Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
Così la tramontana che sbuca dal promontorio di Cannero sembra preservare<br />
o talvolta far scoprire i segreti <strong>del</strong>le vecchie e signorili dimore, chiuse verso<br />
terra e aperte e inermi di fronte alle acque <strong>del</strong> Maggiore.<br />
E lo stesso raro munscendrin, che «scavalca ogni due o tre anni le pendici<br />
<strong>del</strong> Monte Ceneri, scaricando verso sud l’alito di ghiacciai nascosti dietro la<br />
valle Leventina» (18) e viene spesso confuso con la tramontana accelera gli accadimenti<br />
e favorisce l’attracco alla riva degli accadimenti.<br />
È tutta una simbiosi tra uomo e natura che i medesimi piccoli e leggeri venti<br />
che sbucano verso notte da tutte le valli <strong>del</strong> lago e vengono chiamati montive<br />
trasformano «in piccole anime impazzite o burlone» (19) .<br />
Insomma i venti stanno al Maggiore come la parola e i pensieri stanno agli<br />
uomini. Fanno cambiare d’abito al lago come fosse una donna. Lo rendono<br />
amico o nemico. Lo vestono di azzurro intenso o di scuro turchino. Lo rendono<br />
persona.<br />
Basta saperlo leggere e Chiara ne ha trovato la chiave di lettura che non è<br />
mai defi nitiva, ma, come le correnti che solcano le acque <strong>del</strong> <strong>Verbano</strong>, ondeggia<br />
tra certezze e dubbi. Vi è però, come leggiamo in Ti sento, Giuditta (20) ,<br />
una continua ricerca di dialogo tra bene e male. Il bene è rappresentato dalla<br />
sponda piemontese coi suoi odori che nelle giornate di tramontana sono gli<br />
olezzi <strong>del</strong>le stalle <strong>del</strong>la Valle Cannobina, di Cavaglio o di Spoccia, il profumo<br />
<strong>del</strong> pane dei forni di Cannobio, l’aroma secco e deciso dei sigari <strong>del</strong>la fabbrica<br />
di Brissago, l’alito leggero e profumato <strong>del</strong> caffè tostato di Locarno, l’odore<br />
deciso <strong>del</strong> baccalà <strong>del</strong>le osterie di Maccagno e il profumo proibito di Giuditta<br />
dalle case chiuse di Stresa e di Intra. E la sponda magra?<br />
Recepiva, annotava e non cambiava il suo tran tran, felice <strong>del</strong> suo caffè Clerici,<br />
<strong>del</strong> baccalà di Maccagno, <strong>del</strong> mercato di Luino e di eredi come Vittorio<br />
Sereni e Piero Chiara.<br />
(18) P. CHIARA, La stanza <strong>del</strong> vescovo, cit., p. 37.<br />
(19) P. CHIARA, La stanza <strong>del</strong> vescovo, cit., p. 45.<br />
(20) P. CHIARA, Ti sento, Giuditta, Scheiwiller, Milano 1965.<br />
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