Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
che altre mitigazioni provenissero dal papa (29) . Le cose sarebbero peggiorate<br />
nuovamente sotto il cardinal Federico, «superiore per ingegno, studi, capacità<br />
al cugino» (piuttosto tardo di intelletto) ma non in grado di esercitare «una volontà<br />
propria», succube come era <strong>del</strong> «programma che gli era stato assegnato»<br />
(dai gesuiti, ovviamente), anche se «sentì in sé la forza di staccarsene per molte<br />
utili istituzioni pubbliche» (30) . Va detto che i nuovi contrasti con il governatore<br />
spagnolo durarono poco, rinfocolati secondo Formentini dal vicario generale<br />
Seneca, in carica nei primi due anni <strong>del</strong>l’episcopato di Federico, il quale fu<br />
costretto poi per altri quattro anni a un dorato esilio romano, prima che fosse<br />
trovato un ragionevole modus vivendi (31) .<br />
In conclusione: all’inizio <strong>del</strong> ’600, quando più <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>la proprietà<br />
terriera di Lombardia era di pertinenza ecclesiastica (luoghi pii compresi) e la<br />
Chiesa «aveva a disposizione, soltanto in Milano, più di 30mila affi liati» (in<br />
gran parte i laici <strong>del</strong>le confraternite e <strong>del</strong>le scuole <strong>del</strong>la Dottrina cristiana),<br />
le istruzioni vecchie e nuove degli arcivescovi, «non certo <strong>del</strong>le più liberali»,<br />
furono motivo che il «vivere sociale» si trovasse «scompigliato, massimamente<br />
nelle classi basse», sulle quali l’ordinario «esercitava tale dittatura da pretendere<br />
perfi no che dipendessero da lui e dai suoi tribunali tanto per le persone<br />
che per i loro beni». Di conseguenza «agli affetti di famiglia, alle speranze d’un<br />
avvenire migliore, che tanto giovano alla moralità ed al benessere <strong>del</strong> popolo,<br />
si erano sostituiti l’egoismo religioso individuale, il beghinismo, le esaltazioni<br />
ascetiche, la fatalità [leggi: il fatalismo], le paure degli spiriti e <strong>del</strong>l’inferno, e i<br />
più grossolani pregiudizi» (32) .<br />
Formentini riconosce naturalmente l’esistenza di altre cause (peste, carestie,<br />
guerre) e di altri colpevoli (i governanti spagnoli e milanesi) (33) . Ma non cessa<br />
(29) Ivi, cap. IV, ff. 24 sgg. Sisto V annullò nell’ottobre 1586 gli editti «in materia annonaria»,<br />
contenenti l’obbligo per i coltivatori di mettere a frutto tutte le loro terre onde si evitasse il rischio<br />
di carestie; spettava al principe disporre «in materia d’abbondanza», non al vescovo (che da<br />
parte sua doveva provvedere ai poveri con le prebende ecclesiastiche) e stabilì d’imperio che il<br />
seggio <strong>del</strong> governatore in Duomo fosse posto entro il presbiterio e non fuori come aveva voluto<br />
il Borromeo. Le precedenti decisioni vennero però ripristinate in seguito.<br />
(30) M. FORMENTINI I, p. 21.<br />
(31) M. FORMENTINI II, cap. V. Gli accordi tra il cardinal Federico e il governatore Velasco, d’inizio<br />
secolo, trovarono sanzione uffi ciale solo nel 1615-1617, con ampie concessioni alla Chiesa<br />
(D. SELLA, Sotto il dominio <strong>del</strong>la Spagna…, pp. 75-79).<br />
(32) M. FORMENTINI II, cap. VII, ff. 2-4: «Il Manzoni, che pur aveva individuato con lucidità le cause<br />
<strong>del</strong>la crisi», ha taciuto sulle «smodate pretese di usurpazione dei diritti <strong>del</strong> potere laico, iniziate<br />
al tempo di S. Carlo dal nuovo partito, che aveva assunta la dittatura degli interessi ecclesiastici».<br />
(33) M. FORMENTINI II, cap. VII, ff. 7-9: aveva ragione Manzoni, quando sottolineava «il disordine<br />
e la imprevidenza <strong>del</strong>le autorità locali nel sorvegliare l’abbondanza <strong>del</strong>le derrate» e indicava<br />
«l’ingiusta applicazione <strong>del</strong>le leggi».<br />
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