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Il sionismo, lo Stato di Israele, il Medio Oriente

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Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, <strong>sionismo</strong> (1974)<br />

[354] era "una terra st<strong>il</strong>lante latte e miele" e comunque suscettib<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

un'alta cultura, rimane desolata... E' questa una specie <strong>di</strong> sanzione del<br />

nostro <strong>di</strong>ritto alla terra, una specie <strong>di</strong> segno che la terra aspetta da noi. Con<br />

la vita, con <strong>il</strong> lavoro, con la creazione noi acquisteremo e riaffermeremo <strong>il</strong><br />

nostro <strong>di</strong>ritto storico su quel paese... E' vero, noi siamo una minoranza, ma<br />

quel terreno che abbiamo acquistato col nostro proprio lavoro è nostro e<br />

nessuna maggioranza al mondo può toglierci questo <strong>di</strong>ritto... Chi lavorerà <strong>di</strong><br />

più, che creerà <strong>di</strong> più... costui acquisterà maggior <strong>di</strong>ritto morale e altresì<br />

maggior forza vitale sul paese. Si tratta <strong>di</strong> una gara pacifica... <strong>il</strong> nostro ideale<br />

massimo deve essere <strong>il</strong> lavoro... soltanto al<strong>lo</strong>ra potremo superare la <strong>di</strong>stanza<br />

che ci separa dalla natura».<br />

Non c'è in queste righe chiara rimembranza della fame <strong>di</strong> terra dei mugiki<br />

russi e l'ansia purificatrice che pervade le pagine <strong>di</strong> Tolstoi? Molto vi sarebbe da <strong>di</strong>re<br />

sulla sete <strong>di</strong> miglioramento e <strong>di</strong> sanità morale gordoniana, sull'esigenza sempre<br />

riba<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> spezzare le mura dei ghetti e d'instaurare dei rapporti più naturali, tra<br />

l'uomo e la campagna, tra l'uomo ed <strong>il</strong> lavoro agrico<strong>lo</strong>. Ma, per altro, a causa della<br />

ferma opposizione al marxismo e alla «ipnosi dei partiti» ( 104 ), per <strong>il</strong> rifiuto a<br />

prendere in considerazione i mo<strong>di</strong> attraverso i quali si attua <strong>il</strong> progresso della<br />

società, <strong>il</strong> capitalismo, le <strong>lo</strong>tte <strong>di</strong> classe, la classe operaia, è in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e che si<br />

definisca più esattamente <strong>il</strong> limite dell'«ideale del lavoro». Sebbene per l'immaturità<br />

<strong>di</strong> quei tempi riesca <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e calcolarne le prospettive con esattezza, tuttavia esso<br />

palesemente tende a trascendere ed a degenerare in un perico-<br />

[355] <strong>lo</strong>so simbolismo ed in una retorica astratta, in opposizione alle stesse<br />

intenzioni iniziali dei propugnatori.<br />

Le affermazioni che riven<strong>di</strong>cano <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto degli ebrei alla Terra Santa si<br />

prestano oggettivamente all'equivoco: se non è possib<strong>il</strong>e dubitare che esse erano<br />

espresse in buona fede, anzi quasi rasentando <strong>il</strong> candore e !'ingenuità, è non<strong>di</strong>meno<br />

da notare come tale modo <strong>di</strong> esprimersi si attagliasse perfettamente agli obiettivi<br />

ben concreti dei gruppi <strong>di</strong> sionisti capitalisti, desiderosi <strong>di</strong> espropriare, senza troppe<br />

tergiversazioni, gli in<strong>di</strong>geni che lavoravano quelle medesime terre e vivevano dei<br />

<strong>lo</strong>ro frutti. Si assistè perciò ad una eonvergenza <strong>di</strong> fatto tra i piani irreali <strong>di</strong> Gordon e<br />

quelli fin troppo precisi dei sionisti borghesi: la negazione dei principi marxisti e<br />

del<strong>lo</strong> stu<strong>di</strong>o paziente delle con<strong>di</strong>zioni sociali portò gli idealisti del Giovane Operaio<br />

alla collaborazione con certe forze mosse da scopi quasi esclusivamente speculativi,<br />

eon correnti politiche che intendevano per «ideale del lavoro» non la redenzione<br />

attraverso la rivalutazione dell'agire sul contemplare, attraverso la costruzione, ma,<br />

più semplicemente, tenendo ben saldo <strong>il</strong> principio del<strong>lo</strong> sfruttamento dell'uomo da<br />

parte dell'uomo.<br />

Prima <strong>di</strong> concludere questa sintetica esposizione sui vari aspetti assunti dal<br />

«socialismo ebraico» nell'Europa orientale, occorre riba<strong>di</strong>re che la traccia che si è<br />

voluta delineare - partendo da M. Hess (quale iniziatore) fino al Bund (come partito<br />

«socialista ebraieo» contrario al <strong>sionismo</strong>) al Poalei Zion (come partito sionistasocialista<br />

influenzato dal marxismo) e al Giovane Operaio (come partito sionistasocialista<br />

<strong>di</strong> tipo umanitario) - è schematica e puramente riassuntiva. Come per ogni<br />

ambiente politico, e in primo luogo per quel<strong>lo</strong> russo, è infatti in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e fornire<br />

104 «Sotto l'azione della socialdemocrazia, gli operai si sono dati un <strong>lo</strong>ro proprio reggimento, dei<br />

segretari <strong>di</strong> partito, delle autorità da cui si son fatti portar via pensiero ed azione. Non vogliono <strong>il</strong><br />

rinnovamento degli uomini, ma una cosa puramente tecnica: l'espropriazione degli espropriatori». A.<br />

D. Gordon.<br />

— 193 —

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