Terra e gente 2012 - Comunità Montana Valli del Verbano
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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />
Pur considerando che tutti i documenti, libri, quadri, manufatti ecc. hanno<br />
rilevanza storico-culturale fi n dall’origine in quanto testimonianza scritta – per<br />
quanto riguarda la documentazione archivistica – di atti giuridici o di eventi<br />
politici e sociali in una situazione di reale pericolo non è possibile intervenire<br />
contemporaneamente su tutto il materiale a rischio. Ogni archivio, ogni biblioteca,<br />
ogni museo deve avere una precisa conoscenza di quale materiale è<br />
conservato e dove è collocato, e poi deve provvedere a preparare un elenco<br />
di fondi archivistici, bibliotecari, museali da salvare con priorità in caso di<br />
emergenza. La scelta, per nulla facile, deve essere compiuta in base a criteri<br />
determinati dalla natura <strong>del</strong>la documentazione, <strong>del</strong>l’edizione e preziosità <strong>del</strong><br />
libro, all’unicità e rarità <strong>del</strong>l’opera d’arte, <strong>del</strong> reperto archeologico in modo<br />
tale da stabilire anche una scala di priorità: alta, media, bassa.<br />
Preparando in anticipo e a mente fredda un dettagliato piano di azione, si<br />
potrà fronteggiare meglio l’emergenza.<br />
Il Ministero dei Beni e <strong>del</strong>le Attività Culturali da anni sta lavorando su questo<br />
fronte con norme generali prescritte dalle circolari n. 115/04 <strong>del</strong> 30 luglio<br />
2004, sulla redazione dei piani di gestione dei siti UNESCO, e la circolare n.<br />
132 <strong>del</strong>l’8 ottobre 2004, sui piani di emergenza per la tutela <strong>del</strong> patrimonio<br />
culturale, ossia sulla protezione <strong>del</strong> patrimonio artistico mobile.<br />
Di prevenzione si è parlato molto, ma sembra che ancora molto ci sia da<br />
fare, soprattutto manca<br />
una programmazione a monte e la predisposizione di piani appositamente<br />
studiati per affrontare queste situazioni.<br />
Una <strong>del</strong>le problematiche che ha da sempre caratterizzato il territorio <strong>del</strong>l’Alto<br />
Varesotto è la naturale predisposizione ad essere soggetto a periodiche alluvioni<br />
ma passata l’emergenza, rimangono paura e danni… poi inizia l’oblio,<br />
sino alla volta dopo.<br />
In particolare va ricordato il rischio costituito dal fi ume Olona, «ciclicamente<br />
soggetto a piene che colpiscono duramente l’intera Valle. Le sue esondazioni<br />
hanno procurato nel recente passato, a più riprese, ingentissimi danni<br />
sia alle attività produttive, sia agli insediamenti abitativi. L’alluvione <strong>del</strong> settembre<br />
1976 causò danni per oltre 51 miliardi di lire: tra la fi ne di settembre<br />
e la metà di novembre il fi ume ruppe gli argini tre volte. Gravissimi, poi, i<br />
bilanci <strong>del</strong>le devastazioni <strong>del</strong> 1992 (si parla di circa 250 miliardi di lire) e <strong>del</strong><br />
1995. Anche negli anni Sessanta, però, – e ancor prima nel 1951 – il fi ume<br />
aveva fatto le bizze» (1) .<br />
Un caso emblematico di come sia diffi cile intervenire sui danni causati da<br />
questi fenomeni a posteriori è quanto avvenuto nel 1992 a Venegono Superiore.<br />
(1) Cfr. Troppe alluvioni, il Varesotto va sempre K.O., «VareseFocus», novembre 2000.<br />
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