Sonetti contro l'Ariosto, giudice de' Savi in Ferrara - Carla Rossi ...
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Introduzione<br />
uccel struzzo. Ancor più espliciti sono i vv. 7-8, col riferimento alla galeazza e a<br />
un personaggio che m’ha col trotto suo cangiato il passo. Infatti, come palesato<br />
anche dal ventesimo sonetto della collana qui riprodotto, il nome del successore<br />
dell’Ariosto era Galeazzo Trotti. Sono stati proprio questi versi a trarre <strong>in</strong> <strong>in</strong>ganno<br />
Pèrcopo che, <strong>in</strong> Correzioni e giunte <strong>in</strong> appendice alla sua citata edizione dei<br />
sonetti del Pistoia, scrive che questo componimento è: «diretto, come il seguente<br />
sonetto (CLVII) <strong>contro</strong> Galeazzo de’ Trotti che, dal 1489 al 91, fu <strong>giudice</strong> de’ savi<br />
<strong>in</strong> <strong>Ferrara</strong>. Difatti <strong>in</strong> questo sonetto è detto di lui che, partendo da <strong>Ferrara</strong>, va<br />
<strong>in</strong> mar tranquillo, <strong>in</strong> quella galeazza […] ov’è chiara l’allusione al duca di Milano<br />
Gian Galeazzo Sforza» 62 .<br />
Un dato sostanziale che <strong>in</strong>valida la tesi di Pèrcopo è che Galeazzo Trotti non<br />
venne mai casso dal suo officio, ma morì dopo due anni dall’elezione a Giudice<br />
dei <strong>Savi</strong>, mentre era ancora <strong>in</strong> carica (non ebbe dunque il tempo, ammesso che lo<br />
abbia mai pensato, di recarsi a Milano presso lo Sforza). Certo, neppure il Trotti<br />
fu uno st<strong>in</strong>co di santo e non fece che perpetrare le malefatte dell’Ariosto, tanto<br />
che quando morì, così scrisse il cronista Hondedio, al suo spettacolare funerale<br />
assistette una gran turba di ferraresi «perché non credeano che ’l fusse morto et<br />
se davano a credere che ’l dovesse resuscitare et essergli acagnato a’ fianchi per<br />
devorargli quel altro pocho che gli era restato» 63 ; Galeazzo fu sepolto nel duomo<br />
di <strong>Ferrara</strong>, sebbene «passò de questa vita senza confessione e senza alcuno segno<br />
de contritione di suoi pechati, ma più presto afeccionato pure a fare dele facende,<br />
dandose ad <strong>in</strong>tendere che la morte li fusse lontana» 64 .<br />
Il Pèrcopo pare non accorgersi, poi, che nell’ottavo verso del sonetto 156 il<br />
Pistoia scrive che ei ha cambiato il passo del locutore col suo trotto: il Trotti,<br />
fuor di metafora, ha dato il cambio all’Ariosto. Nei versi successivi vien detto<br />
che il luogo dove questo personaggio casso sta per andare, è noto a tutti. Ora, il<br />
gioco di parole del Pistoia sul term<strong>in</strong>e galeazza è doppio: <strong>in</strong>fatti, la galeazza<br />
(chiara allusione al nome del Trotti, Galeazzo, e non certo al nome dello Sforza,<br />
Gian Galeazzo, che nulla ha a che vedere con la vicenda), è un bastimento a vela<br />
e a remi; ma una delle ville dell’Ariosto, fatta costruire su un terreno di proprietà<br />
del fratello Francesco, si chiamava proprio Barchetta. Non è escluso che il Pistoia<br />
alluda qui al fatto che l’Ariosto, destituito dal duca, lasciata <strong>Ferrara</strong> (dove<br />
abitava <strong>in</strong> una casa <strong>in</strong> via Gioco del Pallone), potesse andare a vivere <strong>in</strong> mar<br />
tranquillo, <strong>in</strong> quella Galeazza. A ciò si aggiunga che il locutore del sonetto dice<br />
che egli se ne va per volontà del Duca Ercole I (v. 10), il quale lo vuole punire,<br />
facendogli sperimentare una delle sue leggendarie fatiche (gli scrittori cortigiani<br />
estensi, <strong>in</strong>fatti, come ricorda lo stesso Pèrcopo 65 , attribuivano al duca Ercole I le<br />
62<br />
PÈRCOPO, I <strong>Sonetti</strong> faceti, cit., p. 658.<br />
63<br />
HONDEDIO, c. 23v.<br />
64 Ibid.<br />
65 Ibid., p. 193.<br />
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