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IL MAGNIFICAT di Don ALBERIONE - Parrocchia S. Maria Regina ...

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saranno per noi, perché come tutto ciò che è dei genitori è per i figli, così tutto<br />

ciò che è dei Superiori è per i sud<strong>di</strong>ti» (Ibid,, pag. 181).<br />

Gli ultimi tre passi citati sono della pre<strong>di</strong>cazione alberioniana in<strong>di</strong>rizzata<br />

particolarmente alle anime consacrate; ma non c’è dubbio che l’enorme<br />

importanza che il beato Giacomo Alberione attribuiva al Rosario come mezzo<br />

<strong>di</strong> grazia debba essere considerata da ogni autentico devoto della Vergine<br />

<strong>Maria</strong>.<br />

Le citazioni potrebbero continuare quasi all’infinito; ma basti quanto fin qui<br />

riportato a convincerci una volta <strong>di</strong> più che il beato Giacomo Alberione è stato<br />

sicuramente un uomo del Rosario recitato, me<strong>di</strong>tato, contemplato e vissuto<br />

durante tutto il corso della sua lunga e santa vita.<br />

3. <strong>IL</strong> ROSARIO VISSUTO DALL’<strong>ALBERIONE</strong><br />

Scriveva G. Roatta; «La preghiera nella quale <strong>Don</strong> Alberione si è certo<br />

intrattenuto più a lungo nella vita è stata quella del Rosario. Gli ultimi tempi<br />

della sua vita, poi, sono stati praticamente una lunga, ininterrotta sequela <strong>di</strong><br />

Rosari. Nella sua agonia egli ha continuato a muovere incessantemente le<br />

labbra, con la corona in mano. Nel suo passaggio al riposo e nell’attesa della<br />

risurrezione, egli reca tra le ceree mani la corona, lo strumento più caro della<br />

sua vita.<br />

Una nutritissima pratica del Rosario egli ha sempre inculcato ai figli e figlie<br />

delle sue Congregazioni. Più volte egli ha messo in carta accurati suggerimenti<br />

per una varia e coltivata me<strong>di</strong>tazione dei 15 misteri, in<strong>di</strong>candone il contenuto<br />

e le possibili intenzioni, ai vari livelli <strong>di</strong> oranti.<br />

Tali formulazioni si trovano, per tutti i Paolini, nel Libro delle preghiere e,<br />

inoltre, nella raccolta <strong>di</strong> suoi scritti Carissimi in San Paolo, (pag. 1462ss.); nel<br />

vol. 2° Haec me<strong>di</strong>tare, (pag. 168ss.); e in Brevi me<strong>di</strong>tazioni per ogni giorno<br />

dell’anno, voi. 23, (pag. 422ss.)» [cfr. dattiloscritto Punti <strong>di</strong> riferimento della<br />

vita spirituale paolina -1. Mariologia, Ariccia 1973, pag.98].<br />

Oltre a questi riferimenti, troviamo nella stessa raccolta <strong>di</strong> scritti Carissimi<br />

in San Paolo, pagg. 583-585, un’originale riflessione <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione su Il<br />

primo frutto del Rosario, da un articolo del San Paolo dell’ottobre 1952. Ci<br />

pare molto opportuno iniziare da quest’ultima la riproposta <strong>di</strong> cenni<br />

alberioniani significativi circa il senso e il valore attribuiti a tale preghiera dal<br />

nostro Beato.<br />

«Questo – scrive <strong>Don</strong> Alberione — è i l vero concetto della vita: usciti dalle<br />

mani <strong>di</strong> Dio, siamo sopra la terra in una prova; per ritornare a Dio, nostro fine<br />

[...]. Or<strong>di</strong>nare l’uomo a una soprannaturale unione con Dio. Tutto l’uomo<br />

deve or<strong>di</strong>narsi a Dio: la mente con una viva fede, la volontà con una vita<br />

virtuosa, il cuore con sentimenti soprannaturali [...].<br />

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