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Il sionismo, lo Stato di Israele, il Medio Oriente

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Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, <strong>sionismo</strong> (1974)<br />

sostenitore <strong>di</strong> generali e grande amico <strong>di</strong> spioni, Histoire secrète de la guerre<br />

d'Israël c'è, ad esempio, un curioso capito<strong>lo</strong> (<strong>il</strong> quin<strong>di</strong>cesimo, intitolato «I generali<br />

contro Eshkol» in cui con <strong>il</strong> trasparente scopo <strong>di</strong> irridere alle perplessità ed alle<br />

incertezze dei «politici» e <strong>di</strong> decantare le ru<strong>di</strong> virtù guerriere, viene descritta in<br />

modo abbastanza esplicito quella specie <strong>di</strong> colpo <strong>di</strong> <strong>Stato</strong> del 28 maggio che gli alti<br />

comandanti israeliani attuarono nei confronti del<br />

[442] capo del governo mettendo<strong>lo</strong> in pratica con le spalle al muro. In breve, mentre<br />

<strong>il</strong> governo esitava, generali come Abraham Yaffe, Ezer Weizmann, Arik Sharon e<br />

Izchak Rabin si pronunciarono con estrema decisione per la guerra, minacciando, se<br />

i partiti non si fossero convinti più che in fretta, <strong>di</strong> farsela da soli. Disse infatti<br />

Rabin, poi capo <strong>di</strong> <strong>Stato</strong> maggiore: «Sembra che la sola forza sulla quale si possa<br />

contare in questo paese sia l'esercito».<br />

Intorno alla levata <strong>di</strong> testa o comp<strong>lo</strong>tto o putsch dei generali israeliani in un<br />

momento estremamente delicato, si è poi <strong>di</strong>scusso e si <strong>di</strong>scute ancora. In particolare<br />

le polemiche - che putroppo raramente sono state riportate in Europa - hanno avuto<br />

notevole vivacità nel 1969 quando nel quadro delle <strong>lo</strong>tte <strong>di</strong> frazione all'interno del<br />

partito <strong>di</strong> maggioranza Avodà, i sostenitori <strong>di</strong> una linea parlamentare decisero <strong>di</strong><br />

rivelare quanto aveva <strong>lo</strong>ro confidato Levi Eshkol, presidente del Consiglio nel 1967,<br />

poco prima <strong>di</strong> morire <strong>il</strong> 26 febbraio 1969. Nel marzo, infatti, <strong>il</strong> giornale della<br />

federazione giovan<strong>il</strong>e del partito Ramzur pubblicava un'intervista postuma del<br />

defunto capo del governo che senza mezzi termini confermava <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong><br />

«picco<strong>lo</strong> putsch» m<strong>il</strong>itare e per soprammercato alludeva alla «trovata» <strong>di</strong> un<br />

qualcuno che avrebbe meritato <strong>di</strong> essere spe<strong>di</strong>to alla Corte marziale. A rincarare la<br />

dose, a sostegno delle posizioni <strong>di</strong> Eshkol e dei suoi successori giunse poi, nel<strong>lo</strong><br />

stesso torno <strong>di</strong> tempo, <strong>il</strong> libro <strong>di</strong> Moshe A. Gh<strong>il</strong>boa, responsab<strong>il</strong>e della sezione<br />

culturale del partito Avodà, dal tito<strong>lo</strong> Shesh shanim, shishà iamin (Sei anni, sei<br />

giorni) che portava una nuova importante pietra all'e<strong>di</strong>ficio della autentica<br />

ricostruzione dei fatti. Secondo Gh<strong>il</strong>boa, infatti, ottenuto <strong>il</strong> ministero della Difesa<br />

attraverso le pressioni dei m<strong>il</strong>itari <strong>di</strong> cui s'è accennato, <strong>il</strong> gen. Dayan, con l'aiuto del<br />

gen. Aharon Yariv, capo dei servizi segreti al<br />

[443] quartier generale, nella riunione del governo del 4 giugno riportò in modo<br />

volutamente inesatto le informazioni sugli spostamenti delle truppe egiziane nel<br />

Sinai: facendo apparire come straor<strong>di</strong>nariamente minacciose le mosse degli egiziani,<br />

Dayan otteneva con fac<strong>il</strong>ità mano libera dal ministero per dare l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> passare ad<br />

un attacco «pre- ventivo».<br />

Intorno alla br<strong>il</strong>lante invenzione <strong>di</strong> Dayan, giunta a conoscenza del pubblico<br />

con due anni <strong>di</strong> ritardo, si moltiplicarono le <strong>di</strong>scussioni in Parlamento (grazie ad<br />

un'interpellanza del comunista V<strong>il</strong>ner) e sui giornali, tanto più che a posteriori<br />

anche altri accenni sparsi qua e là, assumevano una nuova significanza. Lo stesso<br />

dayanista Bar-Zohar aveva scritto: «Prima d'addormentarsi, Moshe Dayan<br />

domanda ad uno dei suoi assistenti <strong>di</strong> passare da Ben Gurion per informar<strong>lo</strong> della<br />

decisione del governo: "Ditegli che <strong>il</strong> governo ha accettato la mia proposta. Penso<br />

che <strong>il</strong> concentramento egiziano rivesta un carattere offensivo"». (La sottolineatura<br />

è nostra).<br />

<strong>Il</strong> giornalista S. Ofer, in un artico<strong>lo</strong> sul quoti<strong>di</strong>ano governativo Davar del 4<br />

maggio 1969, riassumeva con precisione ed onestà <strong>il</strong> senso delle rivelazioni alle quali<br />

s'è accennato: «Se vi fu una esagerazione nel determinare un perico<strong>lo</strong> egiziano alla<br />

vig<strong>il</strong>ia della guerra dei sei giorni, significa che la guerra dei sei giorni fu superflua».<br />

Se vi fu un'esagerazione per spingere <strong>il</strong> governo ad agire, prosegue <strong>il</strong> giornalista,<br />

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