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temperature sono in gradi Celsius in Europa e in gradi Fahrenheit negli USA. E’ fondamentale<br />
“mettersi d’accordo” sulle unità di misura. Dall’’800 si procede verso la standardizzazione delle<br />
unità (si tratta di una delle poche eredità utili del positivismo ottocentesco). Vi é una branca molto<br />
importante della fisica che si chiama metrologia che fa questo lavoro.<br />
Per procedere alla standardizzazione di cui si é detto, é fondamentale disporre di campioni di<br />
riferimento (i misurandi particolari di cui si é detto sopra appunto) internazionalmente riconosciuti<br />
delle varie grandezze che siano sempre “meglio definiti”. Una volta creati questi campioni, l’uso di<br />
uno strumento sarà possibile solo dopo che lo strumento stesso sarà stato “applicato” al campione di<br />
riferimento. Quindi per esempio supponiamo che da qualche parte vi sia il campione di lunghezza<br />
(1 metro). Devo portare lì il mio regolo (o righello o metro da sarta o calibro o qualunque altro<br />
strumento per misure di lunghezza) e fare in modo che “applicato” al campione di riferimento<br />
indichi 1. Analogamente per i tempi , per le masse e per qualunque altra grandezza. Questa<br />
operazione che si chiama calibrazione o taratura dello strumento, é un operazione che facciamo<br />
spesso (per esempio con il nostro orologio quando lo rimettiamo sentendo il segnale alla radio o al<br />
telefono). Si tratta di una operazione che richiede (a) la fiducia che il riferimento sia “migliore”<br />
della nostra misura e (b) che su quel riferimento si sia d’accordo tra tutti. Naturalmente non é<br />
possibile che vi sia un unico campione di riferimento al mondo e che tutti debbano andare lì a fare<br />
la calibrazione. Questo campione deve essere distribuito, ma in ogni caso, in linea di principio deve<br />
essere possibile fare questa operazione di taratura.<br />
Vediamo ora quali sono i campioni di riferimento per le grandezze di uso più comune: il tempo, la<br />
lunghezza e la massa.<br />
(1.1.1) L’unità di tempo.<br />
È difficile dare una definizione della variabile tempo. Il punto di partenza é la percezione che in<br />
natura vi sono eventi che si ripetono in un modo che noi percepiamo come regolare. I primi esempi<br />
sono il giorno e le stagioni. E, in effetti, la prima definizione (prima in senso storico) di unità di<br />
tempo si basa su questo: il secondo (s) é 1/86400 del “giorno solare medio” . Si tratta di una misura<br />
basata sulla riproducibilità di fenomeni astronomici, in questo caso il moto di rotazione della terra<br />
su sé stessa.<br />
Ben presto ci si accorse che in realtà il giorno solare medio non é sempre uguale, o, detto in altre<br />
parole, che vi sono dei meccanismi astronomici che rendono “irregolari” i moti dei pianeti.<br />
Confrontato con altri fenomeni periodici differenti, si vide che c’erano variazioni “secolari” legati ai<br />
moti complessi della terra. Di qui l’esigenza di riferirsi non a fenomeni astronomici ma a qualcosa<br />
che fosse fisso e ben riproducibile: apparve allora naturale riferirsi a fenomeni che fossero<br />
caratteristici di un certo materiale e che pertanto fossero invariabili nel tempo. Fenomeni di questo<br />
tipo sono dati dalla vasta gamma di emissione di radiazione elettromagnetica da parte di certi<br />
materiali e dalle loro frequenze.<br />
L’attuale definizione di secondo é la seguente: é la durata di 9192631.770 periodi della radiazione<br />
corrispondente alla transizione tra i 2 livelli iperfini dello stato fondamentale dell’atomo di Cesio<br />
133 ( 133 Cs). Quindi occorre un campione di 133 Cs per produrre il campione di riferimento. La<br />
ragione di questo numero così bizzarro (9192631.770) risiede nell’esigenza di mantenere una unità<br />
sostanzialmente equivalente al “vecchio secondo” così radicato nella società. Si noti che in questo<br />
modo il valore del periodo di quella particolare radiazione del Cesio 133é una quantità nota<br />
esattamente, non affetta da incertezza (vedi prossimo paragrafo).<br />
(1.1.2) L’unità di lunghezza.<br />
Nel caso della lunghezza, la cosa più naturale da fare é prendere un’asta e vedere quante “aste” é<br />
lungo il mio misurando. Naturalmente devo scegliere un “asta” opportuna (usare il palmo della<br />
propria mano comporta evidenti problemi). Allora si disse: prendiamo una cosa fissa e tutti ci<br />
riferiamo a quella. Insorsero però dei problemi. Infatti si vide che la lunghezza di questo<br />
“campione” variava al variare della temperatura. Allora si disse: prendiamo un campione di un<br />
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