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Latinoamericana mondiale 2012 - Agenda Latinoamericana-Mundial

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Per il ben Convivere, superiamo «lo specismo»<br />

Pedro A. Ribeiro de Oliveira e Rodrigo Salles de Carvalho<br />

Juiz de Fora, MG, Brasile<br />

Il progetto del ben vivere comprende una proposta<br />

di pace che va oltre la sognata «pace universale» tra<br />

i popoli. Nel postulare la necessità di armonia tra<br />

l’umanità e la natura perché siamo figli e figlie degni<br />

della stessa Madre Terra, si fa presente il tema della<br />

dominazione sui «diversi» come se fossero «inferiori».<br />

Questa forma di dominazione, presente nella storia<br />

umana, si basa sempre su un’ideologia che pretende<br />

di giustificarla attraverso un pregiudizio contro la<br />

vittima della dominazione. Basta ricordare il ruolo<br />

del sessismo, del razzismo o dell’eurocentrismo come<br />

strumento culturale di dominazione sulle donne, sui<br />

neri e sui popoli nativi da parte della minoranza maschile,<br />

bianca e «civilizzata». Fortunatamente molti<br />

movimenti sociali hanno denunciato queste ideologie<br />

e distrutto la loro forza argomentativa, nonostante<br />

sopravvivano ancora certe forme di dominazione.<br />

Ci troviamo ora di fronte a un’altra forma di dominazione<br />

sul «diverso» nella quale, al contrario delle<br />

precedenti, le vittime non hanno mai reagito contro il<br />

preconcetto che le schiaccia, perché nonostante abbiano<br />

voce, non parlano. Potremmo definirla specismo,<br />

ossia la dominazione della specie homo sapiens sulle<br />

altre specie viventi. Si tratta di una dominazione tanto<br />

antica che sembra naturale e in questo assomiglia<br />

allo schiavismo, che per molti secoli è stato legale e<br />

moralmente ammesso, come se gli sconfitti in guerra<br />

e i loro discendenti potessero perdere per sempre la<br />

libertà. Anche oggi c’è gente che giustifica lo specismo<br />

con gli argomenti più diversi. La lettura letterale<br />

della Bibbia per esempio è usata per affermare che<br />

l’essere umano, fatto a «immagine e somiglianza» del<br />

Creatore, ha ricevuto l’ordine di «dominare la terra».<br />

La filosofia è utilizzata per conferire agli «animali<br />

razionali» l’attributo di soggetto, in relazione alla natura.<br />

Anche le scienze del XIX secolo sono state usate<br />

per giustificare la «superiorità» della società moderna<br />

su altre culture e popoli.<br />

Tutti questi argomenti hanno rivelato la loro<br />

fragilità di fronte al pensiero critico del XX secolo,<br />

quando sono emersi con evidenza i mali di uno sviluppo<br />

scientifico e tecnologico senza limiti. La bomba<br />

222<br />

atomica lanciata dagli Stati Uniti contro due città<br />

giapponesi, i campi di sterminio nazisti, i massacri di<br />

popolazioni indifese, l’aumento del divario tra ricchi e<br />

poveri, i regimi totalitari, il super sfruttamento delle<br />

risorse naturali, gli squilibri ambientali, ... hanno<br />

messo in discussione il mito del progresso senza fine,<br />

facendo tramontare l’antico ottimismo.<br />

È nel pieno di questa crisi di pensiero che si<br />

consolida a livello <strong>mondiale</strong> la coscienza dei Diritti<br />

Umani, appaiono le prime formulazioni dei Diritti<br />

della Terra ed emerge la critica allo specismo. Il suo<br />

punto di partenza è lo stesso della critica ad altre<br />

forme di preconcetto che vedono in una differenza<br />

la prova della superiorità. Nel caso dello specismo, si<br />

attribuisce tale superiorità all’homo sapiens, dato che<br />

la sua specie si trova in cima a tutte le altre, come se<br />

non formasse con loro la grande comunità di vita di<br />

cui parla la Carta della Terra. È come se tutti gli esseri<br />

viventi fossero classificati in due sole categorie: una,<br />

formata dagli individui che appartengono alla specie<br />

homo sapiens, e per tanto inclusi (per lo meno teoricamente<br />

perché poi nella pratica non è proprio così)<br />

nel campo della protezione morale e dei diritti; l’altra,<br />

che raggruppa tutti gli individui delle altre specie,<br />

sarebbe sprovvista di valore morale e di diritti per<br />

il solo fatto di essere «inferiore». Nasce quindi una<br />

domanda: sarà un vantaggio per la specie umana collocarsi<br />

separata e al di sopra di tutte le altre specie,<br />

per trattarle come se esistessero solo per soddisfare i<br />

suoi desideri?<br />

Per rispondere a questa domanda, conviene tener<br />

conto che la coscienza dei valori morali è come un<br />

circolo che quanto più si apre per includere nuovi<br />

partecipanti, tanto più diventa ricco e complesso.<br />

Quando si rompe la rigidità delle società chiuse, si<br />

guadagna in sociodiversità e in capacità di apertura<br />

al nuovo. Esemplare fu l’esempio di Gesù di Nazaret:<br />

nell’accogliere e valorizzare gli stranieri, i lebbrosi, i<br />

bambini, le donne, egli ruppe con l’esclusivismo giudaico<br />

e instaurò un nuovo modello di convivenza.<br />

L’inclusione dell’ «altro» nel circolo morale di una<br />

società non passa per la somiglianza apparente, anche

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