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Latinoamericana mondiale 2012 - Agenda Latinoamericana-Mundial

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anestesia materiale, psichica e spirituale, si rimboc- forza, conquistare con le armi territori e beni redditicano<br />

le maniche e si mettono a pensare, a sognare e zi, approfittare di eventuali superiorità per sconfigge-<br />

a lottare per un mondo diverso. Qui ci sono le donne. re coloro che si opponessero ai loro piani di dominio.<br />

Sentono nell’aria della cultura e della società odore Ed ecco la guerra. È sembrata attraente anche perché<br />

di machismo. Non si sentono riconosciute nella co- moltiplica l’industria delle armi. Sono venuti i morti,<br />

struzione della politica, in molte istituzioni, strutture a milioni, distruzioni impensabili. Una triste lezione.<br />

e relazioni sociali, nelle chiese... nel tessuto stesso Allora, che fare? Camminare nella direzione opposta:<br />

della storia. Prendono coscienza della propria dignità l’Utopia della Pace.<br />

singolare, originale. Dipingono l’utopia di un mondo Al principio appartenevamo tutti alla stessa ori-<br />

senza machismo, in cui loro esercitano un ruolo unico gine, ad una stessa razza negra. Millenni di procrea-<br />

e insostituibile. Cercano, senza concessioni, la vocazione hanno differenziato i corpi. Fattori sociali e<br />

zione e la professione che sognano, non si lasciano politici hanno creato vincoli tra razza e dominazione,<br />

modellare dalla cultura maschilista, né imitano gli razza e superiorità di possibilità. Ha vinto il razzismo.<br />

uomini. Lì si trova l’Utopia del femminismo, messa in Là, nell’orizzonte utopico, non c’è la fine, ma l’inizio<br />

moto non solo dalle donne, ma anche dagli uomini stesso del fatto che gli umani, figli di una stessa raz-<br />

lucidi e coscienti: un mondo senza maschilismo, senza za, fraternizzino oggi con la loro diversità nella stessa<br />

sfruttamento del corpo e del lavoro della donna, senza festa della creazione. L’Utopia etnica!<br />

svilire la sua dignità.<br />

Al principio non c’era nulla di ciò che gli occhi<br />

Se la Terra potesse parlare, da tempo avrebbe vedono. Nemmeno il caos, semplicemente il nulla.<br />

gridato al cielo contro lo sfruttamento devastante a L’uomo biblico, nel pensare a questo gioco tra il nulla<br />

cui è sottomessa. Ogni giorno cresce il numero delle e le cose, giunse al Dio Creatore: al principio c’è Dio.<br />

persone che si rendono conto di questa tragedia e che È stato interi millenni guardando tutto come venuto<br />

si fanno portavoce del grido della Terra. Qui si trova interamente dal gesto creatore di Yavè, il Dio Uno e<br />

il movimento ecologico, che apre sentieri utopici per Unico. Venne Gesù. Parlò di Dio come Padre e Spirito.<br />

costruire un mondo di armonia francescana con la E la nostra intelligenza si aprì al mistero più grande:<br />

natura, di equilibrio nello sfruttamento dei beni non «al principio non c’è la solitudine dell’Uno, ma la<br />

rinnovabili, di semplicità. Con spavento dei giuristi, si comunione dei Tre» (L. Boff). Tutto è venuto da un<br />

parla di «Diritti della Terra», di «beni comuni non pri- Dio trino, comunione. Chi avrà il coraggio di dire la<br />

vatizzabili, come l’acqua, la terra, l’aria»... C’è la Carta stupidaggine che la storia è giunta alla fine, e che<br />

della Terra che li proclama. L’Utopia dell’ecologia! la tecnologia e il capitalismo hanno vinto l’Utopia,<br />

L’uomo ha addomesticato gli animali selvatici. Con quando gli occhi vedono quello che vedono e l’intelli-<br />

ciò ha alleviato il lavoro e aumentato il guadagno. genza pensa quello che pensa?<br />

Un gran risultato. Ma il verme del male gli ha corrot- E.i.cristiani?<br />

to il cuore: perché non fare lo stesso con quell’altro Abbiamo il Regno di Dio. Non è un’utopia. È più<br />

animale, quello dotato di intelligenza e di molte altre che un’Utopia. Questa ha termine nell’orizzonte della<br />

qualità? E così ha fatto. Lì c’è il povero, lo sfruttato, storia, mentre il Regno di Dio coniuga il «già» con<br />

l’emarginato. La società è cresciuta e la moltitudine il «non ancora». Il «già» ci è stato annunciato da<br />

dei poveri si conta a milioni e miliardi. Ma l’uomo si Gesù nel discorso della montagna; ci anima a lottare<br />

è fermato, ha pensato e sognato. Perché non costrui- per tutte le utopie, le alimenta. Matteo ci parla del<br />

re un mondo diverso nel quale quel povero non sia «non ancora», quando immagina il giudizio finale in<br />

sfruttato, e ci sia collaborazione, armonia, fraternità, cui tutti quelli che si sono impegnati con le utopie<br />

solidarietà per produrre i beni in società di uguaglian- della storia vivranno nel Regno definitivo. «Venite,<br />

za di diritti? L’Utopia della Liberazione!<br />

benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno»<br />

Lo stesso istinto di dominio ha provocato un’altra (Mt 25,34). Allora sì, finiranno tutte le «utopie» [non<br />

perversione. Gruppi umani si sono sentiti padroni luogo] perché si saranno trasformate in «topie» [tòpoi<br />

della terra e dei beni, o li hanno bramati. Lì c’erano<br />

esseri umani uguali a loro... Che fare? Imporsi con la<br />

- luoghi] di pienezza di vita, giustizia e amore: il<br />

Regno di Dio realizzato nell’eternità di Dio. ❑<br />

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