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Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano

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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />

Lo poté fare perché “quelle acque chiuse dai monti” gli erano note in ogni<br />

angolo e leggibili “come un rigo musicale”.<br />

La lettura poi dei testi, sacri alla storiografi a locale, <strong>del</strong> Macaneo, <strong>del</strong> Morigia<br />

e <strong>del</strong> De Vit; la conoscenza <strong>del</strong>le visioni pittoriche <strong>del</strong> Ranzoni, <strong>del</strong> Grubicy,<br />

<strong>del</strong> Gignous, <strong>del</strong> Troubetzkoy, che costituisce una preziosa galleria <strong>del</strong>l’evolversi<br />

di queste terre che somigliano nel Novecento a “una vecchia e mai<br />

restaurata signora” nella quale gli storici battelli <strong>del</strong>le prime decadi <strong>del</strong> secolo<br />

ventesimo sembrano fantasmi di un’epoca che non c’è più e che rimanda a<br />

quei profumi di lago dei quali le storie di Chiara sono la coloritura letteraria<br />

e sociale. Rivivono così i vecchi imbarcaderi dei “lambiti <strong>del</strong>le controcorrenti<br />

che sfi orano le rive”, che disegnano il volto <strong>del</strong> Lago che gli aliscafi e le nuove<br />

navi traghetto cercano, per ora inutilmente, di alterare e di rendere omogeneo<br />

alle altre aree lacustri <strong>del</strong>l’Italia e <strong>del</strong>l’Europa.<br />

Ma vi è un ma. Accanto alle sempre meno numerose pensiline liberty dei<br />

porticcioli si staglia immutata la Sua Mano.<br />

È la mano <strong>del</strong>l’enorme statua di San Carlo Borromeo che si estende su tutto<br />

il lago.<br />

Difatti «bisogna essere nati sul Lago Maggiore – come leggiamo in Sotto la<br />

Sua mano (14) – all’ombra <strong>del</strong> Suo braccio e quasi sotto la sua mano, bisogna<br />

averlo pregato fi n da bambino, come a me è toccato… per capire cosa deve<br />

essere stato per queste terre quel prodigio di pietà e di fervore, quel miracolo<br />

di volontà e di intelligenza» (15) che fu l’Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo.<br />

Poco importa che una leggenda costruita dal fi nto archivista Piero Chiara<br />

faccia risalire alle parti bronzee meno nobili <strong>del</strong> Colosso di Rodi la parte<br />

metallica <strong>del</strong>la grande statua voluta dal Cardinale Federico Borromeo di manzoniana<br />

memoria per «incutere timore ai briganti e agli assassini che infestavano<br />

anche allora strade <strong>del</strong> Vergante… e per dar conforto ai passeggeri che<br />

l’avrebbero vista da lontano e a coloro che fossero per pericolare fra le onde<br />

<strong>del</strong> lago» (16) .<br />

Quel ciondolone verdastro sta a signifi care la religiosità civile degli abitanti<br />

di queste plaghe e lo stretto legame tra pietas cattolica e vita quotidiana.<br />

Però il lago è teatro anche di storie, fi gure e vestigia meno nobili e più pagane<br />

come i castelli dei Mazzarditi, meglio noti come i castelli di Cannero, la<br />

tettoia a capanna <strong>del</strong> porto di Intra, quella a botte di Oggebio, il bastione di<br />

Laveno con la stazione ferroviaria <strong>del</strong>le Nord, che si affaccia sul lago quasi a<br />

unire la pianura milanese col nord d’Europa, il piccolo pontile di Cannero<br />

(14) P. CHIARA, Sotto la sua mano, Mondadori, Milano 1974.<br />

(15) P. CHIARA, Sotto la sua mano, cit., p. 37.<br />

(16) P. CHIARA, Sotto la sua mano, cit., p. 43.

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