Sonetti contro l'Ariosto, giudice de' Savi in Ferrara - Carla Rossi ...
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Introduzione<br />
L’Ariosto succedeva, nella carica, al ricco e rispettabile Bonifacio Bevilacqua,<br />
il quale aveva operato con correttezza ed era stimato dalla popolazione; al<br />
contrario del suo predecessore, il conte Niccolò era un uomo avido e senza scrupoli<br />
e, come giustamente notava Giuseppe Pardi, «il duca potrebbe aver pensato<br />
che egli fosse capace di ricavare le maggiori somme possibili dalle imposte comunali.<br />
L’esonero di Bonifacio Bevilacqua non può essere accaduto perché egli<br />
avesse fatto guadagni illeciti, ma perché forse non era abbastanza energico nell’imporre<br />
il pagamento delle tasse e non faceva rendere abbastanza all’erario comunale<br />
e ducale» 23 .<br />
Così, già il primo gennaio del 1488, <strong>in</strong> occasione dell’<strong>in</strong>sediamento di un<br />
nuovo e giovane podestà a <strong>Ferrara</strong>, i <strong>Savi</strong>, nel corso della seduta pubblica, manifestarono<br />
il loro risentimento nei confronti dell’Ariosto, il cui operato illecito era<br />
talmente palese da imbarazzare i colleghi 24 ; tanto che, alla f<strong>in</strong>e del 1488, il conte<br />
Ariosto, a neppure tre anni dalla sua prestigiosa nom<strong>in</strong>a, venne sollevato, repent<strong>in</strong>amente,<br />
dal redditizio <strong>in</strong>carico dal duca che, declassandolo, nel marzo dello<br />
stesso anno, lo <strong>in</strong>viò come capitano a Modena. Le cosiddette “vacchette” del comune<br />
di Modena, custodite presso l’Archivio Storico Comunale, registrano il<br />
suo <strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> città fra una gran turba di cittad<strong>in</strong>i:<br />
Nicolaus de Areostis comes <strong>in</strong>travit honorifice pro Capitaneo huius alme civitatis<br />
Mut<strong>in</strong>e magna civium comitante caterva 1489 die XXVIII febr.<br />
A dar credito ad un anonimo poeta dell’epoca, i modenesi avevano ben poche<br />
ragioni di festeggiare l’<strong>in</strong>gresso del nuovo capitano <strong>in</strong> città: Modena si lamenta e<br />
dice Oimè / io mi sento doler forte la testa, / perché <strong>Ferrara</strong> giubila e fa festa, /<br />
della sua febbre che venir mi dè // Misera agnella mè, che mal per me, / dal gran<br />
suo lupo <strong>in</strong> preda son richiesta, / ché se ’l Pastor mio aduito non mi presta, /<br />
scannata ho già la pelle per mia fé. (son. XXI). Il motivo dell’allontanamento<br />
del conte Ariosto dalla capitale del ducato estense risiedeva giustappunto nel fatto<br />
che, nei quasi tre anni trascorsi a capo dell’amm<strong>in</strong>istrazione comunale, egli si<br />
era manifestamente arricchito a spese dei suoi concittad<strong>in</strong>i ed era divenuto celeberrimo<br />
per le sue <strong>in</strong>sistenti e cont<strong>in</strong>ue estorsioni, ruberie e violenze.<br />
Che il padre di Ludovico fosse un uomo violento e iracondo è cosa risaputa<br />
presso i biografi del poeta e Girolamo Baruffaldi, nella Vita di Lodovico Ariosto<br />
25 riferisce di una lettera, conservata presso l’Archivio estense, a firma di Niccolò<br />
<strong>in</strong> cui il conte, da Modena, si vantava col duca di esser riuscito ad estorcere<br />
con la tortura ad un povero <strong>in</strong>nocente una dettagliata confessione.<br />
Il 5 aprile del 1487, il duca Ercole I convocò i <strong>Savi</strong>, per annunciare loro la<br />
23 Cfr. Diario ferrarese, p. 172.<br />
24 Cfr. CATALANO, Vita di Ludovico Ariosto, cit., I, p. 61.<br />
25 Cfr. G. BARUFFALDI, Vita di Lodovico Ariosto, <strong>Ferrara</strong>, 1807, p. 23.<br />
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