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Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista

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Aprile - Maggio - Giugno 2007 77<br />

L’impegno civile nel pensiero filosofico-musicale del padre del Risorgimento italiano<br />

(un itinerario per immagini)<br />

Occupandosi della storia del Risorgimento italiano e dei suoi ideali d’impegno civile, guidati da interessi prevalenti <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> ricerca a carattere musicale, si apprendono notizie inconsuete sul principale artefice <strong>di</strong> quegli eventi cruciali<br />

per la nostra nazione, venendo a mettersi in luce aspetti per solito trascurati nei tra<strong>di</strong>zionali manuali <strong>di</strong> storia.<br />

Inaspettatamente, si viene a sapere che Giuseppe Mazzini (Genova, 1805-Pisa, 1872), fervente apostolo e appassionato<br />

promotore del sentimento patriottico italico, fu autore nel 1836 (poco più che trentenne) <strong>di</strong> un breve, ma denso e assai<br />

interessante, trattato <strong>di</strong> Filosofia della musica, pubblicato a Parigi nei fascicoli estivi de “L’Italiano”, giornale clandestino<br />

dell’emigrazione politica.<br />

Parallelamente ad altri suoi lavori sulla letteratura e sulla pittura, animati dai medesimi principi <strong>di</strong> fondo – per inciso,<br />

pre<strong>di</strong>lesse il pittore veneziano Francesco Hayez e i macchiaioli – Mazzini affidò il proprio pensiero, incentrato sull’ufficio<br />

politico, sociale ed educativo dell’Arte, e della musica in particolare, a questo acuto scritto filosofico-musicale, de<strong>di</strong>cato<br />

, ovvero al giovane Genio Ignoto nascente cui spetta il compito <strong>di</strong> .<br />

Un’Arte che , da intendere più che nell’accezione edonistica e <strong>di</strong>lettevole in quella politico-ideologica,<br />

quale straor<strong>di</strong>nario strumento per la conquista della libertà <strong>di</strong> una nazione non ancora unita, perché <strong>di</strong>visa in sette Stati,<br />

non ancora in<strong>di</strong>pendente, perché controllata dall’Austria.<br />

Tale pensiero estetico, costruito interamente su una nuova funzione dell’arte e della musica, in grado <strong>di</strong> far progre<strong>di</strong>re<br />

l’umanità e rigenerare le menti, rinnovare la società e infondere in qualche modo negli in<strong>di</strong>vidui la passione civile, il bene<br />

morale, un senso dell’etica oltre che dell’estetica, deriva assai probabilmente dalle teorie sansimoniste sulla integrazione<br />

dell’arte nel tessuto sociale, per il tramite influente del pensiero e della scrittura dell’amica George Sand: dopo averne<br />

<strong>di</strong>vorato le Lettres d’un voyageur (1834), Mazzini ne <strong>di</strong>venne uno tra i più fervi<strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgatori.<br />

A monte dei concetti filosofico-artistici mazziniani furono probabilmente anche i Pensieri sulla musica che il poeta<br />

romantico tedesco Rudolf von Beyer aveva raccolto dalla viva voce <strong>di</strong> Goethe, annotandoli <strong>di</strong>ligentemente nel 1820.<br />

Anche Goethe, partendo dall’antica Grecia, affidava all’umanità un’alta missione civile da compiersi attraverso la musica,<br />

riconoscendovi il presentimento <strong>di</strong> un mondo migliore: . Ma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Mazzini, Goethe sembrò restare Genio isolato dalle vicende sociali<br />

del mondo contemporaneo.<br />

Gli interessi musicali <strong>di</strong> Mazzini, sia lu<strong>di</strong>ci che pedagogico-sociali, vale a <strong>di</strong>re tesi a costruire una nuova nazione, libera<br />

da oppressori e animata da ideali <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza, sono avvalorati da una ricca serie <strong>di</strong> testimonianze,<br />

materiali come documentarie.<br />

La passione del grande patriota per la musica, il canto, il teatro d’opera non si limitò all’ascolto, ma si manifestò in<br />

un’attitu<strong>di</strong>ne ben concreta, fatta <strong>di</strong> spartiti da leggere e strumenti da suonare. La musica fu vissuta, per solito, quale<br />

conforto capace <strong>di</strong> allietare i momenti più <strong>di</strong>fficili della sua vita, come durante la prigionia nella fortezza <strong>di</strong> Savona o<br />

l’esilio in Francia, in Svizzera e a Londra.<br />

Mazzini fu cantante e suonatore <strong>di</strong> provate facoltà: , afferma nel 1842 in una lettera alla madre, da Londra. Suo strumento pre<strong>di</strong>letto<br />

fu la chitarra, sulle cui corde fu buon esecutore <strong>di</strong> repertori propri della valente <strong>scuola</strong> chitarristica italiana, e genovese in<br />

particolare. Presso il Museo del Risorgimento <strong>di</strong> Genova, come presso la Domus Mazziniana a Pisa (ove morì nel 1872)<br />

si conservano tuttora alcuni esemplari <strong>di</strong> chitarre pare a lui appartenute e in suo uso.<br />

Nelle lettere che, esule, inviava agli amici e soprattutto alla madre, dal 1835 fino al ’56, accennava ai suoi interessi<br />

musicali, in special modo chitarristici, in<strong>di</strong>cando, con buona competenza, autori e opere capisal<strong>di</strong> della storia dello<br />

strumento nell’Ottocento. Richiedeva in continuazione alla madre <strong>di</strong> procurargli pezzi per chitarra del suo conterraneo<br />

Paganini e adattamenti rossiniani per chitarra <strong>di</strong> Mauro Giuliani. Durante l’esilio lon<strong>di</strong>nese fondò pure una <strong>scuola</strong> <strong>di</strong><br />

chitarra per i figli <strong>di</strong> italiani emigrati nella capitale inglese.<br />

L’interesse per il canto popolare, suffragato da numerose missive, è anche testimoniato da un manoscritto musicale<br />

autografo (donato a Giannetta Nathan Rosselli, amata qual figlia) che riporta la trascrizione <strong>di</strong> un canto delle mandriane<br />

bernesi.<br />

L’epistolario attesta, in numerosi punti, la frequentazione <strong>di</strong> teatri e <strong>di</strong> artisti del melodramma, come <strong>di</strong> musicisti<br />

impegnati in concerti organizzati dallo stesso Mazzini per sostenere la causa dei confratelli esuli. Alcuni, tra essi,<br />

prestarono perfino i propri recapiti per consentire lo scambio <strong>di</strong> lettere dai contenuti rivoluzionari assai compromettenti e<br />

pericolosi per la propria incolumità e per quella dei cospiratori suoi amici. La Giovine Italia si servì delle abitazioni <strong>di</strong><br />

Donizetti (a Parigi e a Vienna) come in<strong>di</strong>rizzi sicuri per la propria scottante corrispondenza.<br />

Anche Ver<strong>di</strong> pare facesse da tramite tra Mazzini e il salotto milanese <strong>di</strong> Clara Maffei, uno dei principali centri ove si<br />

riunivano letterati, pittori, scultori, musicisti e patrioti italiani impegnati in favore della liberazione e dell’unità d’Italia. Se la<br />

corrispondenza tra Ver<strong>di</strong> e la Maffei passava tranquillamente inosservata, lettere provenienti da Londra avrebbero <strong>di</strong><br />

sicuro destato l’interesse della censura.<br />

Mazzini e Ver<strong>di</strong> si erano incontrati più volte: a Londra nel giugno-luglio del 1847, a Milano nella primavera del 1848, ma<br />

non si conosce nulla <strong>di</strong> un eventuale apporto attivo del bussetano alla rivoluzione italiana, oltre che attraverso la sua<br />

benemerita attività musicale. Sappiamo, però, che in quegli anni Ver<strong>di</strong> parla <strong>di</strong> un’Italia unita e repubblicana, e una sua<br />

affiliazione massonica sarebbe avvenuta, secondo alcuni stu<strong>di</strong>osi, proprio sotto l’influenza <strong>di</strong> Mazzini.

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