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Sonetti contro l'Ariosto, giudice de' Savi in Ferrara - Carla Rossi ...

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20 <strong>Sonetti</strong> <strong>contro</strong> l’Ariosto<br />

tema della monacazione della donna amata): un epilogo sarcastico per un canzoniere<br />

di sonetti faceti, osceni, pungenti e anticlericali. Posta a conclusione dell’<strong>in</strong>tera<br />

raccolta, la Disperata, pur rispondendo perfettamente ai canoni del genere,<br />

presenta una peculiarità rispetto a tutte le altre Disperate del R<strong>in</strong>ascimento.<br />

Essa è venata d’una amara ironia, <strong>in</strong>sita nel messaggio stesso del componimento:<br />

“altra via di salir al ciel ci resta che non i conventi”. Monacandosi, la donna<br />

amata ha privato il poeta non solo di sè medesima, ma anche della possibilità di<br />

salvezza attraverso l’amore.<br />

Erasmo Pèrcopo considerò, <strong>in</strong>vece, il componimento un epicedio per la<br />

scomparsa di Beatrice d’Este, la giovane moglie di Ludovico il Moro, morta il 3<br />

gennaio del 1497 di parto, all’età di ventidue anni (l’<strong>in</strong>terpretazione si basa, più<br />

che sull’esegesi testuale, su una lettera 53 , priva di data, con cui il Pistoia dedica a<br />

un anonimo dest<strong>in</strong>atario la raccolta di componimenti parzialmente tramandata<br />

dal cod. Bolognese 2618, un manoscritto mutilo, <strong>in</strong> cui però non figura il testo<br />

della Disperata). Per lo studioso napoletano, il tono e l’argomento del componimento<br />

risultano talmente <strong>in</strong> dissonanza con l’<strong>in</strong>sieme della raccolta dei sonetti<br />

del Pistoia, da <strong>in</strong>durlo a mutilare il codice Ambrosiano H. 223.<br />

Allo stesso modo, appaiono piuttosto discutibili i motivi che <strong>in</strong>dussero il Pèrcopo<br />

a resp<strong>in</strong>gere la proposta del Cappelli, che voleva attribuire al Pistoia i <strong>Sonetti</strong><br />

<strong>contro</strong> l’Ariosto; egli <strong>in</strong>fatti, non trovandoli nel codice Ambrosiano, scrive:<br />

«non vi compariscono affatto quegli arguti e virulenti sonetti <strong>contro</strong> il Cosmico,<br />

come non vi compariscono quegli altri, non men belli e terribili, <strong>contro</strong> Niccolò<br />

Ariosti, che lo stesso Cappelli volle, senza alcun solido fondamento, pure affibbiare<br />

al nostro. Se veramente del Cammelli, l’una e l’altra di queste serie avrebber<br />

trovato <strong>in</strong>dubbiamente il loro posto accanto a quelle consimili <strong>contro</strong> il Bell<strong>in</strong>cioni,<br />

il Sasso, il Ciampante ed altri mal capitati rimatori e pubblici ufficiali» 54 .<br />

5. La l<strong>in</strong>gua dei <strong>Sonetti</strong> <strong>contro</strong> Niccolò Ariosto<br />

Come accennato al punto 1 di questa Introduzione, il Cappelli ebbe fondamentalmente<br />

due dubbi riguardo all’attribuzione al Pistoia della corona di sonetti<br />

satirici <strong>contro</strong> l’Ariosto: il primo, come s’è visto, concerneva la presenza del<br />

Pistoia a <strong>Ferrara</strong> negli anni <strong>in</strong> cui venne redatta la corona (ma, come ci aiuta a<br />

chiarire il Caleff<strong>in</strong>i, attraverso la testimonianza delle sue Croniche, il Cappelli<br />

posticipò erroneamente la composizione di almeno dieci anni). Il fatto che il Pistoia,<br />

all’epoca della redazione dei sonetti <strong>contro</strong> l’Ariosto (dal giugno del 1487<br />

al gennaio 1489) non fosse più a <strong>Ferrara</strong>, come paventò Cappelli, è dunque assolutamente<br />

<strong>in</strong>esatto: <strong>in</strong>fatti, è evidente che i sonetti tràditi dal codice Ambrosiano<br />

53 Pubblicata da R. RENIER <strong>in</strong> I sonetti del Pistoia giusta l’apografo Trivulziano, Tor<strong>in</strong>o,<br />

Loescher, 1888.<br />

54<br />

PÈRCOPO, I <strong>Sonetti</strong> faceti, cit., p. XXVI.

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