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diventò la mamma di S. <strong>Francesco</strong>. Pietro di Bernardone apparteneva alla classe dei<br />
minores, ma nutriva grandi sogni per il futuro di <strong>Francesco</strong>, per fargli diventare un ricco e<br />
nobile cavaliere.<br />
Nella sfera ecclesiastica Assisi era anche dominata dal vescovo Guido II, che<br />
aveva un ruolo importante nella storia del discernimento vocazionale di <strong>Francesco</strong>.<br />
Assisi era rimasta famosa per il martirio del suo santo patrono, il vescovo Rufino, ucciso<br />
per annegamento nel fiume Chiagio nel 3 o secolo. In suo onore il vescovo Ugone aveva<br />
costruito una basilica nella città, dove furono portate le reliquie del santo vescovo e<br />
martire. Tuttavia il vescovo risiedeva nella parte inferiore della città, chiamata Moiano,<br />
vicino alla cattedrale di <strong>San</strong>ta Maria Maggiore. La costruzione della nuova chiesa nella<br />
parte più alta della città, con il culto che circondò le reliquie di S. Rufino, presto metteva<br />
in antagonismo il prestigio della cattedrale antica con quello della nuova chiesa, che finì<br />
per diventare la nuova cattedrale di Assisi, cioè, <strong>San</strong> Rufino. Era la chiesa in cui<br />
<strong>Francesco</strong> fu battezzato, e a fianco della quale nel 1193 nacque Chiara di Favarone di<br />
Offreduccio, in una famiglia di cavalieri nobili, appunto una famiglia di maiores.<br />
Un’altra grande potenza ecclesiastica era quella dei monaci Benedittini del monte<br />
Subasio. Sul Subasio, fino ad oggi, ci sono i resti della abbazia di S. Benedetto, che ai<br />
tempi di <strong>Francesco</strong> era una grande abbazia con proprietà immense nei dintorni di Assisi,<br />
inclusa la cappella della Porziuncola. Il vescovo e i monaci Benedittini erano grandi<br />
proprietari di terreni, e con i nobili feudatari controllavano la vita sociale, civile e<br />
religiosa dei cittadini Assisani. I monasteri Benedittini erano sempre protette dalla <strong>San</strong>ta<br />
Sede e avevano molti privilegi.<br />
Assisi aveva dunque due parti in lotta: perché? Il problema centrale era quello<br />
dell’hominitium: è proprio attorno ad esso che tutto ruota, è per esso che si <strong>com</strong>batte. “La<br />
documentazione assisana consente di attribuire un significato abbastanza preciso al<br />
termine. Si tratta anzitutto di un negozio giuridico, determinato cioè dalla volontà di due<br />
parti. Implica che i contraenti siano liberi di disporre delle proprie persone e dei propri<br />
beni. Tale negozio aveva l’effetto di sottoporre irrevocabilmente, in perpetuum, un uomo<br />
libero e i suoi eredi al potere di <strong>com</strong>ando di un altro, che nel contempo gli assicurava la<br />
defensio et protectio. Il <strong>com</strong>mendato – è questa la qualifica giuridica che spetta alla<br />
condizione della persona soggetta a hominitium – viene assoggettato a una signoria, a un<br />
dominium che ha molti punti in <strong>com</strong>une con quella spettante al dominus sul servo. In<br />
forza dell’hominitium, il <strong>com</strong>mendato diveniva homo dell’altro. Suo obbligo era la<br />
prestazione di determinati servitia reali e personali, tra i quali anche l’aiuto nei<br />
<strong>com</strong>battimenti; ma doveva pure corrispondere periodicamente con beni in natura. In<br />
definitiva l’hominitium ins<strong>tau</strong>ra un legame personale e perpetuo tra uomo e uomo: un<br />
legame di natura schiettamente feudale, sia perché in tal modo il <strong>com</strong>mendato, che pure<br />
conserva, a sentire la dottrina giuridica del tempo, la sua libertà, entra nell’orbita<br />
giurisdizionale del dominus, sia perché nel rapporto si innesta un forte elemento reale,<br />
costituito dalla disponibilità per il dominus, dei beni di proprietà del <strong>com</strong>mendato” (A.<br />
Bartoli Langeli, La realtà sociale assisana, 299-302).<br />
Definitivo per sua natura, l’hominitium era reversibile solo per un atto di volontà<br />
sovrana e gratuita del dominus. Il popolo assisano del 1198-1210 lotta per rivendicare a<br />
sé stesso un’autonomia e un ruolo di governo che le circostanze – o meglio i boni<br />
homines – gli precludevano, ma che il popolo stesso aveva dato prova di saper esercitare,<br />
nella conduzione della vita cittadina e della guerra almeno dal 1198 al 1203. La prima<br />
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