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Sonetti contro l'Ariosto, giudice de' Savi in Ferrara - Carla Rossi ...

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1. Il “Giudice de’ <strong>Savi</strong>” di <strong>Ferrara</strong><br />

I<br />

Introduzione<br />

Il 28 gennaio del 1486, il ferrarese Niccolò Ariosto, <strong>in</strong>vestito alcuni anni prima<br />

del mero titolo di conte (senza feudo) dall’Imperatore Federico III, già capitano<br />

della cittadella di Reggio dal 1472 al 1480, capitano <strong>in</strong> Poles<strong>in</strong>e durante la<br />

guerra <strong>contro</strong> i veneziani (1481-82) e tesoriere generale delle milizie estensi,<br />

venne nom<strong>in</strong>ato dal proprio protettore, il duca Ercole I d’Este, “Giudice de’ XII<br />

<strong>Savi</strong>”, ossia capo dell’amm<strong>in</strong>istrazione comunale di <strong>Ferrara</strong> 16 .<br />

Michele Catalano, nella sua biografia di Ludovico Ariosto 17 , si domanda come<br />

avesse fatto il padre del poeta ad ottenere una carica tanto prestigiosa e avanza<br />

l’ipotesi che l’avesse comprata, come avveniva allora per molti impieghi di<br />

corte e del comune. La verità storica è, se possibile, anche peggiore: sappiamo<br />

difatti che il duca aveva un debito aperto con il neo-conte il quale, nel 1471, aveva<br />

partecipato al complotto, ordito a Modena, per uccidere il legittimo duca di<br />

<strong>Ferrara</strong>, Niccolò di Lionello d’Este. La nom<strong>in</strong>a dell’Ariosto a Giudice dei <strong>Savi</strong><br />

serviva, verosimilmente, all’estense per disobbligarsi e al conte per trarne facili<br />

guadagni ed un certo potere. Nel Quattrocento, <strong>in</strong>fatti, il pr<strong>in</strong>cipale organo del<br />

comune di <strong>Ferrara</strong> era il consiglio dei <strong>Savi</strong> (derivante dal m<strong>in</strong>or consiglio medievale),<br />

i cui membri venivano nom<strong>in</strong>ati direttamente dal duca, al pari del Giudice<br />

che li presiedeva e di ogni altro ufficiale e magistrato cittad<strong>in</strong>o, compreso il massaro<br />

che gestiva le entrate del comune.<br />

Quella di Giudice dei <strong>Savi</strong>, def<strong>in</strong>ito «pater moderatorque patriae et praefectus<br />

universitatis» 18 , sebbene fosse una carica di grande prestigio all’<strong>in</strong>terno del consiglio,<br />

comportava mansioni <strong>in</strong> realtà piuttosto circoscritte che si limitavano, per<br />

lo più, a compiti di rappresentanza: immissione nell’officio del podestà 19 , posi-<br />

16 La carica equivaleva a quella di Gonfaloniere <strong>in</strong> altre città.<br />

17 M. CATALANO, Vita di Ludovico Ariosto, G<strong>in</strong>evra, Olschki, 1931, I, p. 61.<br />

18 Cfr. Statuta Ferrariae, Anno MCCLXXXVII, cc. 1r-v.<br />

19 Le cronache ferraresi ricordano, ad esempio, l’immissione <strong>in</strong> ufficio da parte dell’Ariosto<br />

del podestà Jacomo Baiardo, gentiluomo di Parma, nel gennaio del 1487:<br />

«acompagnato a cavallo da li zentilhom<strong>in</strong>i con le trombe e coi stendardi. Al quale el Magnifico<br />

Zudexe di XII <strong>Savi</strong>i, messer Niccolò di Ariosti, ge dette la bacheta al tribunale,<br />

<strong>in</strong> presentia di XII Sapienti» (Diario ferrarese, p. 177).

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