).<br />

<strong>Francesco</strong> era attorniato dai suoi fedelissimi <strong>com</strong>pagni della prima ora, ai quali<br />

certamente dettò le parole del Testamento che abbiamo appena visto. In questo luogo<br />

santo, a pochi passi dalla cappella di <strong>San</strong>ta Maria degli Angeli, egli passò da questa vita il<br />

sabato sera, dopo i vespri, che era il 3 ottobre 1226. Ma prima di morire aveva la gioia di<br />

vedere per l’ultima volta Donna Jacopa dei Sette Soli, che venne da Roma per salutare<br />

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