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Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista

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Aprile - Maggio - Giugno 2007 105<br />

Nella sua vita ha incontrato sia il re Carlo Alberto che il re Vittorio Emanuele. Che impressione ne ha avuto?<br />

- Incontrai Carlo Alberto, per la prima volta, a Roverbella. Si <strong>di</strong>mostrò abbastanza <strong>di</strong>ffidente nei miei confronti e,<br />

sinceramente, guardandolo, pensai che forse il destino della nostra patria non era riposto in buone mani e gli<br />

avvenimenti mi hanno, poi, dato ragione. Ero appena ritornato dall’Uruguay e lui ostacolò il mio desiderio <strong>di</strong> essere<br />

impiegato subito nella lotta contro gli Austriaci. Perciò intervenni un po’ <strong>di</strong> qua, un po’ <strong>di</strong> là, con i miei volontari,<br />

con il risultato che eravamo inseguiti sia dagli Austriaci che dai Piemontesi che volevano <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> non aver<br />

nulla a che vedere con me che consideravano ancora un corsaro. Incontrai, invece, il re Vittorio Emanuele, col quale<br />

con<strong>di</strong>videvo un astio sincero nei confronti <strong>di</strong> Cavour, a Torino, nel 1860, quando Mazzini, Crispi, Cavour, lo stesso<br />

re tramavano per vie traverse per far insorgere i <strong>di</strong>versi popoli dell’Italia, o per annetterli al Piemonte, o per<br />

costituire uno stato in<strong>di</strong>pendente, repubblicano. Io nutrivo nei confronti del re una devozione sincera, lo<br />

consideravo un glorioso soldato, lo ritenevo un dono della Provvidenza all’Italia, lui, invece, si serviva <strong>di</strong> me per le<br />

sue manovre contro i suoi stessi ministri.<br />

Perché provava astio nei confronti <strong>di</strong> Cavour?<br />

- Cavour è sempre stato un uomo che ha lavorato nell’ombra e che, se dovessi ora paragonare ad un animale, lo<br />

paragonerei ad un ragno che lentamente, ma altrettanto instancabilmente, tesse le sue trame, riuscendo con<br />

tempismo a cogliere ogni “combinazione” che possa tornare a suo vantaggio. Il suo comportamento nei miei<br />

confronti è stato, infatti, sempre abbastanza equivoco: sfruttava le mie azioni, le mie vittorie e poi mi toglieva <strong>di</strong><br />

mezzo, aizzando tutti e, in particolar modo, Vittorio Emanuele, contro <strong>di</strong> me. Tanto è vero che, quando dopo la<br />

sanguinosa, ma vittoriosa battaglia del Volturno, nella famosa spe<strong>di</strong>zione de I Mille, invitai il re a venire a “fare<br />

una passeggiata” a Napoli, io gli andai incontro, ma lui fu abbastanza <strong>di</strong>staccato nei miei confronti. Ricordo che,<br />

contrariamente a quanto, poi, si è sempre detto, il nostro incontro non avvenne a Teano, ma a Taverna <strong>di</strong> Catena. Lì<br />

gli <strong>di</strong>ssi :. Lui mi rispose, semplicemente:. Mi impedì <strong>di</strong> entrare con<br />

lui a Napoli, ma, all’ingresso <strong>di</strong> Teano, mi invitò a colazione. Rifiutai. Mi congedò, offrendomi un titolo <strong>di</strong> duca, un<br />

castello e una pensione. gli risposi e partii per questa isola con un<br />

sacchetto <strong>di</strong> sementi, alcuni barattoli <strong>di</strong> caffè e zucchero, una balla <strong>di</strong> stoccafissi e una cassa <strong>di</strong> maccheroni!>>.<br />

Sono un uomo semplice, che non ha mai desiderato né potere né denaro. Ero un capo perché gli altri mi seguivano<br />

spontaneamente e riconoscevano il mio coraggio, il mio agire seguendo l’intuito e osando sempre più del nemico.<br />

Prima ha detto che, quando ha incontrato il re Carlo Alberto, era appena ritornato dall’Uruguay. Che cosa l’aveva<br />

spinto, nel 1836, ad andare nel Nuovo Mondo?<br />

- Innanzi tutto ero sfiduciato, come molti altri patrioti nei confronti delle insurrezioni <strong>di</strong> Mazzini, che fallivano,<br />

mentre in me era sempre molto forte la voglia <strong>di</strong> “agire”. Accettai, perciò, il posto <strong>di</strong> “secondo” su un brigantino in<br />

partenza per Rio de Janeiro. Del Nuovo Mondo mi aveva parlato mio fratello Angelo, che era già emigrato a New<br />

York. Io, sinceramente, vi ero andato con l’idea <strong>di</strong> metter su un’impresa <strong>di</strong> trasporti e <strong>di</strong> pensare solo a me<br />

stesso…e così avrei fatto se un altro esule italiano, Tito Livio Zambeccari, non mi avesse convinto a sostenere la<br />

causa dei ribelli della regione del Rio Grande che si opponevano a Don Pedro II, capo dell’Impero brasiliano. In<br />

quella occasione fui ferito da una pallottola alla gola. Mi arrestarono, tentai <strong>di</strong> fuggire, fui ripreso e torturato, ma<br />

poi fui finalmente libero e, con una flotta formata da soli due barconi, da Rio Grande raggiunsi Laguna.<br />

Prima fece sua la causa dei riograndesi, poi quella degli argentini <strong>di</strong> Corrientes che erano insorti contro il loro<br />

governo, poi quella dell’Uraguay, a cui l’Argentina aveva <strong>di</strong>chiarato guerra. Quale ricordo le è rimasto <strong>di</strong> quel<br />

periodo?<br />

- Sicuramente è stato un periodo nel quale ho avuto molte sod<strong>di</strong>sfazioni sia dal punto <strong>di</strong> vista militare che da quello<br />

sentimentale. Ero riuscito a fare <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> uomini in<strong>di</strong>sciplinati e poco organizzati un piccolo esercito, a cui<br />

fornii la prima <strong>di</strong>visa, pantaloni <strong>di</strong> tela e camicia rossa, approfittando degli sconti che una fabbrica <strong>di</strong> Montevideo<br />

stava facendo su dei grembiulotti rossi che erano destinati ai saladeros, i macellai argentini, a cui non li poteva più<br />

vendere a causa della guerra tra i due Paesi. Quella camicia rossa, su cui si è tanto favoleggiato e che, poi, è <strong>di</strong>venuta<br />

il simbolo del Risorgimento italiano, è nata, quin<strong>di</strong>, per caso e per problemi economici, in quanto la Legione non<br />

aveva i sol<strong>di</strong> per fornire una <strong>di</strong>visa ai miei uomini. Dal punto <strong>di</strong> vista sentimentale è stato un momento felice, perché a<br />

Laguna avevo conosciuto Anita, una donna forse, per gli altri, non molto bella, ma vigorosa e coraggiosa. Come me<br />

non era molto istruita e credeva ai miei stessi ideali, forse solo perché ci credevo io. Era molto gelosa, temeva che io<br />

la potessi lasciare e, per questo, non si allontanò mai da me. Ne ero follemente innamorato e la sposai in Uruguay.<br />

Ci tolga ancora una curiosità. In quella che in Italia è stata la sua impresa più importante, la spe<strong>di</strong>zione de I Mille, i<br />

suoi uomini erano veramente mille?<br />

- In realtà, con esattezza, erano 1088 più una donna, Rosalia Montmasson, la moglie <strong>di</strong> Crispi. Tra <strong>di</strong> essi c’ era pure<br />

Ippolito Nievo che già scriveva i suoi primi versi.<br />

Disegno <strong>di</strong> Andrea Benegiamo

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