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DISPENSE DEL CORSO DI LABORATORIO DI CHIMICA – FISICA 1

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Calorimetri isoperibolici<br />

Questi calorimetri hanno una struttura sostanzialmente simile a quella dei calorimetri<br />

adiabatici, ma in questo caso non c’è un vincolo rigido tra la temperatura della cella e<br />

quella dell’ambiente circostante costituito dal termostato (come invece c’è nei calorimetri<br />

adiabatici in cui la temperatura dello schermo attivo “insegue” quella della cella) e anche<br />

la coibentazione della cella stessa è molto approssimativa. Questo rende la loro<br />

costruzione molto più semplice rispetto a quella di un calorimetro adiabatico. Il loro nome<br />

deriva dal fatto che cella e termostato si trovano nello stesso “peribolo” e ciò fa sì che si<br />

instauri tra di essi un regime di scambio termico “controllato”. La procedura utilizzata per<br />

la misura del calore è analoga a quella del calorimetro adiabatico. Poiché però in questo<br />

caso gli scambi tra la cella ed il termostato non possono essere trascurati, il ΔT non può<br />

essere ottenuto come semplice differenza tra il valore della temperatura prima e dopo<br />

l’effetto termico, ma deve essere calcolato da un’analisi dell’andamento osservato della<br />

temperatura nel tempo (curva calorimetrica). L’andamento della funzione T(t) che si<br />

registra in un’esperienza calorimetrica condotta con un calorimetro isoperibolico nei<br />

possibili casi di un processo esotermico e di un processo endotermico è riportata in Figura<br />

40. Come si osserva, sia prima che dopo il salto di temperatura dovuto all’effetto termico<br />

principale, la temperatura non rimane costante, ma cambia in relazione al calore scambiato<br />

tra la cella ed il termostato.<br />

Temperatura<br />

a b<br />

tempo<br />

Figura 40. Esempio di curva calorimetrica isoperibolica.<br />

a, caso esotermico; b, caso endotermico.<br />

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