Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
Il profl uvio di denaro messo in circolo dal Borromeo si tradusse non solo in<br />
sostegno ai consumi ma altresì in investimenti nell’edilizia religiosa; altrettanti<br />
ne furono stimolati in ogni luogo <strong>del</strong>la diocesi. Sono controverse, anche da<br />
Formentini, le disposizioni per il rinnovamento <strong>del</strong> patrimonio esistente, ordinato<br />
senza cautele per la tutela storico-artistica (68) .<br />
Nel Rinascimento e ancor più in età barocca (detestata da Formentini anche<br />
nel grande Bernini), si sa, la coscienza storicistica era di là da venire e l’ardore<br />
pastorale mirava ad ambienti di culto luminosi, lontano dalla severa penombra<br />
medievale, e in tal modo si persero preziosi incunaboli <strong>del</strong>l’architettura<br />
altomedievale e romanica. Ma niente s’appunta alle nuove fabbriche, la gran<br />
parte commissionata a Pellegrino Tibaldi, fra i maggiori architetti <strong>del</strong> tempo, a<br />
cominciare dal Collegio Borromeo a Pavia per fi nire con il santuario di Rho.<br />
Per una volta vi fu sintonia con il governo pubblico: il Tibaldi guidò la laica<br />
Fabbrica <strong>del</strong> Duomo e, alla fi ne <strong>del</strong>la peste, progettò il tempio civico di San<br />
Sebastiano, eretto per pubblico voto.<br />
Aggiungiamo che l’arcivescovo lo propose per quattro opere nell’ambito<br />
ristretto <strong>del</strong>l’Alto <strong>Verbano</strong>, così dando un colpo d’ala all’edilizia di una regione<br />
marginale: il Collegio Papio di Ascona, inaugurato dal Santo qualche<br />
giorno prima <strong>del</strong>la morte; la chiesa <strong>del</strong>la S. Pietà di Cannobio (ove il Tibaldi,<br />
intervenendo ad opera cominciata, determinò una geniale sistemazione urbanistica<br />
e i caratteri monumentali <strong>del</strong>l’edifi cio, riletti in chiave vernacolare dal<br />
brissaghese Pietro Beretta, con interessanti contaminazioni stilistiche); le case<br />
canonicali di Cannobio che nella loro sobrietà serbano il segno di una mano<br />
maestra; la nuova chiesa parrocchiale di Luino che, secondo un indirizzo pastorale<br />
costante, fu posta nel cuore <strong>del</strong>l’abitato, in sostituzione <strong>del</strong> decentrato<br />
S. Pietro in Campagna.<br />
A prescindere dalla qualità <strong>del</strong>le opere, ne sembra evidente l’incidenza<br />
sull’economia <strong>del</strong> tempo, come fonte di lavoro e di sviluppo artistico. Detto in<br />
termini moderni si trattò d’un grande programma di infrastrutture che rispondevano<br />
a esigenze primarie di servizio sociale.<br />
(68) M. FORMENTINI I, p. 239, addebita al Borromeo uno «sconfi nato vandalismo», ad esempio<br />
per avere fatto distruggere statue pagane di età romana sul lago di Garda. Si può di nostro aggiungere<br />
l’esempio di Leggiuno, ove egli autorizzò la vendita di alcuni marmi romani presenti<br />
nella chiesa dei Ss. Primo e Feliciano, per fortuna non avvenuta prima che il cardinal Federico,<br />
a ragion veduta, ordinasse di conservare con ogni cura quei manufatti che «aspectui representant<br />
antiqua et sacra templa almae Urbis» (P. FRIGERIO, S. MAZZA, P.G. PISONi, Il vasso Eremberto<br />
e la donazione a S. Primo di Leggiuno, in «Rivista <strong>del</strong>la Società Storica Varesina», XII-1975, pp.<br />
59 sgg. Diverso il comportamento di Carlo quando, da segretario di stato, si era opposto alla<br />
insistente richiesta di coprire il Giudizio Universale di Michelangelo, sostenuta da un decreto<br />
tridentino, rinviando alla morte di Michelangelo anche i ritocchi ai nudi <strong>del</strong>la Sistina (cfr. R. DE<br />
MAIO, Carlo Borromeo e Michelangelo, in San Carlo e il suo tempo…, II, pp. 995, 1006).