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Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione

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impegni verso tutte le persone<br />

Quali possono essere le forme<br />

di riconoscimento non<br />

monetario ad alto valore incentivante<br />

in un’ottica di ben<br />

essere etico lavorativo?<br />

Quali opportunità in tal senso<br />

offre il sistema organizzativo?<br />

vedi 5.4<br />

Quali rischi comporta non<br />

procedere all’equilibrato riconoscimento<br />

<strong>del</strong>l’impegno<br />

profuso?<br />

Quali effetti ha su chi si è<br />

direttamente impegnato e<br />

sull’intero gruppo di lavoro?<br />

52<br />

Quante volte sarebbe stato bello che un superiore fosse<br />

venuto da noi per dirci: “Brave ragazze! Anche questa<br />

volta, nonostante le difficoltà e i problemi, avete fatto un<br />

ottimo lavoro!”<br />

Ho notato che una cosa che gratifica molto i collaboratori<br />

è partecipare a convegni nazionali e internazionali<br />

in cui ci si può confrontare con altri operatori. Per questo<br />

abbiamo anche un centro pilota che ci fa da referente e<br />

siamo in continuo aggiornamento.<br />

Sono una persona fortunata, sono una coordinatrice<br />

e i gruppi infermieristici con cui ho lavorato avevano voglia<br />

di proporsi, di mettersi in gioco. Ho lavorato sulla formazione.<br />

Le possibilità di gratificare i collaboratori sono<br />

ristrette, però si può cercare di agire su altri aspetti che<br />

non siano economici. Sono riuscita a inserire gli infermieri<br />

che lavorano con me in percorsi di aggiornamento<br />

e a prospettare nuovi percorsi lavorativi legati a questa<br />

formazione. Il problema è che inizialmente la formazione<br />

è stata presentata male, legata esclusivamente agli ECM<br />

è diventata un obbligo più che un’opportunità. Ci sono<br />

alcune esperienze in cui per noi la formazione è stata il<br />

punto di partenza per sviluppare nuovi servizi, per portare<br />

avanti aspetti che in altro modo non saremmo riusciti<br />

a seguire.<br />

Seguo un lavoro complesso. Lo porto a termine dandoci<br />

l’anima. Poi si deve presentarlo al vertice <strong>del</strong>l’Azienda.<br />

Domando al mio responsabile: “Può essere utile la mia<br />

presenza?” Sentirsi dire: “No, non serve, ci vado da solo”,<br />

non motiva di certo. Col fischio che la prossima volta ci<br />

metto così tante energie…<br />

Il problema tra l’altro è che un mancato riconoscimento<br />

<strong>del</strong> lavoro causa un livellamento verso il basso.<br />

Per quanto riguarda i comportamenti virtuosi ci sono<br />

due livelli di problema: da una parte ci sono quelli che<br />

non li sentono né li seguono. Bisognerebbe insegnarglieli.<br />

Ma come si fa? Li si manda a scuola? Si manda il<br />

vigile? O l’ispettore <strong>del</strong>la qualità? Dall’altra parte ci sono<br />

quelli che hanno una forte carica etica e fanno buone<br />

cose, e allora bisogna valorizzarli, non demotivarli, non<br />

frustrarli perché sovente chi fa bene non viene riconosciuto<br />

o addirittura è visto come un rompiscatole, viene<br />

emarginato e a lungo andare rischia di non farcela più.

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