Latinoamericana mondiale 2012 - Agenda Latinoamericana-Mundial
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lo sostenta e allo stesso tempo mostra la sua proprietà; voci! Il monte è alto: ka’á yvaté; è grande: ka’á guasú; è<br />
è il tekó katú, il modo di essere autentico e legittimo, bello: ka’á porã; è dorato e perfetto: ka’áju; è come una<br />
norma e legge del ben vivere. Tutto questo costituisce fiamma che risplende: ka’á rendy; è la cosa brillante. I<br />
una vera filosofia - e teologia - guaranì, formulata si- fiumi sono chiari: satí; bianchi: morotí; neri: hu; dorati:<br />
stematicamente, di cui la maggior parte di loro sa dare pytã; o come una corrente di acqua coronata di piume:<br />
ragione, non solo i saggi e gli sciamani, gli anziani e le paragua’y. Il mare è, infine, il colore di tutti i colori: pará.<br />
anziane, ma anche i bambini e gli adolescenti. Il.male.nella.terra<br />
È cosa comune che ognuno, a suo modo, sia capace È certo che la storia più recente ha privato i popoli<br />
di dare ragione delle sue conoscenze ed esperienze. Pro- guaranì delle loro selve, ha deforestato le loro montafeti<br />
e poeti nell’atto del cantare le loro ispirazioni sono gne e ha avvelenato coi pesticidi i loro fiumi e ruscelli;<br />
anche teologi, che sanno spiegare l’origine della Parola il tekó porã si è volto in tekó vaí, mal vivere insopporta-<br />
e le relazioni delle parole tra loro. Questa è una constabile per il quale non ci sono parole.<br />
tazione che gli etnografi registrano con ammirazione. La storia coloniale è per il guaraní una progressione<br />
La teologia della parola-anima presuppone la filoso- di mali che sembra non avere fine né limite. Il peggiore<br />
fia della permanenza terrena come immagine imperfetta di tutti i mali coloniali sarà semplicemente negare la<br />
di una perfezione ideale, il fascino per la terra nuova terra ai guaranì. Per andare dove? Sia a oriente che a<br />
e, soprattutto, la prevalenza del mutuo amore, il cui occidente, la stessa devastazione, lo stesso accerchia-<br />
simbolo è la festa rituale con bevande e canti come un mento. Quella terra che ancora non è stata riempita<br />
banchetto senza fine.<br />
di traffico né sfruttata, che non è stata violata né<br />
Il.luogo.in.cui.siamo.ciò.che.siamo.<br />
edificata, che era una delle proiezioni ideali della ter-<br />
Nella cosmovisione guaranì, la terra abitata dagli ra-senza-mali, yvy marane’y, semplicemente non esiste<br />
uomini è concepita come tekohá, luogo di vita e con- più. Scompaiono le foreste e i monti, tutto diventa un<br />
vivenza con tutti gli esseri viventi. Ñandé tekohá è il campo e i campi sono reclamati dai bianchi per le loro<br />
luogo in cui siamo ciò che siamo, il luogo del nostro mucche e per piantare soia. Tutta la terra è diventata<br />
modo di essere e della nostra cultura. La parola tekohá male; il mba’é meguã - la cosa cattiva - ricopre tutto.<br />
contiene una visione olistica, ossia significa e produce Migrante e pertanto spesso esule, il guaranì non era<br />
allo stesso tempo relazioni economiche, sociali, politi- mai stato un esiliato. Adesso, in cerca della terra-senche,<br />
ecologiche e religiose tali che «senza tekohá non za-mali, teme il giorno in cui ci sarà solo il male senza<br />
c’è tekó» (senza un luogo in cui essere non c’è modo terra; sarebbe l’esilio totale.<br />
di essere). Il guaraní ha bisogno della terra con tutta Si è parlato del pessimismo guaranì, di cui sarebbe<br />
la sua vita dentro, per poter vivere la sua cultura e per prova l’enorme quantità di suicidi negli ultimi anni,<br />
essere guaraní.<br />
specialmente tra i giovani di ambo i sessi. Impiccati o<br />
La vita guaraní è destinata all’interrelazione, alla avvelenati, negano la parola del ben vivere.<br />
reciprocità. Il mito dei Gemelli sottolinea l’interrelazio- Però la memoria del tekó porã è ancora molto prene<br />
tra la terra e l’umanità come primo ordine creaturale: sente e si parla del ben vivere come qualcosa di possibi-<br />
Ñanderuvusú (Nostro Padre grande) aveva il sole sul le che sta per tornare. Le parole che riferiscono questo<br />
petto. Egli portò la croce originaria (yvyrá joasá), la modo di essere e di porsi non hanno perso forza. La<br />
collocò in direzione dell’est, schiacciò sopra e iniziò a ricerca della yvy marane’y, della terra-senza-mali, anima<br />
formarsi la terra. La croce è rimasta fino ad oggi come il l’agitare instancabile delle sue maracas e il rimbombare<br />
sostegno della terra. Quando Egli toglierà il sostegno, la del ritmo dei suoi bastoni nelle notti di canto e danza.<br />
terra cadrà (inizio del mito dei Gemelli).<br />
I popoli della nostra Abya-Yala stanno lì e recla-<br />
Si è soliti attribuire agli indigeni dell’America una mano, con pazienza e allo stesso tempo con fermezza,<br />
concezione della terra come «madre», seno della fer- la reciprocità di beni e parole, un sistema giusto di<br />
tilità e petto di abbondanza. Questa immagine non è scambio in tutta la nostra vita; è stato possibile ed è<br />
comune né tipica dei guaraní; per loro la terra è piutto- possibile; e lo considerano valido per tutti i tempi. I<br />
sto un corpo coperto di pelle e peli, rivestito di orna- popoli e le nazioni indigene dell’America sono memoria<br />
menti. Il guaraní ha della terra una percezione visiva e del nostro futuro, e se non esistessero bisognerebbe<br />
plastica, persino uditiva. Che bello è vedere e ascoltare inventarli. Come tutti noi, che ci troviamo ormai nel<br />
la terra coi suoi molteplici colori e le sue innumerevoli momento di reinventarci. ❑<br />
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