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Vita San Francesco - I-tau.com

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lasciarlo pregare né riposare. Quando mangiava, salivano addirittura sulla sua mensa e<br />

lo molestavano sozzamente. Tanto lui che i suoi <strong>com</strong>pagni capirono che si trattava di<br />

una evidente tentazione diabolica.<br />

Vedendosi <strong>Francesco</strong> tormentato da tante afflizioni, una notte, mossa a pietà di se<br />

stesso, diceva: “Signore, viene in mio aiuto, guarda alle mie infermità, affinché io sappia<br />

sopportare pazientemente!” E subito gli fu detto in spirito: “Dimmi, fratello: se<br />

qualcuno, per queste tue tribolazioni e infermità, ti desse un tesoro così grande e<br />

prezioso, che tutta la terra fosse un nulla al suo confronto, non ne saresti felice?”<br />

<strong>Francesco</strong> rispose: “Signore, un simile tesoro sarebbe davvero grande e prezioso,<br />

meraviglioso e desiderabile”. E sentì nuovamante quella voce: “Dunque, fratello, sii<br />

lieto e felice nelle tue malattie e tribolazioni, e d’ora in poi vivi nella sicurezza, <strong>com</strong>e tu<br />

fossi già in possesso del mio regno”.<br />

La mattina, levatosi, disse ai <strong>com</strong>pagni: ... “Io devo godere molto per le mie<br />

infermità e tribolazioni, trarne conforto nel Signore ... Voglio perciò, a lode di Lui, e<br />

nostra consolazione e edificazione del prossimo, <strong>com</strong>porre un nuovo Cantico delle<br />

creature del Signore” ... Sedette e si mise a riflettere per qualche tempo, e poi disse:<br />

“Altissimo, onnipotente, bono Signore”, e <strong>com</strong>pose anche la melodia di questo cantico, e<br />

insegnò poi ai <strong>com</strong>pagni a recitarlo e a cantarlo” (SP 100; CA 83; il testo intero del<br />

Cantico di Frate Sole è riportato in SP 120).<br />

Il Cantico di Frate Sole, <strong>com</strong>posto in tre momenti distinti, è l’espressione più<br />

sublime della gioia interiore di <strong>Francesco</strong> e della sua lode al Creatore per tutte le creature.<br />

Questa prima parte, <strong>com</strong>posta a <strong>San</strong> Damiano, è un inno di lode a Dio creatore per tutte le<br />

creature, particolarmente per le creature celesti (sole, luna, stelle), e per i quattro elementi<br />

della cosmologia medievale (aria, acqua, fuoco, terra).<br />

Le Fonti sono pieni di riferimenti all’amore del santo per tutte le creature. Qui ci<br />

fermiamo soltanto su un episodio molto noto, perfino nella iconografia con il famoso<br />

affresco di Giotto all’entrata della basilica superiore di <strong>San</strong> <strong>Francesco</strong> in Assisi, che è<br />

quello della predica agli uccelli.<br />

<strong>Francesco</strong> percorreva la valle Spoletana. Giunto presso Bevagna, vide raccolti<br />

insieme moltissimi uccelli d’ogni specie, colombe, cornacchie e monachine. Il servo di<br />

Dio, <strong>Francesco</strong>, che era uomo pieno di ardente amore e nutriva grande pietà e tenero<br />

amore anche per le creature inferiori e irrazionali, corse da loro in fretta, lasciando<br />

sulla strada i <strong>com</strong>pagni. Fattosi vicino, vedendo che lo attendevano, li salutò secondo il<br />

suo costume. Ma, notando con grande stupore che non volevano volare via, <strong>com</strong>e erano<br />

soliti fare, tutto felice, li esortò a voler ascoltare la parola di Dio. E tra l’altro disse<br />

loro: “Fratelli miei uccelli, dovete lodare molto e sempre amare il vostro Creatore,<br />

perché vi diede piume per vestirvi, ali per volare e tutto quanto vi è necessario. Dio vi<br />

fece nobili tra le altre creature e vi concesse di spaziare nell’aria limpida: voi non<br />

seminate e non mietete, eppure Egli vi soccorre e guida, dispensandovi da ogni<br />

preoccupazione”. A queste parole, <strong>com</strong>e raccontava lui stesso e i frati che erano stati<br />

presenti, gli uccelli manifestarono il loro gaudio secondo la propria natura, con segni<br />

vari, allungando il collo, spiegando le ali, aprendo il becco e guardando a lui. Egli poi<br />

andava e veniva liberamente in mezzo a loro, sfiorando con la sua tonaca le testine e i<br />

corpi. Infine li benedisse col segno di croce dando loro licenza di riprendere il volo (1C<br />

58).<br />

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