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Sonetti contro l'Ariosto, giudice de' Savi in Ferrara - Carla Rossi ...

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I Testi<br />

VI.<br />

All’<strong>in</strong>izio, afferma il Pistoia, ha chiamato rispettosamente il Giudice de’ <strong>Savi</strong> ser Nicolò,<br />

non conoscendolo bene, adesso gli darà mordacemente della Magnificenza (nelle<br />

cronache ferraresi il Giudice de’ <strong>Savi</strong> è sempre detto ‘Magnifico’), giacché ne conosce lo<br />

stato e la condizione (di gran ladro). Aggiunge che se l’Ariosto gli farà l’onore di avvisarlo<br />

quando sta per uscire di casa, egli si accoderà alla schiera della sua corte e sarà disposto<br />

ad ossequiarlo togliendosi non solo il berretto al suo passaggio, ma anche le braghe,<br />

giacché il Giudice pare gradire il fetore (<strong>in</strong>teso come lezzo di traffici illeciti). Presto,<br />

lo ammonisce il Poeta, si andrà a Gioetta (v. 15), luogo di festa e svaghi, perciò sarà<br />

bene che l’Ariosto raff<strong>in</strong>i il suo gioco.<br />

3. magnificenza: «Magnificenza si è una virtù, che s’ adopera nelle ricchezze, e solamente<br />

nelle grandi spese» (Voc. Crusca). Poco più avanti, <strong>in</strong>fatti, gli darà del Magnifico<br />

(Sonetto XVII).<br />

10. setta: ‘schiera’.<br />

12. bretta: cfr. Sonetto II, v. 11.<br />

14. Zoetta: vale per ‘Zueca’ ovvero ‘Giovecca’. Il nome fa la sua apparizione <strong>in</strong> un<br />

documento ferrarese del 1401, <strong>in</strong> cui si accenna a certo Ioannes T<strong>in</strong>tus pelachanus (conciatore<br />

di pelli), de Zueca. Ed appare pure nel 1438 <strong>in</strong> una bolla di Papa Eugenio IV <strong>in</strong><br />

cui si accenna ad una “Zudecha Turres<strong>in</strong>oru”. A <strong>Ferrara</strong> la denom<strong>in</strong>azione di Zueca o<br />

Zudecha <strong>in</strong>dicava una località posta nei pressi dell’attuale Giovecca nel suo ultimo tratto<br />

verso Levante. Luigi Napoleone Cittadella, che toccò tutti i tasti della storia ferrarese,<br />

nel suo Notizie relative a <strong>Ferrara</strong>, edito nel 1564, ipotizzò che Giovecca potesse derivare<br />

dalla parola provenzale “Iuec” gioco, <strong>in</strong>dicante un luogo adibito a giuochi, a divertimenti,<br />

ad assembramenti festaioli e che non avesse nulla a che vedere con “Zudeca”,<br />

cioè Giudecca, che a <strong>Ferrara</strong>, come <strong>in</strong> altre città (si pensi a Venezia), <strong>in</strong>dicava il luogo<br />

degli ebrei. Il lemma, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> questo sonetto, sta senz’altro per ‘luogo adibito a giochi’<br />

(cfr. v. 17).<br />

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