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IL MAGNIFICAT di Don ALBERIONE - Parrocchia S. Maria Regina ...

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<strong>di</strong> ciò che l’Alberione volle poi raffigurato nel grande affresco della cupola del<br />

Santuario della <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Va, fra l’altro, ricordato che proprio per sottolineare questa essenziale<br />

funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> mostrare o dare Gesù a tutti: ad ogni categoria <strong>di</strong><br />

persone del mondo e persino al Padre Eterno, pochissimo tempo dopo questo<br />

scritto, <strong>Don</strong> Alberione fece fondere il primo dei tre gran<strong>di</strong> Ostensori per la<br />

bene<strong>di</strong>zione del SS. Sacramento, dove la Vergine è rappresentata<br />

all’impugnatura, come osten<strong>di</strong>trice – braccia estese – dell’Ostia sovrastante.<br />

Il primo Ostensorio fu per il Tempio a San Paolo <strong>di</strong> Alba, gli altri due per la<br />

Cripta e per la Chiesa superiore del Santuario della <strong>Regina</strong> degli Apostoli in<br />

Roma.<br />

Visto da un’angolatura più propriamente mariologica, il grande affresco<br />

della cupola del Santuario si presenta, sul tipo dei cicli pittorici e delle vetrate<br />

delle Cattedrali del Me<strong>di</strong>oevo, come una vera catechesi sulla maternità<br />

spirituale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> per ogni uomo.<br />

In un testo che raccoglieva il pensiero del beato Giacomo Alberione da<br />

trasmettere agli artisti [G. Santagata e collaboratori], perché lo traducessero<br />

in espressione pittorica, don Renato Perino scriveva come Premessa sul tema<br />

generale: “<strong>Maria</strong> Madre dell’umanità”: «Si tratta del titolo che definisce con<br />

esattezza e in senso completo le relazioni che intercorrono tra la Madonna e<br />

l’umanità. <strong>Maria</strong> va pertanto considerata come Madre spirituale degli<br />

uomini, tanto nel loro essere in<strong>di</strong>viduale, soprannaturale, quanto nel loro<br />

essere sociale e storico». E cosi ragiona: «Dio si fa uomo e muore per noi sulla<br />

croce. Questo Uomo-Dio, Gesù Cristo, placa in tal modo la giustizia assoluta<br />

<strong>di</strong> Dio, sod<strong>di</strong>sfacendo per il peccato degli uomini, essendo lui stesso un uomo.<br />

Egli ci meritò quin<strong>di</strong> la riabilitazione allo stato <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> amicizia con Dio.<br />

<strong>Maria</strong> interviene a questo punto nell’economia della redenzione umana, in<br />

qualità <strong>di</strong> vera Madre <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> Gesù in quanto è Uomo-Dio.<br />

Ora, dal momento che Gesù è per l’umanità la risurrezione alla vita<br />

soprannaturale dell’anima, risulta logico – pur nel mistero più assoluto – il<br />

fatto della maternità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> rispetto all’uomo. Ella genera per noi la Vita<br />

che è Cristo stesso. Ella dona Gesù agli uomini, ad ogni uomo. <strong>Maria</strong> SS. è<br />

quin<strong>di</strong> nostra vera Madre spirituale».<br />

Inoltre, la maternità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> rispetto all’uomo considerato nel suo essere<br />

sociale [= l’umanità nel suo insieme] risulta chiara dalla dottrina del Corpo<br />

Mistico.<br />

Dall’Annunciazione alla Pentecoste – per ripercorrere tutto il ciclo pittorico<br />

del grande affresco della cupola – <strong>Maria</strong> svolge questa sua funzione materna,<br />

emblematicamente espressa nell’universale protezione sotto il suo manto<br />

della raffigurazione centrale dell’affresco: alla sua destra l’umanità redenta<br />

[guidata dal Papa allora regnante Pio XII] e, alla sua sinistra, l’umanità non<br />

ancora redenta [rappresentata da figure anonime, ma ugualmente<br />

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