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IL MAGNIFICAT di Don ALBERIONE - Parrocchia S. Maria Regina ...

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Pare <strong>di</strong> capire che qualcosa della mariologia alberioniana, centrata sulla<br />

Mater humanitatis, è entrato nella Lumen gentium, documento dogmatico<br />

del Concilio Vaticano II.<br />

Lettura alberioniana<br />

del titolo Mater humanitatis<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il possibile percorso che il beato Giacomo<br />

Alberione ha compiuto – relativamente al titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Mater humanitatis<br />

– sulla base delle fonti della sua formazione mariana.<br />

Il <strong>di</strong>scorso circa le fonti mariane della formazione alberioniana è ancora<br />

tutto da fare. Intanto, un riferimento sicuro possono essere, oltre ai Padri<br />

della Chiesa più interessati ai temi mariologici, i voluminosi trattati <strong>di</strong> P.<br />

Gabriele Roschini – dall’Alberione considerato il maggior mariologo del suo<br />

tempo –, al pari del trattato <strong>Maria</strong> nel dogma cattolico (Torino-Roma,<br />

Marietti, IV ed.. 1936) <strong>di</strong> Mons. Emilio Campana, che <strong>Don</strong> Alberione usava<br />

come lettura spirituale durante le Visite eucaristiche e che citava<br />

abitualmente nella pre<strong>di</strong>cazione e nell’insegnamento teologico.<br />

Proprio un articolo <strong>di</strong> quest’ultimo trattato è intitolato: <strong>Maria</strong> è la madre<br />

degli uomini (cfr. Art. IV, pagg. 302-332); titolo legato all’evento del Calvario.<br />

Perciò non si vedono in questo riferimento “fontale” elementi <strong>di</strong> particolare<br />

rilievo, anche perché <strong>di</strong>versi Autori antichi e moderni si fermavano alla<br />

considerazione dell’affidamento a <strong>Maria</strong> in Giovanni <strong>di</strong> tutti i credenti: così<br />

san Pier Crisologo, lo Pseudo-Bonaventura, sant’Ambrogio, sant’Agostino, il<br />

Lépicier e, in tale contesto, lo stesso Leone XIII.<br />

Probabilmente, influenza più rilevante dovette avere avuto su <strong>Don</strong><br />

Alberione l’insegnamento dei Padri, come quello <strong>di</strong> sant’Ireneo, che<br />

nell’Adversus haereses (cfr. Cap. 78, n. 18) scrive: «Vere a <strong>Maria</strong> mundo vita<br />

genita est, ut Viventem gigneret. et fieret <strong>Maria</strong> mater viventium -<br />

Veramente la vita al mondo è stata generata da <strong>Maria</strong>, la quale è <strong>di</strong>ventata<br />

madre dei viventi, dal momento che ha generato il Vivente, cioè il Cristo». Il<br />

parallelismo Eva-<strong>Maria</strong> – ciascuna, a <strong>di</strong>verso titolo, Madre dei viventi –<br />

allargò <strong>di</strong> certo la visione dell’Alberione alla maternità universale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

La Mater humanitatis<br />

nell’insegnamento pontificio<br />

Leone XIII, nell’enciclica Octobri mense del 22 settembre 1891,<br />

richiamandosi a un pensiero <strong>di</strong> san Tommaso d’Aquino, peraltro già presente<br />

in <strong>di</strong>versi Padri della Chiesa, afferma che al momento dell’Annunciazione, la<br />

SS. Vergine rappresentava tutto il genere umano: «Il Figlio eterno <strong>di</strong> Dio,<br />

volendo assumere l’umana natura, per re<strong>di</strong>merla e nobilitarla, e quin<strong>di</strong><br />

stringere un mistico connubio con il genere umano, non portò a compimento<br />

questo suo <strong>di</strong>segno se non dopo aver ottenuto il libero consenso <strong>di</strong> colei che<br />

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