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Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista

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Aprile - Maggio - Giugno 2007 72<br />

religione cristiana sulla scena sociale, ha ridato <strong>di</strong>gnità alla fede nella vita dell’uomo, e quin<strong>di</strong> nella letteratura, nella<br />

filosofia, nell’arte. Benemerito, dunque questo convegno, che da Casarano muove a esprimere una nuova istanza, o<br />

focalizzazione, della letteratura, e a rilanciare quella della tra<strong>di</strong>zione in una nuova ottica, che possiamo ben chiamare<br />

l’ottica <strong>di</strong> un nuovo umanesimo.<br />

Andando quin<strong>di</strong> a ritroso - nella stessa <strong>di</strong>mensione storica - sul percorso <strong>di</strong> quell’umanesimo europeo, e risalendo al<br />

punto apicale in cui l’umanesimo classico si trasfonde in quello cristiano, lì si incontra Dante Alighieri, che con la sua<br />

opera volle rifondare la società su base cristiana. Egli, nella linea dei Padri della Chiesa, riprende l’opera e lo spirito dei<br />

gran<strong>di</strong> mastri del passato, e ciò che sul piano filosofico aveva fatto Agostino con Platone e Tommaso con Aristotele, egli<br />

fa con Virgilio, Stazio, Catone, e i tanti scrittori che sfilano nella sua opera. E così fonda la nuova letteratura, la nuova<br />

poesia, al fine <strong>di</strong> rifondare l’uomo, sia l’uomo privato (versante soggettivo, spirituale e religioso) che l’uomo pubblico<br />

(versante politico), per fondare la nuova società nel nesso <strong>di</strong> <strong>cultura</strong> e responsabilità.<br />

Proprio come aveva fatto Socrate, e come molti secoli dopo avrebbe fatto Karol Wojtyla, allo stesso svincolo <strong>di</strong><br />

altrettante fasi epocali, Dante svolge nel Me<strong>di</strong>oevo l’innesto tra l’età antica e quella moderna, quando l’età antica è finita<br />

ma quella nuova non è ancora nata. Dante rilancia la responsabilità della conoscenza, ponendo l’etica al centro <strong>di</strong> ogni<br />

attività umana, sia al centro della <strong>cultura</strong> che della politica, affinché l’etica, cioè la responsabilità sia al centro dell’uomo<br />

nella sua interezza, dell’uomo razionale e spirituale insieme. Ecco perché Dante nella sua opera è polemico e profetico<br />

al tempo stesso, come lo sarebbe stato anche il Manzoni nell’Ottocento, in quanto la forza del suo impegno umano e<br />

civile lo porta da un lato a inveire polemicamente contro le degenerazioni della sua età (famose le sue invettive, tanto da<br />

farle <strong>di</strong>ventare un genere), dall’altro a farsi profeta <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> giustizia per un’umanità rinnovata nella verità.<br />

Attraverso Dante, il Me<strong>di</strong>oevo opera una autentica sintesi <strong>di</strong> civiltà, in quanto il complesso dei valori trasmessi<br />

dall’antichità vengono rilanciati con l’apporto <strong>di</strong> una nuova forza, che è la luce della trascendenza. Tutti quei principi che<br />

avevano connotato l’umanesimo classico si presentano ora inverati e valorizzati, essendo parte <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne naturale che<br />

si riconosce nell’or<strong>di</strong>ne soprannaturale. Così la società umana si regola confrontandosi con quella <strong>di</strong>vina, altrettanto fa<br />

la legge umana riconoscendosi in quella <strong>di</strong>vina, per cui morale, giustizia, libertà ricevono parametri naturali e storici<br />

che sono al tempo stesso assoluti e universali, in quanto speculari ai principi trascendenti ed eterni <strong>di</strong> morale, giustizia,<br />

libertà.<br />

Si rifondano principi eterni, oggi riscoperti o da riscoprire nell’impatto <strong>di</strong> una bruciante attualità, primo tra tutti il concetto<br />

<strong>di</strong> persona e <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità della persona, e poi lo scambio o <strong>di</strong>alogo con altre persone libere, la volontà morale <strong>di</strong> migliorare il<br />

mondo, ma anche <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rlo e <strong>di</strong> preservarlo per le generazioni successive, la libertà in<strong>di</strong>viduale sotto la legge (Dante<br />

pone il libero arbitrio al centro del suo pensiero), il progresso come programma politico che riconosce i limiti dell’uomo e<br />

la sua vulnerabilità, lo spirito critico che obbliga alla tolleranza e al rispetto delle <strong>di</strong>versità, i <strong>di</strong>ritti inviolabili dell’uomo, la<br />

passione della scienza compresa tra curiositas intellettuale e fallibilità della ragione.<br />

Soprattutto Dante è teorico e fondatore della laicità dello stato, e quin<strong>di</strong> dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, che <strong>di</strong>stingue la democrazia<br />

moderna. La sua teoria dei due soli o dei due poteri, con la separazione tra potere politico e potere spirituale, <strong>di</strong>mostra a<br />

quanti ancor oggi rifiutino la compatibilità tra i due termini, che non solo è possibile essere laico e al tempo stesso<br />

cattolico, ma che la sintesi delle due ra<strong>di</strong>ci sta al fondamento della democrazia moderna, che è laica in quanto riconosce<br />

alla società lo spazio della fede. Dimostra d’altra parte a quanti su posizioni opposte tentano <strong>di</strong> minare quella sintesi,<br />

che la laicità è garanzia <strong>di</strong> democrazia e dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Penso non tanto alle confuse forme <strong>di</strong> democrazia negli<br />

stati islamici (democrazia che pertanto non si può esportare o imporre dall’esterno), ma soprattutto a tante pericolose<br />

posizioni, oggi in ascesa nelle stesse democrazie occidentali, che pretendono <strong>di</strong> far saltare quella separazione dei<br />

poteri, perdendo il senso stesso dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

Occorre perciò soprattutto oggi ritornare a Dante e rileggere le sue parole lucide e appassionate <strong>di</strong> vibrante impegno<br />

etico e civile per la sua città, per l’Italia e per l’Impero, quali sono <strong>di</strong>ffuse nel poema. E’ stato detto che nella sua visione<br />

universalistica Dante fosse antistorico, essendo ormai nati gli stati nazionali. Il che in parte è vero, ma a ben guardare<br />

Dante è mosso da quella stessa idea universalistica che si ripropone oggi nel progetto della nuova Europa, la quale<br />

coincideva all’epoca con l’immagine dell’Impero. Quin<strong>di</strong> è un Dante <strong>di</strong> grande attualità anche nella <strong>di</strong>mensione politicocristiana<br />

dell’universalismo europeizzante.<br />

Basta leggere, tra i tanti passi che si possono scegliere, l’invettiva all’Italia nel canto <strong>di</strong> Sordello al VI del Purgatorio:<br />

Ahi serva Italia <strong>di</strong> dolore ostello;<br />

nave senza nocchiero in gran tempesta,<br />

non donna <strong>di</strong> province ma bordello (vv. 76-78).<br />

Il furore polemico, reso pensoso dalla malinconia della con<strong>di</strong>zione purgatoriale, si esprime in una serie <strong>di</strong> immagini<br />

accese e realistiche, <strong>di</strong> forte espressività, quasi espressionistiche, che si snodano a partire da qui con l’immagine <strong>di</strong> una<br />

nave sbattuta dai venti, poi con quella <strong>di</strong> una meretrice; <strong>di</strong> seguito con l’immagine <strong>di</strong> un cavallo impazzito, <strong>di</strong>ffusa e<br />

ripresa anche a <strong>di</strong>stanza in ampio giro <strong>di</strong> versi; infine, nel finale, con la metafora dell’ammalata nel suo letto <strong>di</strong><br />

sofferenze. Ve<strong>di</strong>amo in particolare l’immagine, centrale, del cavallo:<br />

Che val perché ti racconciasse il freno<br />

Iustiniano, se la sella è vota?<br />

Senz’esso fora la vergogna meno.<br />

Ahi gente che dovresti esser devota,<br />

e lasciar seder Cesare in la sella,<br />

se bene inten<strong>di</strong> ciò che Dio ti nota,<br />

guarda come esta fiera è fatta fella

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