Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista
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Aprile - Maggio - Giugno 2007 63<br />
Errori e rischi in sanità non sono sempre<br />
inevitabili: ecco come ridurli<br />
Il Risk management è il<br />
processo me<strong>di</strong>ante il quale si<br />
misura o si stima il rischio e<br />
successivamente si sviluppano<br />
delle strategie e delle azioni per<br />
gestirlo. Comunemente, il<br />
concetto <strong>di</strong> “rischio” è usato come<br />
sinonimo <strong>di</strong> probabilità che si<br />
verifichi una per<strong>di</strong>ta o un pericolo.<br />
Il mondo sanitario solo <strong>di</strong> recente<br />
ha affrontato questo problema, e<br />
<strong>di</strong> conseguenza non ne ha vissuto<br />
in modo <strong>di</strong>retto l’evoluzione<br />
concettuale. Lo stu<strong>di</strong>o delle cause<br />
degli incidenti nasce, infatti, a<br />
livello industriale, ed in particolare<br />
in quei settori nei quali la<br />
sicurezza è un elemento decisivo<br />
(aeronautica, centrali nucleari,<br />
etc.). Nel tempo si sono<br />
susseguite, in questi ambiti,<br />
<strong>di</strong>fferenti concezioni <strong>di</strong> “sicurezza”<br />
che rispecchiavano <strong>di</strong>verse<br />
culture e <strong>di</strong>versi modelli <strong>di</strong><br />
descrizione delle cause degli<br />
incidenti. In tutti i sistemi ad<br />
elevata componente professionale<br />
la prima <strong>di</strong>fesa contro gli incidenti<br />
è stata considerata la<br />
professionalità degli operatori.<br />
Successivamente con l’evolversi<br />
della componente tecnologica in<br />
tutti i sistemi complessi (come<br />
quello sanitario), non è stato più<br />
possibile pensare alla capacità e<br />
alla pre<strong>di</strong>sposizione in<strong>di</strong>viduale<br />
alla professione come unici fattori<br />
rilevanti nella prevenzione degli<br />
incidenti. Gli stu<strong>di</strong> sulla sicurezza<br />
si sono quin<strong>di</strong> focalizzati<br />
sull’interazione tra l’operatore e la<br />
tecnologia stessa, tanto più che la<br />
maggior parte degli errori si<br />
verificavano a questo livello. Sono<br />
allora nate <strong>di</strong>scipline che<br />
spiegano gli incidenti come<br />
fallimenti tecnologici o, meglio,<br />
come deficit nelle barriere poste<br />
dalla tecnologia all’inaffidabilità<br />
umana.<br />
Questo approccio, cosiddetto<br />
ingegneristico, ottiene notevole<br />
successo proprio perché i campi<br />
in cui viene applicato (missioni<br />
aerospaziali, centrali nucleari)<br />
hanno una notevole componente<br />
ingegneristica. In queste<br />
organizzazioni la tensione è ad<br />
allontanare l’uomo dal compito<br />
esecutivo (automazione) al fine <strong>di</strong><br />
aumentare l’affidabilità del<br />
sistema. Parallelamente e<br />
soprattutto a partire dagli anni ’80,<br />
l’attenzione si è concentrata sulla<br />
componente umana della<br />
sicurezza ossia sugli errori.<br />
Oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono <strong>di</strong>ventati il<br />
“fattore umano” (Human Factor) e<br />
i processi organizzativi alla base<br />
degli errori.<br />
Gli errori venivano considerati<br />
come le conseguenze dei limiti<br />
umani: limitata capacità al lavoro,<br />
limitata capacità <strong>di</strong> mantenere<br />
l’attenzione per elevati perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
tempo, adattamento dei dati alle<br />
proprie teorie. Gli stu<strong>di</strong> si sono<br />
quin<strong>di</strong> concentrati sugli aspetti<br />
cognitivi degli operatori e sulla<br />
correlazione tra errori ed aspetti<br />
quali la memoria, l’attenzione, la<br />
percezione, l’appren<strong>di</strong>mento.<br />
Ogni attività umana porta con sé<br />
una dose <strong>di</strong> rischio. L’attività <strong>di</strong><br />
una struttura sanitaria, sia essa<br />
un ospedale, un ambulatorio o un<br />
servizio <strong>di</strong> assistenza domiciliare,<br />
comporta un numero <strong>di</strong> rischi<br />
particolarmente elevato. Parlare <strong>di</strong><br />
gestione <strong>di</strong> rischio, e <strong>di</strong> rischio<br />
clinico in particolare, comporta la<br />
necessità <strong>di</strong> definire una<br />
terminologia comune e con<strong>di</strong>visa,<br />
poiché spesso nell’uso comune<br />
dei termini si creano ambiguità.<br />
In particolare il concetto <strong>di</strong> rischio<br />
è <strong>di</strong>fficilmente espresso in modo<br />
univoco soprattutto nel linguaggio<br />
comune. Esiste una concezione<br />
soggettiva del rischio, che è data<br />
dalla percezione <strong>di</strong> una<br />
determinata situazione come<br />
potenzialmente apportatrice <strong>di</strong> un<br />
danno e ha quin<strong>di</strong> notevoli<br />
implicazioni psicologiche.<br />
Esiste poi una concezione<br />
oggettiva, matematica, del rischio.<br />
Entrambe sono visioni rilevanti<br />
nell’ambito della Gestione del<br />
Rischio (Risk Management).<br />
Il rischio come percezione<br />
soggettiva è da tempo oggetto <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o in ambito psicologico<br />
sociologico e <strong>di</strong> interesse per la<br />
me<strong>di</strong>cina, soprattutto preventiva,<br />
come elemento determinante<br />
nell’introduzione <strong>di</strong> comportamenti<br />
più o meni sicuri.<br />
Nel nostro paese il Risk<br />
Management a livello ospedaliero<br />
è ancora considerato<br />
un'innovazione. Diversamente da<br />
Elena D’Alò<br />
Laureatasi in Economia Bancaria<br />
Finanziaria ed Assicurativa<br />
all’Università <strong>di</strong> Lecce, ha poi<br />
frequentato nel 1999 il Master in<br />
“Esperti in Sviluppo e Marketing dei<br />
Sistemi Territoriali” presso l’ISUFI<br />
(Istituto Superiore Universitario <strong>di</strong><br />
Formazione Inter<strong>di</strong>sciplinare) della<br />
medesima Università<br />
approfondendo tematiche <strong>di</strong> ricerca<br />
<strong>di</strong> sviluppo dei sistemi territoriali. Nel<br />
<strong>di</strong>cembre 2000 le viene consegnato<br />
il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> specializzazione del<br />
suddetto Master dal Ministro<br />
MURST Ortensio Zecchino.<br />
Nel 2004 ha frequentato il Master<br />
ESTRIS (Esperti del Trasferimento<br />
dell’Innovazione Tecnologica in<br />
Sanità) presso l’Istituto Scientifico<br />
Biome<strong>di</strong>co Euro Me<strong>di</strong>terraneo<br />
(ISBEM) <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si. Ha conseguito il<br />
Dottorato <strong>di</strong> Ricerca in Tecnologie<br />
per la salute: valutazione e gestione<br />
delle innovazioni nel settore<br />
biome<strong>di</strong>cale presso la Facoltà <strong>di</strong><br />
Me<strong>di</strong>cina dell’Università <strong>di</strong> Pisa.<br />
Attualmente svolge attività <strong>di</strong> ricerca<br />
e formazione su progetti <strong>di</strong><br />
economia sanitaria presso l’ISBEM<br />
<strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si.<br />
quanto avviene negli USA, o nel<br />
Regno Unito, dove il Department<br />
of Health ha sviluppato un<br />
programma nazionale per la<br />
gestione dei rischi, il Sistema<br />
Sanitario Nazionale registra ad<br />
oggi solo un numero limitato <strong>di</strong><br />
iniziative, condotte<br />
autonomamente dalle aziende più<br />
sensibili o innovatrici a questo<br />
tema, in alcuni casi, in seguito<br />
all'aggravarsi particolarmente<br />
critico del proprio profilo <strong>di</strong> rischio.<br />
Come emerge da un'indagine<br />
esplorativa del CERGAS, si tratta,<br />
comunque, <strong>di</strong> sperimentazioni<br />
parziali <strong>di</strong> analisi e valutazione dei<br />
rischi, che non vanno pertanto<br />
considerate come l'implementa-