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x - Fisica - Sapienza

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Rientrano in questa categoria gli errori sistematici. Il termine errore sistematico é un termine forse<br />

non del tutto appropriato. Nasce dal fatto che tendenzialmente si tratta di errori che hanno una<br />

“direzione fissa”. Per esempio nel caso della taratura, uno strumento starato lo é in una direzione. In<br />

molti casi il costruttore dello strumento che stiamo usando fornisce nel libretto di istruzioni,<br />

l’indicazione dell’errore sistematico dovuto ai vari possibili effetti. In tal caso é possibile trovarsi in<br />

una situazione in cui anche se lo strumento sembra molto buono (per esempio é possibile<br />

apprezzare molti digits che non cambiano quando ripeto la misura), in realtà la sua accuratezza può<br />

essere molto cattiva fino a dominare l’incertezza complessiva della misura.<br />

In generale dunque é opportuno riferirsi alla seguente distinzione tra due categorie di errori:<br />

Errori sistematici (se aumento il campione questi non diminuiscono). Se li conosco posso<br />

correggere il mio risultato, se non li conosco devo stimare un intervallo nel quale sono contenuti.<br />

Errori casuali (posso mandarli a 0 nel limite di campione infinito). Si trattano con i metodi<br />

propri della statistica di cui abbiamo visto alcuni esempi.<br />

In definitiva l’errore sistematico é quello che rimane nel limite di campione di dimensione infinita.<br />

(1.4) Sequenze di “coppie” di misure<br />

Passiamo ora ad un diverso problema. Immaginiamo di avere una sequenza di coppie di valori di 2<br />

grandezze fisiche, cioè una tabella con 2 colonne e N righe, e ciascuna riga rappresenta il risultato<br />

della misura simultanea delle 2 grandezze che stiamo studiando.<br />

In taluni problemi infatti, i fenomeni devono essere descritti non solo da una variabile casuale, ma<br />

da più variabili casuali. Non sempre ci si trova in condizioni di poter trattare in modo separato<br />

ciascuna variabile casuale. Nell’esperienza della molla vediamo che T ed M ma anche δx ed M<br />

sono tali che al variare dell’una varia l’altra. Un esempio diverso dal precedente si ha quando<br />

consideriamo una misura di superficie, fatta misurando i due lati con lo stesso strumento<br />

caratterizzato da una dipendenza dalla temperatura o da altri parametri che spostano la sua<br />

calibrazione. E’ chiaro che in tal caso gli errori di misura di un lato e dell’altro lato non sono<br />

indipendenti, ma hanno un andamento “analogo”. In entrambi gli esempi fatti siamo in presenza di<br />

grandezze fisiche correlate cioè tali che i valori assunti dall’una e dall’altra non sono indipendenti<br />

ma sono legati da una qualche forma di dipendenza.<br />

Si deve tuttavia distinguere tra due casi (per evitare confusioni):<br />

(a) il caso in cui sono correlate le grandezze;<br />

(b) il caso in cui sono gli errori di tali grandezze ad essere correlati.<br />

Il caso della molla é del primo tipo. Infatti T é correlato ad M ma non sono correlate la misura di T<br />

con quella di M. Nel secondo caso invece i valori dei 2 lati non sono correlati, ma gli errori di<br />

misura che faccio nel misurare le 2 cose sono invece chiaramente correlati.<br />

La correlazione tipo (a) rientra nell’ambito delle dipendenze funzionali tra grandezze fisiche,<br />

dovute proprio alla “fisica del fenomeno”, ed é quindi oggetto di studio (come vedremo nel terzo<br />

capitolo). La correlazione del tipo (b) é invece una caratteristica dell’”apparato di misura”, ed in<br />

generale é non voluta. Bisogna tuttavia tenerne conto nell’interpretare i risultati delle misure.<br />

Ci occupiamo a questo punto del caso (b), cioè del caso in cui due o più grandezze fisiche<br />

presentano una correlazione dovuta al modo con cui le misuro.<br />

Il modo più semplice per mettere in evidenza il fenomeno della correlazione tra 2 grandezze A e B é<br />

quella di ripetere N volte la misura simultanea delle 2 grandezze nelle stesse condizioni e di<br />

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