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Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione

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impegni verso il nostro lavoro<br />

Un gesto, per essere di “valore”,<br />

deve sempre avere una<br />

commisurazione monetaria?<br />

Riconoscere che il denaro è<br />

inadeguato ad esprimere tutte<br />

le valenze di senso <strong>del</strong> nostro<br />

lavoro non è ingenuità, piuttosto<br />

coraggio di non aderire<br />

ai luoghi comuni e lucidità di<br />

vedere le cose così come realmente<br />

sono.<br />

Il numero esprime sempre le<br />

valenze <strong>del</strong>la prestazione?<br />

In un’ottica di efficacia e<br />

di efficienza la dimensione<br />

quantitativa non può certamente<br />

essere tras<strong>cura</strong>ta.<br />

Occorre però riconoscere e<br />

dare il giusto valore a ciò che<br />

sfugge al semplice numero.<br />

Sono dimensioni destinate<br />

a non poter essere misurate?<br />

Nient’affatto, piuttosto<br />

richiedono altre e più sottili<br />

modalità di osservazione e di<br />

valutazione.<br />

80<br />

pagati un tot, poi però cercare di ottenere altre cose non<br />

monetizzabili dalla nostra giornata lavorativa.<br />

La mia massima soddisfazione è quando dopo il colloquio<br />

pre-operatorio con il paziente alla fine questo mi dice<br />

che ha “meno paura”. Quanto vale questa soddisfazione?<br />

Certo non è monetizzabile…<br />

L’investimento sulla risorsa umana non fa parte <strong>del</strong>la<br />

nostra cultura, non dico che non esista, ma esiste molto<br />

poco. Tu entri nel mondo <strong>del</strong> lavoro e devi già avere capacità<br />

a relazionarti, la formazione per farlo, la motivazione<br />

a farlo. Se ci sono bene, se no sono problemi tuoi. Senti<br />

dire: “Perché dovrei motivarti dandoti il senso di ciò che<br />

fai? Sei pagato!”. È vero, sono pagato, ma ci sono cose<br />

che non si vendono e non si comprano, per esempio la<br />

<strong>cura</strong> messa nel compiere un certo gesto, una parola detta<br />

con un certo tono, la passione nel fare certe cose, cose<br />

di grande valore che vengono fatte solo se la persona ha<br />

compreso il senso <strong>del</strong> loro valore.<br />

Io lavoro in reparto da diversi anni e molto è stato fatto.<br />

C’è una sala dove le mamme che non hanno problemi di<br />

tipo medico possono partorire, e lì c’è silenzio: quando<br />

entra qualcuno che fa rumore viene osservato male, come<br />

a dire “fai attenzione!”. La domanda è: qual è l’indicatore<br />

di tutte queste cose? Noi riceviamo una carta dove c’è<br />

scritto “hai fatto 20 - 40 - 50 visite di Pronto Soccorso”<br />

oppure “hai fatto 20 visite ambulatoriali”, ma in questa carta<br />

non è valutata la qualità profonda di queste visite. Noi<br />

abbiamo le nostre soddisfazioni, un ottimo ritorno dalle<br />

mamme, ma non basta, perché a conti fatti magari il numero<br />

finale è piccolo, nonostante il grosso impegno che<br />

ci mettiamo.<br />

Sono part-time. L’ho scelto per stare con le mie figlie,<br />

ma in questa scelta mi sento penalizzata perché nell’ottica<br />

<strong>del</strong>la produttività il part-time è meno produttivo. Non si<br />

guarda alla qualità <strong>del</strong> lavoro, ma alla quantità di tempo<br />

trascorso sul lavoro. Che io in quelle 6 ore e mezzo lavori<br />

meglio che se lavorassi 8 ore importa a pochi.<br />

Alcuni reparti ospedalieri sono improntati all’idea che<br />

sei un bravo infermiere se in mezz’ora fai un carrello di<br />

flebo o se fai venti prelievi. Certo, la quantità è importante,<br />

ma il punto è: queste flebo, questi prelievi, come<br />

li hai fatti?

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