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Il sionismo, lo Stato di Israele, il Medio Oriente

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Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, <strong>sionismo</strong> (1974)<br />

Purtroppo, come ormai adesso è chiaro universalmente, la personalità<br />

moderata <strong>di</strong> Eshkol alla testa della compagine ministeriale non ha funzionato che da<br />

paravento quan- do le acque si sono intorbi<strong>di</strong>te e un complesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />

economiche sempre più acuto ha intaccato non soltanto l'economia, ma anche <strong>il</strong><br />

corso politico consueto del<strong>lo</strong> <strong>Stato</strong> israeliano. Infatti, quando la crisi economica e<br />

finanziaria iniziatasi nel 1965, con l'aumento dei prezzi, <strong>il</strong> ca<strong>lo</strong> delle esportazioni, la<br />

fine delle "riparazioni" tedesche, <strong>il</strong> crol<strong>lo</strong> <strong>di</strong> alcuni istituti finanziari minori, <strong>il</strong><br />

moltiplicarsi delle de-<br />

[501] cine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati, l'eccedenza delle emigrazioni sulle<br />

immigrazioni, è sembrata avviare verso una drammatica alterazione della<br />

fisionomia del paese, imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>etro Eshkol s'è profìlato <strong>il</strong> cranio <strong>di</strong> Dayan,<br />

<strong>di</strong>etro alla fraseo<strong>lo</strong>gia kibuzzistica dei "socialisti" al governo, s'è fatta sentire la<br />

pretesa dei gruppi capitalistici europei e americani che da vent'anni investono<br />

cospicue somme in <strong>Israele</strong> e che hanno rifiutato qualsiasi ri<strong>di</strong>mensionamento ai<br />

profitti programmati.<br />

Da tutto ciò quin<strong>di</strong> non è scaturito negli atteggiamenti sovietici nulla che<br />

potesse suonare in contrasto con <strong>il</strong> riconoscimento con <strong>lo</strong> <strong>Stato</strong> d'<strong>Israele</strong> nel 1948 o<br />

con le relazioni cor<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> non molti mesi fa: semplicemente <strong>il</strong> governo sovietico ha<br />

prestato maggiore attenzione agli sv<strong>il</strong>uppi reali che alle coperture propagan<strong>di</strong>stiche,<br />

più agli inten<strong>di</strong>menti delle forze che autenticamente contano nel gioco che alle<br />

evanescenti alchimie <strong>di</strong> <strong>il</strong>lusi in buona fede e ne ha trauto le conseguenze.<br />

Ovviamente, come risulta in modo particolare quando siano sul tappeto anche<br />

grosso lacerazioni nazionali, i sentimenti <strong>di</strong> amor patrio si sono scatenati e hanno<br />

finito con <strong>il</strong> contare oggettivamente. Ciò non toglie, tuttavia, che la <strong>di</strong>namica<br />

economico-politica a cui abbiamo fatto cenno sia stata la molla decisiva nel mettere<br />

in moto tutto <strong>il</strong> complesso meccanismo e che, comunque, i sovietici, con la cauta<br />

freddezza che deve contrad<strong>di</strong>stinguere chiunque abbia su <strong>di</strong> se enormi<br />

responsab<strong>il</strong>ità, abbiano essenzialmente guardato proprio a quella, piuttosto che alle<br />

vociferazioni degli uni e degli altri, per reagire come hanno reagito.<br />

Secondo tale ango<strong>lo</strong> visuale perciò <strong>lo</strong> scoppio delle ost<strong>il</strong>ità arabo-israeliane dei<br />

primi <strong>di</strong> giugno si troverebbero in un punto preciso nell'andamento delle relazioni<br />

internazionali: e cioè là dove si congiungono, in un clima g<strong>lo</strong>bale grigio ed incerto, la<br />

crisi interna israeliana, un mo-<br />

[502] mento eccezionalmente delicato nei rapporti inter-arabi e nel <strong>di</strong>battito arabo<br />

per la scelta <strong>di</strong> vie autonome in <strong>di</strong>rezione del socialismo ed una massiccia<br />

recrudescenza su vasta scala <strong>di</strong> agitazioni antico<strong>lo</strong>nialiste e <strong>di</strong> esigenze repressive.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio della situazione e <strong>di</strong> comportamento dell'URSS e della<br />

maggioranza dei comunisti ha prestato, per altro, abbastanza <strong>lo</strong>gicamente <strong>il</strong> fianco a<br />

due generi principali <strong>di</strong> critiche. Da destra, da patte della più fiacca e meno<br />

fantasiosa socialdemocrazia si è subito gridato al<strong>lo</strong> scanda<strong>lo</strong>, all'URSS senza cuore,<br />

ai comunisti alleati con Nasser oggi come ieri <strong>lo</strong> sono stati <strong>di</strong> Hitler: in breve un<br />

rifiuto fatto <strong>di</strong> sentimento e buon cuore, ma paurosamente irrazionale, quando non<br />

meramente elettoralistico, nel ripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> considerare i fatti e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterli. Dalla<br />

sinistra estremistica, cioè dai <strong>di</strong>rigenti della Repubblica popolare cinese, sono<br />

invece venute violente accuse alla lentezza ed alla timi<strong>di</strong>tà sovietiche, accuse che,<br />

come in altri casi, si basavano sull'isolamento alquanto arbitrario <strong>di</strong> alcuni dati e<br />

sugli inviti a compiere ciò che i cinesi stessi, in fin dei conti, si guardano bene del<br />

fare, per <strong>lo</strong> meno nella misura da <strong>lo</strong>ro auspicata. Giacchè se si volesse fare<br />

dell'umorismo, considerando come nel recente passato Pechino sia stata uno dei più<br />

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