Aprile - Maggio - Giugno 2007 8 Gnoni: una poesia originale, scevra da edulcorazioni o da estetismi <strong>di</strong> Rossella Rossetti Antonio Gnoni, nelle poesie Partenza, Simbiosi, Terra mia, celebra il connubio esistente tra i luoghi della ‘sua’ terra e la sua gente, l’intima, religiosa poesia che si instaura tra una “Stazione semideserta” e i “pochi” affaccendati “passeggeri”, il “viavai frenetico” <strong>di</strong> chi non chiede nulla e non cerca altro. Eppure dai “sorrisi felici, ostentati”, dalla commozione trattenuta, dal “fischio” “assordante” <strong>di</strong> un treno si sprigiona l’essenza che permea quei luoghi colta da Gnoni alla maniera pavesiana. Ecco che dalla terra esalano i profumi degli ulivi, dei mandorli e dei peschi e degli “azzurri mari profon<strong>di</strong>”, suggestioni sensoriali che sono immagini anche poetiche e coor<strong>di</strong>nate mentali <strong>di</strong> chi in quei luoghi vive. E dalle immagini, il poeta capta quell’elemento impalpabile ma ‘sacro’ insito nella ripetitività dei gesti, la ritualità e la ‘preghiera’ <strong>di</strong> una schiena curva, riarsa dal sole infuocato, <strong>di</strong> una terra “sitibonda del sudore dei figli tuoi”. Dalle atmosfere ‘realiste’ <strong>di</strong> un meriggio ‘assolato’ nasce il surrealismo dei sentimenti e delle passioni intensamente sofferte (nel significato etimologico <strong>di</strong> sub ferre, portare dentro, nascondere), ritratte da Gnoni con tecnica pittorica: “ver<strong>di</strong>, secolari ulivi,/ muti testimoni / <strong>di</strong> amori rubati,/ <strong>di</strong> amori donati”, in Terra mia, Disegno <strong>di</strong> Elisa Cazzetta - <strong>3^</strong>A Scuola Secondaria <strong>di</strong> primo grado - Palmariggi ove l’anafora “terra” e l’uso delle assonanze moltiplicano l’effetto rievocativo e musicale dei termini. E se nella ‘memoria’ dei secolari ulivi, si scorgono le tracce <strong>di</strong> un passato desueto, nella efficace personificazione <strong>di</strong> una “Terra avara”, “matrigna ingrata” ma “laboriosa” riaffiora la ‘storia’ <strong>di</strong> un popolo “forte” e “sanguigno” fiero <strong>di</strong> “profon<strong>di</strong> sentimenti,/ <strong>di</strong> passioni ardenti”. Il connubio tra la storia e le impressioni derivategli dal presente si saldano infine in un “tenero abbraccio” (cfr. Simbiosi) sintesi e suggello <strong>di</strong> tutte le emozioni sensoriali e interiori vissute dal poeta: qui, il cielo “terso” e “luminoso”, le <strong>di</strong>stese azzurre dei mari <strong>di</strong>vengono sinergia e forza propulsiva <strong>di</strong> traiettorie centrifughe, <strong>di</strong> moti vitali e costruttivi che amplificano l’intima comunione con la natura: “Acqua <strong>di</strong> mare pure noi / scivoliamo negli anfratti profon<strong>di</strong>”, cui un gabbiano “felice acconsente / e, pago, vola via”. Attraverso una sottile trama <strong>di</strong> ‘allusioni’ (nel senso <strong>di</strong> ad ludere) e <strong>di</strong> sottili richiami musicali ed evocativi, l’autore riesce a ricostruire una serie <strong>di</strong> intrecci che fondono le liriche in un trittico unitario: nel gioco delle assonanze e degli accostamenti antiteci (“sorrisi felici, ostentati,/ appena abbozzati”, “Negli occhi / visi raggianti,/ nel cuore la preghiera”, cfr. Partenza; “dalle mani nodose,/ affusolate, legnose”, “nella tua miseria / pro<strong>di</strong>ga del tuo niente”, cfr. Terra mia) <strong>di</strong>svela la profonda ‘ironia’ insita nelle cose, quell’accostamento <strong>di</strong> sacro e profano, <strong>di</strong> lieto e <strong>di</strong> amaro costitutivo dell’essenza del vivere umano. Un’ironia, che (riprendendo il concetto <strong>di</strong> ironia in Pavese o <strong>di</strong> umorismo in Pirandello) lo porta a carpire l’aspetto poetico <strong>di</strong> situazioni estreme. E se affiora l’eco <strong>di</strong> Montale (Meriggiare pallido e assorto) o <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong> (“O natura, o natura,/ perché non ren<strong>di</strong> poi / quel che prometti allor? Perché <strong>di</strong> tanto / inganni i figli tuoi?”), sono assenti le asperità dell’uno e il pessimismo dell’altro. Quella <strong>di</strong> Gnoni si configura pertanto come una poesia originale, scevra da edulcorazioni o da estetismi, “generosa” e “schietta”, come la sua ispirazione. POESIA Rossella Rossetti Critico letterario
Aprile - Maggio - Giugno 2007 9 Scuola Secondaria <strong>di</strong> Muro Leccese e Palmariggi: <strong>Unità</strong> <strong>di</strong> Appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>classe</strong> <strong>3^</strong> a cura dei docenti <strong>di</strong> Scuola Secondaria CRESCERE È PROGETTARE NELL’ALTRO… IO: RISPETTOSAMENTE E DIGNITOSAMENTE INSIEME ENERGIA… CHE MUOVE IL MONDO GUERRE E DESIDERI DI PACE IL VILLAGGIO GLOBALE: LUCI ED OMBRE DIDATTICA