Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
prand è una deformazione locale (di Orta) e va rettifi cata in “peliprand” […] La<br />
voce peliprand appare abbastanza frequentemente in vecchi “statuti” locali (3)<br />
e la spiegazione di quel vocabolo – e pertanto l’etimologia – si può trovare in<br />
parecchie pubblicazioni.<br />
[…] “Peliprando: piede Liprando, misura lineare in uso anche nel Piemonte,<br />
a Milano e a Como.[…] Piede liprando è antica misura che risale al re longobardo<br />
Liutprando, che la prescrisse. L’esatta dizione sarebbe pertanto piede di<br />
Liutprando o piede Liutprando» (4) .<br />
La leggenda narra che il re Longobardo, interpellato da alcuni sudditi che<br />
si lamentavano per i continui soprusi perpetrati dai mercanti in materia di misure,<br />
posasse il suo piede sopra una pietra ad indicare in modo esemplifi cativo<br />
l’unità di misura da adottarsi per tutti nel Regno. Miracolosamente su quella<br />
pietra rimase l’impronta <strong>del</strong> sovrano e da allora questa unità di misura fu detta<br />
appunto Piede di Liutprando (5) .<br />
Nel cremonese veniva chiamato peloprant o peliprant e nella bergamasca Pré<br />
de prand. Il piede di Liutprando subì nel tempo variazioni di valore, soprattutto<br />
in funzione <strong>del</strong> luogo in cui veniva utilizzato, oscillando da 39 a 54 centimetri.<br />
In un testo <strong>del</strong> 1678, nel capitolo De gli avertimenti, necessarij prima di<br />
fabricare, veniva spiegato che «[…] un vicino, in fabricare, deve star lontano<br />
dall’altro un Peloprant, ch’è termine corrotto, e però da molti non inteso, ma<br />
si deve dire un piè d’Eliprando; over un piè operante, come spiegaremmo ne’<br />
trattati <strong>del</strong>le misure de’ terreni, & è appunto il breve spazio, che forma la via<br />
stretta, comunemente chiamata, stretta sedile; ove ricordo, che per essere la<br />
metà <strong>del</strong>l’uno, e la metà <strong>del</strong>l’altro, obliga ugualmente i due vicini, non solo<br />
à farvi il diversivo <strong>del</strong>l’acque, mà ancora l’espurgazione <strong>del</strong>l’immondizie» (6) .<br />
L’autore <strong>del</strong> testo, nel capitolo Della Misura detta Peloprant, e suo uso, quantifi<br />
ca la misura <strong>del</strong> Peloprant: «Io direi, come nota lo stesso Borghini, non esser<br />
(3) In merito cfr. A. MAZZI, Il sextarius pergami, Tipografi a Pagnoncelli, Bergamo 1877,<br />
pp. 161-164.<br />
(4) A proposito di «piliprand», in «Corriere <strong>del</strong> Ticino», 23 settembre 1964.<br />
(5) Paolo Diacono, nella sua Historia Langobardorum, così si espresse a proposito <strong>del</strong> re Liutprando:<br />
«[…] Fu un re molto saggio e avveduto, buon cristiano, amante <strong>del</strong>la pace ma valoroso<br />
in guerra, clemente con chi sbagliava, casto, pudico, oratore pronto, generoso nelle elemosine,<br />
pressoché ignaro di lettere eppure degno di essere paragonato ai fi losofi ; non lasciò mai mancare<br />
nulla al suo popolo e provvide a perfezionare le leggi, aggiungendone di nuove. All’inizio <strong>del</strong><br />
suo regno conquistò molte fortezze dei Baioari, ma poi sia con i Franchi sia con gli Avari cercò<br />
di custodire sempre con massima cura la pace, poiché contava più sulla diplomazia che sulla<br />
forza <strong>del</strong>le armi». Cfr. P. DIACONO, Storia dei Longobardi, traduzione e note a cura di Federico<br />
Roncoroni, introduzione di Enzo Fabiani, Rusconi Editore, Milano 1970, p. 225.<br />
(6) De gli avertimenti, necessarij prima di fabricare, in La nuova architettura famigliare di Alessandro<br />
Capra, Bologna 1678, pp. 111-113.