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Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano

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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />

probità e quant’altri pochi benemerito <strong>del</strong>la storia lombarda», ritenendolo però<br />

limitato dai «motivi democratici anticlericali <strong>del</strong> Risorgimento», dal «lungo<br />

sospiro su quel che l’Italia avrebbe potuto essere e non fu» e da «tutti i luoghi<br />

comuni anti-spagnoli». Certamente doloroso il confronto fra il ducato degli<br />

Sforza e il ducato spagnolo, «ma non nella misura denunciata dal Formentini»,<br />

da ricongiungere «per molti aspetti» al Cattaneo». Le due opere storiche<br />

di Formentini sono spesso citate da Federico Chabod (5) che le giudica «tuttora<br />

assai importanti», anche se «nutrite di un eccessivo spirito antiborromeiano».<br />

Limitandoci alla Occupazione spagnuola, Mario Bendiscioli – nel corpo <strong>del</strong>la<br />

più ampia Storia di Milano oggi disponibile – cita Formentini marginalmente e<br />

con una certa suffi cienza (6) . Antonio Rimoldi, nella disamina <strong>del</strong>la bibliografi a<br />

otto-novecentesca su san Carlo, mostra un certo interesse: «La novità <strong>del</strong> Formentini<br />

– che è uno studioso laico molto valido – sta nel fatto che egli negli<br />

studi su s. Carlo si è fondato, preferibilmente, sui documenti conservati negli<br />

Archivi non ecclesiastici» (7) . Domenico Maselli si limita a indicare Formentini<br />

come capofi la <strong>del</strong>la «storiografi a anticlericale <strong>del</strong>l’Ottocento», su posizioni in<br />

fondo abbastanza simili alla diffusa interpretazione <strong>del</strong>l’opera di Carlo Borromeo<br />

quale «rigido esecutore <strong>del</strong>la volontà assolutistica papale» (8) .<br />

Ragioni anticlericali di un’opera a tesi<br />

Parliamo di «anticlericalismo» senza l’alone spregiativo che lo distingue non<br />

solo presso i cattolici, lo stesso alone che grava sul contrapposto «clericalismo»,<br />

anche presso i cattolici. L’anticlericalismo, liberato da espressioni becere<br />

e dalle manifestazioni violente che talora propiziava, ha difeso diritti che erano<br />

misconosciuti se non minacciati dalla Chiesa e che sono oggi patrimonio <strong>del</strong>la<br />

civiltà europea, come la libertà di pensiero e di espressione. Irrinunciabile, an-<br />

(5) F. CHABOD, Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell’epoca di Carlo V, Einaudi, Torino 1971,<br />

pp. 233 sg., no. 3.<br />

(6) M. BENDISCIOLI, Politica, amministrazione e religione nell’età dei Borromei e Vita sociale e<br />

culturale, in «Storia di Milano», Treccani, vol. X, p. 250 no. 1.<br />

(7) A. RIMOLDI, La storiografi a <strong>del</strong> secoli XIX e XX, in San Carlo e il suo tempo, atti <strong>del</strong> Convegno<br />

Internazionale nel IV centenario <strong>del</strong>la morte (Milano, 1984), Ed. di Storia e Letteratura, Roma<br />

1986, I, p. 81.<br />

(8) D. MASELLI, L’organizzazione <strong>del</strong>la diocesi e il clero secolare, in San Carlo e il suo tempo…,<br />

I, p. 416. Si aggiunga che C. CAPRA, curando la Bibliografi a, in D. SELLA, C. CAPRA, Il ducato di<br />

Milano dal 1535 al 1796, «Storia d’Italia» UTET, XI, Torino 1984, ristampa in «La grande storia<br />

di Milano» UTET, II, Torino 2010, ritiene Milano sotto l’occupazione spagnuola (sia nella parte<br />

edita, sia in quella manoscritta) ancora «di qualche utilità»; «non troppo felice» invece Il Ducato<br />

di Milano (ivi, pp. 623, 630).

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