Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
svizzero di Morcote le cui vie <strong>del</strong> centro storico sono tutte strécie e tutte percorribili<br />
solo a piedi. Le strécie dei Sardi, dei Ruggia, degli Isella, dei Raggi, dei<br />
Restelli, dei Rossi, dei Caccia, dei Martinelli, dei Paleari, dei Calastri, dei Tiravanti<br />
sono viuzze dove si affacciano le dimore <strong>del</strong>le famiglie morcotesi degne di<br />
nota, che hanno dato lustro al paese contribuendo a costruire la sua storia. Poi<br />
vi sono le strécie legate alle attività che lì si praticavano o agli strumenti ad esse<br />
inerenti: da la Filanda, di Pessatt (pescatori), da l’Olivée (olive), dal Torc (uva),<br />
dal Lambicch (grappa). Anche gli animali, e in particolare i pipistrelli, hanno una<br />
loro strécia: Strecia di Tacagnor, che in dialetto morcotese signifi ca pipistrello. Il<br />
passare in quello stretto andito che dal lago sale verso la collina poteva essere<br />
problematico, soprattutto dal punto di vista psicologico, viste le abitudini di siffatto<br />
mammifero che di giorno sta appeso nelle fessure dei muri e di notte va a<br />
caccia di prede. Interessante è la Strecia di Mort così chiamata perché conduceva<br />
e conduce al cimitero. Si racconta che la salita lungo detta via fosse, durante i<br />
funerali, particolarmente faticosa giacché l’unica possibilità di trasporto dei morti<br />
era di portarli in spalla e pertanto numerose erano le soste effettuate dai portantini<br />
prima di raggiungere la meta. Altre strécie indicano luoghi: da l’Asilo, da<br />
Sant’Antoni, da la Capeléta, dal Porton, dal Funtanin, di Ort, dal Figh, di Lögh.<br />
Le strécie, quindi, passaggi angusti ma di grande vitalità e di variegata umanità,<br />
luoghi di chiacchiere e di pettegolezzi, luoghi di incontri clandestini e di strane<br />
frequentazioni. Ed è per questo che lo zio Lèto di Vararo, frazione di Cittiglio,<br />
raccomandava ai suoi nipoti: «Quand de nocc passée in re strécia, stii tacàa ai<br />
mur perché in mezz passen i anim» (16) . Resta comunque sempre, la strécia, nella<br />
memoria di chi da bambino ha avuto la fortuna di vivere con altri compagni indimenticabili<br />
esperienze di vita e di gioco. Silvano Formenti ha tradotto i ricordi<br />
d’infanzia in poesia utilizzando la sua lingua madre, il dialetto brianzolo.<br />
La strecia di sogn<br />
Sun pasà per la strecia di me’ sogn,<br />
de quand s’eri un bagaj<br />
e cunt i me cumpagn de scoeura<br />
geougavi a fa ul campion cont un balun.<br />
In quela strecia sèmm cresù a svelt,<br />
a brazet cun la fantasia e cun la speranza<br />
de podé un di vess cumé i bagaj di sciuri<br />
cunt i danè per diventà grand senza fadiga.<br />
(16) Testimonianza <strong>del</strong>l’amico Luigi Giavini che ringrazio per avermi reso partecipe di suoi ricordi.<br />
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