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M(ππ) (MeV)<br />
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M(ππ) (MeV)<br />
Fig.1.5. Esempio di uno stesso istogramma in due diversi binnaggi. Nella figura in alto l’istogramma ha un<br />
binnaggio di 1.2 MeV, nel secondo di 12 MeV. Si tratta di un caso in cui l’istogramma con binnaggio più<br />
largo non permette di evidenziare delle “strutture fini” come i 2 picchi alla destra della distribuzione, che<br />
invece sono evidenziati dal primo binnaggio.<br />
L’istogramma si chiama anche distribuzione delle misure. Se anziché riportare il numero di eventi<br />
per bin riporto il numero di eventi nel bin diviso per il numero totale di eventi, sto facendo una<br />
distribuzione di frequenze. Si definisce frequenza infatti la frazione di volte in cui un evento cade in<br />
un dato sottointervallo. E’ un numero che mi dice quanto spesso, se ripeto la misura, questa cadrà<br />
all’interno di quel bin. E’ qualcosa che può fornire indicazioni per eventualmente scommettere su<br />
dove finirà la misura.<br />
Si noti che nei casi discussi sopra (digit o ago fermi) i grafici non “aiutavano” molto: avremmo<br />
avuto un unico bin e una sequenza di numeri tutti uguali.<br />
Facciamo ora alcune considerazioni sui grafici.<br />
A cosa serve un grafico ? In generale serve per “far capire bene una certa cosa”. Quindi la sua<br />
principale proprietà deve inevitabilmente essere la chiarezza. Originariamente i grafici venivano<br />
fatti a mano utilizzando la carta millimetrata . Oggi l’uso dei computer rende la carta millimetrata<br />
“obsoleta”. Tuttavia fidarsi solo dei computer é per molti versi pericoloso come abbiamo già visto.<br />
Per questo é opportuno usare come primo approccio ai grafici proprio la carta millimetrata.<br />
Di cosa dobbiamo preoccuparci quando facciamo un grafico:<br />
- sapere quali sono la/le grandezze nei 2 assi e quali sono le (eventuali) unità di misura;<br />
- riuscire a capire quali sono le scale; la scala definisce il massimo ed il minimo di ciascun asse<br />
coordinato e le loro “divisioni”. Deve essere indicata in modo che sia comprensibile. A tale scopo é<br />
opportuno mettere “numeri semplici” sugli assi, non “numeri strani” (vedremo meglio questo nelle<br />
esercitazioni);<br />
- i “punti sperimentali” devono essere chiaramente visibili e deve essere facile individuarne i valori<br />
numerici usando la scala.<br />
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