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tramite un uomo piccolo e povero che il Papa riconobbe essere lo stesso <strong>Francesco</strong>.<br />
Anche se la fonte sia identica a quello che si dice nelle fonti della vita di <strong>San</strong> Domenico,<br />
resta certo che Innocenzo III avrebbe pensato seriamente a quel personaggio così strano<br />
che gli si presentò dinanzi. Era profondamente toccato dal suo coraggio e dalla sua<br />
semplicità. Per questo lo richiamò e decise di approvare, solo oralmente, il suo<br />
propositum. Di fatto, l’approvazione del 1209/10 non legava Innocenzo III a nessun<br />
modo di riconoscere la validità della vita di <strong>Francesco</strong> e dei frati e sanzionarla<br />
ufficialmente. Le parole del Papa erano di indole molto diplomatico: “Andate con Dio,<br />
fratelli, e <strong>com</strong>e Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza. Quando il<br />
Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete lieti a dirmelo, ed io<br />
vi concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti” (1C 33).<br />
Il mandato di Innocenzo III era semplicemente quello di predicare la penitenza,<br />
cosa questa, che era diventata <strong>com</strong>une in tutti i movimenti laicali del medioevo. La<br />
predicazione popolare era la vocazione dei primi Frati Minori, con una netta differenza<br />
dalla predicazione ufficiale e dottrinale concessa a <strong>San</strong> Domenico e ai Frati Predicatori.<br />
Tuttavia, ci sorprende la notizia che il cardinale Giovanni di <strong>San</strong> Paolo volveva che<br />
<strong>Francesco</strong> e i suoi fratelli avessero la tonsura e fossero aggregati al clero. Lasciamo<br />
aperta la discussione di cosa si intendono i biografi quando parlano di tonsura e di clerici<br />
nel contesto medievali di questi termini. È certo che ci voleva un segno di ronoscimento<br />
ufficiale da parte della Chiesa affinché i fratelli potessero muoversi e predicare senza<br />
essere moltestati. Vedremo che era assai difficile agli inizi del movimento, e che<br />
avrebbero incontrato parecchie difficoltà più tardi, tanto che la Chiesa doveva intervenire<br />
ufficialmente con dei documenti pontifici indirizzati ai vescovi. Quel che salta fuori dalla<br />
approvazione orale di Innocenzo III è che, da questo punto, <strong>Francesco</strong> e i fratelli cessano<br />
di essere legati semplicemente al contesto Assisano, e diventano un movimento con un<br />
respiro molto più ampio. La vocazione universale dei Frati Minori diventa una realtà,<br />
proprio <strong>com</strong>e la sognava <strong>Francesco</strong>. Così concludono il racconto i Tre Compagni:<br />
Allora l’uomo di Dio partì da Roma con i fratelli, dirigendosi alla<br />
evangelizzazione del mondo. Era pieno di meraviglia nel vedere realizzato con tanto<br />
facilità il suo desiderio. Ogni giorno cresceva la sua speranza e fiducia nel Salvatore,<br />
che gli aveva preannunziato ogni cosa con le sue sante rivelazioni.<br />
Una notte, prima che ottenesse dal Papa quanto abbiamo detto, mentre dormiva,<br />
parve a <strong>Francesco</strong> di essere in cammino lungo una strada, ai bordi della quale sorgeva<br />
un albero di grandiose dimensioni, bello, forte, e vigoroso. Si avvicinò ad esso per<br />
meglio mirarne la maestosa bellezza. D’improvviso il <strong>San</strong>to si sentì divenuto così alto,<br />
da poter toccare la cima dell’albero, riuscendo con estrema facilità a piegarlo fino a<br />
terra.<br />
E accadde proprio così, quando Innocenzo III, l’albero più elevato, bello e forte<br />
che sorgesse al mondo, si inclinò con tanta spontanea benevolenza alla domanda e alla<br />
volontà di <strong>Francesco</strong> (L3C 53).<br />
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