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Unità di Apprendimento, classe 3^ - scuola e cultura - rivista

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Aprile - Maggio - Giugno 2007 91<br />

L a S h o a h …<br />

…Attraverso gli occhi dei bambini<br />

LA PERSECUZIONE ANTISEMITA IN ITALIA<br />

In Italia la Shoah assume caratteristiche <strong>di</strong>verse dagli altri Paesi europei, in quanto, sino agli anni<br />

Trenta non si può parlare <strong>di</strong> vero e proprio antisemitismo.<br />

Nel 1933 Mussolini, tuttavia, assume nei confronti degli Ebrei un atteggiamento ambiguo; accoglie i profughi<br />

dalla Germania ma permette la propaganda antisemita.<br />

Ancora fino al 1938 Mussolini afferma che la politica razziale fascista è molto <strong>di</strong>versa da quella attuata da<br />

Hitler, ma nello stesso tempo, pre<strong>di</strong>spone gli strumenti per la persecuzione giuri<strong>di</strong>ca degli Ebrei e dà il via<br />

all’antisemitismo <strong>di</strong> Stato.<br />

Nel settembre 1938, allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la razza italiana, vengono emanate le leggi razziali con le quali gli<br />

Ebrei sono allontanati dalle scuole e dalle cariche pubbliche.<br />

Se fino al 1943 il fascismo non ha appoggiato il progetto nazista ora la cooperazione tra i due alleati dell’Asse<br />

viene attuata pienamente. Nella gestione della persecuzione i fascisti forniscono le strutture, mentre i nazisti si<br />

occupano della deportazione verso la Germania e la Polonia.<br />

Le prime gran<strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> persecuzione hanno inizio nell’ottobre del 1943 a Trieste e a Roma.<br />

Quest’ultima, sotto la <strong>di</strong>rezione tedesca, si conclude con la prima deportazione dall’Italia verso il Lager <strong>di</strong><br />

Auschwitz.<br />

La vastità dello sterminio ebraico in Italia emergerà solo dopo la capitolazione nazifascista.<br />

I BAMBINI ITALIANI E LA SHOAH<br />

La percentuale <strong>di</strong> bambini catturati e deportati dall’Italia è maggiore rispetto alle cifre <strong>di</strong> Francia e Belgio.<br />

Molti bambini Italiani vengono deportati perché le loro famiglie non hanno saputo mettersi in salvo in tempo<br />

come racconta Sultana Razon nata nel 1932 da genitori <strong>di</strong> origine Turca:<br />

I primi ricor<strong>di</strong> che ho sono i bauli, che mia mamma riempiva, ancora nel ’36 e ’37, per andare in America,<br />

perché mio papà aveva un sacco <strong>di</strong> fratelli a Cuba, in Messico…Questo è il primo ricordo che ho. I Bauli son<br />

sempre rimasti in corridoio, sempre pieni, mai spe<strong>di</strong>ti, perché poi non siamo partiti. Con l’uscita delle leggi<br />

razziali iniziavamo ad avvertire l’ostilità, se ne parlava in casa, ma non avevo molto sentore, sentivo che c’era<br />

trambusto in casa, i pianti <strong>di</strong> mia mamma, <strong>di</strong>scussioni perché mio padre avrebbe voluto andare via dall’Italia, e<br />

lì erano iniziate le opposizioni della mamma che non voleva muoversi, pensava che fosse tutto una cosa<br />

passeggera. Non siamo partiti per aspettare l’evolversi delle cose. Finché ci si è resi conto che forse era<br />

meglio se fossimo partiti….<br />

La famiglia <strong>di</strong> Sultana non comprende subito l’approssimarsi del pericolo neanche quando viene condotta nel<br />

campo <strong>di</strong> Ferramenti <strong>di</strong> Tarzia in Calabria, perché molto <strong>di</strong>verso dagli altri campi <strong>di</strong> internamento italiani.<br />

Sultana Razon infatti ricorda:<br />

“Devo <strong>di</strong>re che il campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Ferramenti non era molto…rigido, era abbastanza<br />

grande…c’erano i casermoni e gli alberi, il sole. Era estate, quin<strong>di</strong> era abbastanza piacevole, c’era molta<br />

gente…non è stato un trauma, assolutamente”.<br />

Con l’occupazione tedesca Sultana viene deportata prima a Fossoli <strong>di</strong> Carpi e poi a Bergen Belsen ed è qui<br />

che si scontra con la durissima realtà del lager:<br />

“C’erano le baracche, e ricordo che c’era il water dentro. Era una specie <strong>di</strong> stazione interme<strong>di</strong>a, nel senso che<br />

tutti aspettano e c’era gente che andava e veniva in continuazione, era un ricambio continuo. Arrivava gente, e<br />

altri partivano la mattina. Rispetto a Ferramenti già era peggio, perché poi oltretutto era inverno, faceva freddo,<br />

e lì sulla paglia, per terra.<br />

Nei bambini sopravvissuti più che il ricordo dei campi italiani, emerge quello del viaggio verso il campo <strong>di</strong><br />

sterminio <strong>di</strong> Auschwitz.<br />

I bambini soffrono molto la sete e la mancanza d’aria: così ricorda Liliana Segre:<br />

“Il viaggio verso Auschwitz è uno dei capitoli più terribili della Shoah. Il mio è durato sei giorni e per sei giorni<br />

questa umanità viveva stipata nel vagone con le sue miserie, con i suoi bisogni fisici, con i suoi odori <strong>di</strong> sudore,<br />

<strong>di</strong> urina, <strong>di</strong> paura. All’inizio fu il tempo del pianto. La seconda parte del viaggio fu quella della preghiera. Poi ci<br />

fu l’ultima parte quella del silenzio:un silenzio solenne, importante, più denso <strong>di</strong> qualsiasi pianto o preghiera.<br />

Non c’era più nulla da <strong>di</strong>re”.

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