Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista
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Aprile - Maggio - Giugno 2007 64<br />
zione <strong>di</strong> un vero programma <strong>di</strong><br />
Risk Management . Di fatto, non<br />
esistono né nel settore sanitario<br />
pubblico, né in quello privato,<br />
esperienze <strong>di</strong> Risk Management<br />
con un respiro "aziendale" (che<br />
coinvolga tutta l'organizzazione e<br />
la sua attività, e non particolari<br />
processi/unità operative). Le<br />
aziende sanitarie non paiono<br />
avvertire l'esigenza della figura <strong>di</strong><br />
Risk Manager; inoltre, non hanno<br />
competenze interne o la <strong>cultura</strong><br />
necessaria ad un investimento in<br />
questa <strong>di</strong>rezione.<br />
Secondo la Commissione Tecnica<br />
sul Rischio Clinico promossa dal<br />
Ministero della Salute, la<br />
situazione italiana è a macchia <strong>di</strong><br />
leopardo 2 : gli strumenti <strong>di</strong><br />
gestione e <strong>di</strong> rilevazione degli<br />
errori sono ancora poco utilizzati<br />
con un grado decrescente da<br />
Nord a Sud nella <strong>di</strong>ffusione delle<br />
iniziative. Solo l’89% delle<br />
strutture a cui è stato inviato il<br />
questionario, ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver<br />
attivato un sistema per la gestione<br />
dei reclami, mentre le unità<br />
operative per il rischio clinico sono<br />
molto meno presenti (17%). I<br />
sistemi per gestire i reclami sono<br />
<strong>di</strong>ffusi in modo <strong>di</strong>somogeneo, più<br />
<strong>di</strong>ffusi a Nord-Ovest in cui<br />
interessano il 100% delle<br />
strutture, nel Nord-Est il 90%, al<br />
Centro l’82% e al Sud il 90%<br />
(Figura 1).<br />
Alcune caratteristiche intrinseche<br />
del settore sanitario rendono il<br />
Risk Management un'attività del<br />
tutto peculiare rispetto ai modelli<br />
affermatisi nel settore industriale.<br />
Il principale fattore <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenziazione è dato dal fatto<br />
che è estremamente <strong>di</strong>fficile, se<br />
non impossibile, ricondurre ad<br />
una gestione unitaria gli aspetti <strong>di</strong><br />
rischio inerenti alla sicurezza con<br />
quelli relativi al governo clinico dei<br />
processi assistenziali. La<br />
componente ingegneristica<br />
dell'attività e le tematiche <strong>di</strong><br />
"protezione aziendale", infatti,<br />
sono in genere ritenute<br />
secondarie rispetto alla gestione<br />
del rischio clinico e delle<br />
connesse problematiche etiche,<br />
poiché nell'ambito dell'assistenza<br />
è centrale il danno alla persona,<br />
piuttosto che quello alla struttura.<br />
Tra<strong>di</strong>zionalmente, l'aspetto della<br />
sicurezza è affidato a figure<br />
specifiche (il Responsabile della<br />
Sicurezza, l'Ingegnere Clinico). La<br />
gestione della sicurezza dei<br />
Figura 1: Reclami e pratiche <strong>di</strong> indennizzo<br />
processi clinici, a sua volta, non<br />
può avvalersi <strong>di</strong> modelli mutuati<br />
dall'esperienza industriale e si<br />
colloca più propriamente<br />
nell'ambito dei sistemi per la<br />
qualità dei servizi. Le aziende non<br />
sono meramente attente<br />
all'esplosione delle cause per<br />
Responsabilità Civile che,<br />
dall'inizio degli anni '90<br />
coinvolgono sempre più spesso i<br />
me<strong>di</strong>ci e le aziende; piuttosto, è il<br />
tema della sicurezza che è oramai<br />
stato ampiamente accettato<br />
(almeno negli intenti) come<br />
aspetto imprescin<strong>di</strong>bile dal<br />
servizio <strong>di</strong> qualità. Nell'ambito del<br />
rischio clinico, le aziende sanitarie<br />
hanno generalmente adottato un<br />
approccio amministrativo al<br />
problema, limitandosi all'acquisto<br />
della polizza. In questo ambito il<br />
problema, quin<strong>di</strong>, è l'assenza<br />
nelle aziende <strong>di</strong> una strategia in<br />
grado <strong>di</strong> ricondurre la gestione del<br />
profilo <strong>di</strong> rischio clinico in una<br />
visione più ampia, che coinvolge<br />
l’analisi e la revisione dei propri<br />
processi assistenziali. La<br />
preferenza delle aziende per la<br />
soluzione "esterna", a sua volta,<br />
ha originato <strong>di</strong>storsioni nel<br />
rapporto con il mercato<br />
assicurativo che, fino alla seconda<br />
metà degli anni ‘90, ha mantenuto<br />
un atteggiamento paternalistico.<br />
La conseguenza è stata<br />
l'esclusione delle aziende<br />
dall'accesso all’informazione sulla<br />
gestione dell'iter delle denunce,<br />
quin<strong>di</strong>, debolezza ed eccessiva<br />
<strong>di</strong>pendenza dalle compagnie. Il<br />
problema del danno al paziente<br />
sta emergendo negli ultimi anni<br />
anche nel nostro paese a seguito<br />
<strong>di</strong> numerosi cambiamenti che si<br />
sono verificati e si stanno tutt’oggi<br />
verificando sia all’interno dei<br />
servizi sanitari sia nel rapporto tra<br />
questi e l’esterno (Figura 2).<br />
Si pensa però che questi<br />
cambiamenti non siano sufficienti<br />
a determinare reali ed efficaci<br />
azioni volte al miglioramento della<br />
sicurezza per i pazienti. Solo<br />
attraverso il cambiamento della<br />
<strong>cultura</strong> degli attori coinvolti si<br />
riesce ad affrontare il problema<br />
del rischio clinico. Il primo aspetto<br />
è la necessità <strong>di</strong> passare da un<br />
sistema che gestisce gli eventi<br />
sfavorevoli a un sistema che<br />
gestisce i rischi; passare cioè da<br />
un sistema reattivo (gestione delle<br />
non conformità, gestione delle<br />
emergenze, etc.) a un sistema<br />
prevalentemente proattivo e<br />
preventivo. Altro importante<br />
aspetto è rappresentato dalla<br />
necessità <strong>di</strong> un aumento<br />
dell’attenzione della sicurezza dei<br />
pazienti a tutti i livelli