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Capitolo 7<br />
I FRATI MINORI A RIVOTORTO<br />
E ALLA PORZIUNCOLA<br />
<strong>Francesco</strong> e i suoi frati, dopo aver ringraziato il Signore e pregato sulla tomba<br />
dell’apostolo Pietro, lasciarono la città di Roma per ritornare ad Assisi. Prendevano la<br />
strada verso Spoleto, e camminavano pieni di gioia, parlando dell’approvazione della loro<br />
forma vitae da Papa Innocenzo III e programmando il futuro della loro nuova fraternità.<br />
Alla sera arrivarono in un luogo deserto, e non potevano trovare nulla da<br />
mangiare, poiché quel luogo era molto lontano dall’abitato. Ma all’improvviso, per<br />
divina provvidenza, apparve un uomo recante del pane; lo diede loro e se ne andò.<br />
Nessuno di loro l’aveva mai conosciuto, e perciò, pieni di ammirazione, si esortavano<br />
devotamente l’un l’altro a confidare sempre di più nella divina misericordia. Dopo<br />
essersi ristorati con quel cibo, proseguirono fino ad un luogo vicino a Orte, e qui si<br />
fermarono per circa quindici giorni. Alcuni di loro si recavano in città a cercare il vitto<br />
necessario e riportavano agli altri quanto erano riusciti a racimolare chiedendo<br />
l’elemosina di porta in porta, e lo mangiavano insieme lieti e ringraziando il Signore (1C<br />
34). Così, dopo questa sosta ad Orte, i frati proseguirono lungo la strada, entrando nella<br />
Valle Spoletana, finché arrivarono ad Assisi.<br />
Con l’approvazione papale, il piccolo gruppo di frati era diventato una religio<br />
fratrum, cioè, un ordine religioso. Secondo una tradizione molto forte nell’Ordine<br />
Francescano, risale proprio al 1210 il nome che doveva costituire la identità specifica di<br />
<strong>Francesco</strong> e dei suoi frati, <strong>com</strong>e fratres (fratelli) e minores (minori). Tommaso da Celano<br />
così presenta la consapevolezza dei primi frati di dover scegliere un nome per la loro<br />
nuova fraternità:<br />
È ora il momento di concentrare l’attenzione soprattutto sull’Ordine che<br />
<strong>Francesco</strong> suscitò col suo amore e vivificò con la sua professione. Proprio lui infatti<br />
fondò l’Ordine dei frati minori; ed ecco in quale occasione gli diede tale nome. Mentre<br />
si scrivevano nella Regola quelle parole: “Siano minori”, appena l’ebbe udite esclamò:<br />
“Voglio che questa fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori”. E realmente erano<br />
“minori”; sottomessi a tutti, e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata<br />
qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale<br />
si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù (1C 38). Il riferimento è alla<br />
Regola non bollata del 1221, al capitolo 7, dove è scritto: “siano minori e sottomessi a<br />
tutti”.<br />
La prima dimora di <strong>Francesco</strong> e i frati ad Assisi, appena furono tornati a Roma,<br />
era presso un tugurio abbandonato in una località chiamata Rivotorto. Questa località,<br />
che ha conservato il nome fino ad oggi, si trova a poca distanza dalla Porziuncola, nella<br />
pianura sotto il Monte Subasio. Si chiamava così per un ruscello molto tortuoso che<br />
passa vicino. Oggi c’è in questo posto una chiesa sotto la cura dei Frati Minori<br />
Conventuali, che ricorda il primo tugurio dei frati. Non esiste niente del posto originale,<br />
se non il ricordo. A Rivotorto i frati sono rimasti per pochissimo tempo, eppure il loro<br />
soggiorno nel tugurio marca una delle esperienze più belle della prima fraternità<br />
Francescana.<br />
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