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x - Fisica - Sapienza

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(a)<br />

Limitazione dello strumento (che rimane anche quando prendo uno strumento molto<br />

“migliore”) dovuta alla spaziatura tra le divisioni.<br />

(b)<br />

Problema della calibrazione (infatti devo aver confrontato il mio regolo con il<br />

campione di riferimento in qualche modo). Ma se non l’ho fatto ? O se nel frattempo qualcosa del<br />

mio strumento é cambiato ?<br />

(c) Cattiva definizione di quello che misuro (lunghezza del tavolo dove ?, a che ora ?)<br />

(d) Effetti non considerati che alterano la cosa che sto misurando (dilatazione termica del tavolo).<br />

(e)<br />

(f)<br />

Si noti che tra le ragioni di incertezza elencate, la (c) si applica non a tutte le grandezze fisiche.<br />

Alcune grandezze infatti hanno un carattere “universale” e sono perfettamente definite: la velocità<br />

della luce nel vuoto, la massa del protone, la costante di Planck etc.. La misura di queste grandezze<br />

é dunque affetta da errori di misura tutti inerenti il metodo di misura (inteso in senso lato) ma non é<br />

affetta da errori di misura relativi alla definizione della grandezza.<br />

Per ora concludiamo questa prima analisi delle incertezze accennando al fatto che ci possono essere<br />

altre cause. Tra queste:<br />

Limitazione nella conoscenza di altre cose che mi servono per arrivare al mio<br />

risultato (per esempio alcune costanti fondamentali, o il risultato di altre misure).<br />

Limitatezza del campione (qui la parole campione ha un significato diverso da quella<br />

di unità campione), cioè limitatezza delle informazioni disponibili (è il discorso dei conteggi cui<br />

abbiamo già accennato).<br />

In ogni caso l’esito del processo di misura é un numero: il valore misurato μ. Nel nostro caso sarà<br />

per esempio il centro dell’intervallo tra gli estremi del quale cade la misura. Ma per quanto detto<br />

finora il risultato non può limitarsi a quel numero proprio perché la mia conoscenza é comunque<br />

incerta. Sembra (dagli esempi visti) molto più sensato dare un intervallo di valori che in sostanza<br />

mi dice entro quali valori io penso sia il valore vero.<br />

Diamo allora le seguenti definizioni:<br />

L’Incertezza, é la stima data dallo sperimentatore della larghezza dell’intervallo” nel quale lui<br />

“crede” debba essere il valor vero. Qui il termine “crede” é ambiguo ma verrà precisato in seguito.<br />

In genere viene data come metà dell’intervallo.<br />

La Stima del valor vero (miglior valore, valore centrale) é il valore centrale, quello che mi<br />

convince di più. In genere é il centro dell’intervallo per cui il modo più tipico di dare il risultato<br />

sarà:<br />

valore centrale ± incertezza.<br />

L’Errore di Misura é invece la differenza tra valor vero e valore misurato: non accessibile<br />

sperimentalmente (se lo sapessi saprei il valor vero)<br />

Si noti la differenza tra i termini errore ed incertezza che spesso nell’uso comune sono ugualmente<br />

usati. Usando correttamente i termini diciamo: in virtù dell’esistenza di errori di misura, lo<br />

sperimentatore deve valutare l’incertezza di misura e dare il risultato della sua misura come<br />

intervallo tra due valori della grandezza.<br />

L’errore di misura in generale ha tanti contributi con caratteristiche diverse (alcuni che posso far<br />

diminuire quando aumento le informazioni a mia disposizione, altri no). L’incertezza deve stimare<br />

tutti i contributi possibili. Nel caso della misura della lunghezza del tavolo fatta con il calibro<br />

avente una divisione minima di 10 μm, vi sono 4 contributi: (1) l’incertezza dovuta alla limitazione<br />

della lettura (~ 10 μm), (2) quella dovuta alla calibrazione assoluta dello strumento (una stima é la<br />

differenza tra la misura fatta da 2 esemplari dello stesso strumento ~ 40 μm), (3) quella dovuta<br />

all’effetto della temperatura (~ 30 μm) ed infine (4) quella dovuta alla definizione del misurando (in<br />

che punto misuro ~ 30 μm). Si tratta come si vede di un caso complesso in cui “convivono” diverse<br />

sorgenti di incertezza dello stesso “ordine di grandezza”, nessuna veramente “trascurabile”.<br />

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