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Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista

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Aprile - Maggio - Giugno 2007 43<br />

guida dell’educazione, sia come<br />

“<strong>di</strong>sciplina mentale”. Per lo<br />

Spencer il sapere deve essere<br />

costituito da cognizioni utili che<br />

servano sia a regolare la condotta<br />

degli uomini, sia a fortificare le<br />

facoltà mentali: contrario<br />

all’economia della natura sarebbe,<br />

infatti, l’esigenza <strong>di</strong> un duplice tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>cultura</strong> per giungere ai due<br />

risultati. Prova della vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un<br />

unico tipo <strong>di</strong> sapere e,<br />

precisamente, <strong>di</strong> quello costituito<br />

da cognizioni utili sia come guida<br />

della condotta degli uomini, sia<br />

come formazione delle facoltà<br />

umane è, per lo Spencer, il fatto<br />

che le facoltà, sia naturali che<br />

mentali, si sviluppano sempre in<br />

corrispondenza dell’adempimento<br />

delle funzioni che devono<br />

compiere. Ma per il Carabellese,<br />

lo Spencer opera, ingiustificata-<br />

mente, il passaggio <strong>di</strong> un fatto che<br />

si svolge nell’or<strong>di</strong>ne della natura,<br />

a criterio <strong>di</strong> valutazione nel campo<br />

umano, in un campo, cioè,<br />

dominato dalla volontà. Né,<br />

Pantaleo Carabellese<br />

d’altronde, il Carabellese trova un<br />

riscontro del criterio dello Spencer<br />

nella realtà, dove si nota che una<br />

maggiore potenzialità hanno, non<br />

coloro che posseggono un<br />

maggior numero <strong>di</strong> cognizioni utili,<br />

ma coloro che hanno l’attitu<strong>di</strong>ne a<br />

possedere cognizioni, anche<br />

meno utili, ma <strong>di</strong> maggiore valore<br />

formale. Il Carabellese sottolinea,<br />

dunque, la precedenza e la<br />

maggiore importanza<br />

dell’educazione formativa rispetto<br />

a quella informativa, anche se il<br />

criterio proposto dallo Spencer<br />

porta ad una negazione dell’una e<br />

dell’altra: alla negazione,<br />

implicitamente, dell’educazione<br />

formativa, in quanto l’educazione<br />

si deve basare, essenzialmente,<br />

su cognizioni utili, alla negazione,<br />

implicitamente, dell’educazione<br />

informativa, poiché, se è vero che<br />

le facoltà mentali si sviluppano, si<br />

formano, si “educano” attraverso<br />

l’esercizio delle loro funzioni come<br />

avviene per le facoltà naturali, è<br />

anche vero che le facoltà naturali<br />

non si educano, non si preparano<br />

alla loro potenzialità integrale, ma,<br />

semplicemente, si attuano, per cui<br />

una semplice attuazione e non<br />

una formazione, una educazione<br />

bisogna riscontrare anche nelle<br />

facoltà mentali. Attraverso la<br />

polemica che sorge con il<br />

pedagogista Tommaso<br />

D’Aragona, il Carabellese ha<br />

modo <strong>di</strong> chiarire maggiormente la<br />

propria opposizione al positivismo<br />

pedagogico del quale non accetta<br />

più la riduzione della educazione<br />

allo sviluppo naturale psichico o<br />

fisiologico dell’in<strong>di</strong>viduo e, quin<strong>di</strong>,<br />

la sua riduzione ad un fatto<br />

in<strong>di</strong>vidualistico e spontaneo e,<br />

cioè, ad ogni sviluppo che ogni<br />

essere vivente consegue in<br />

funzione del suo agire in mezzo a<br />

stimoli che provengono dalle<br />

azioni che il mondo esterno<br />

esercita su <strong>di</strong> esso. Ha modo <strong>di</strong><br />

puntualizzare la sua posizione<br />

negativa nei confronti della teoria<br />

pedagogica dello Herbart<br />

negando la possibilità <strong>di</strong> porre a<br />

fondamento del fatto educativo le<br />

conoscenze psicologiche ed<br />

etiche e <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re la propria<br />

posizione nei confronti della teoria<br />

pedagogica del positivista Saverio<br />

De Dominicis che, considerando<br />

la scienza pedagogica come<br />

l’organizzazione logica del fatto<br />

educativo e l’arte educativa come<br />

l’attuazione della scienza secondo<br />

lo sviluppo dell’educando, fa<br />

apparire il fatto educativo come<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dall’arte<br />

educativa, laddove, per Pantaleo<br />

Carabellese, essi coincidono nel<br />

contenuto e nell’estensione.<br />

L’errore del De Dominicis sta nel<br />

considerare il fatto educativo<br />

come un fatto naturale ed<br />

universale, <strong>di</strong> cui è possibile<br />

cogliere le leggi che si<br />

organizzano nella scienza<br />

pedagogica e che, nel momento<br />

in cui sono applicate ai singoli<br />

in<strong>di</strong>vidui attraverso delle azioni<br />

compiute da altri in<strong>di</strong>vidui, non<br />

sono più universali e determinano<br />

l’arte pedagogica che è attività<br />

creativa in<strong>di</strong>viduale. Per<br />

Carabellese, queste attività<br />

compiute sono esse stesse fatti<br />

educativi e l’arte educativa<br />

coincide con il “fatto educativo”.<br />

Rita Stanca

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