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Soluzione degli esercizi proposti.<br />
Capitolo (1)<br />
Gli esercizi della prima parte del corso richiedono essenzialmente la capacità di saper trattare i<br />
risultati delle misure. Si richiede in modo particolare la scrittura corretta dei risultati per quel che<br />
riguarda le unità di misura, le cifre significative, la notazione esponenziale. Si richiede inoltre di<br />
saper costruire semplici grafici (di andamenti o istogrammi), di saper calcolare medie e deviazioni<br />
standard da campioni e di saper fornire intervalli standard o di quasi-certezza per i risultati di<br />
misure ripetute. In parecchi esercizi si richiede infine di giudicare la bontà di certe ipotesi<br />
(consistenza tra misure o tra misure e previsioni teoriche). A questo livello del corso queste ultime<br />
questioni sono affrontate ancora in modo semi-quantitativo. Gli stessi esercizi possono essere rivisti<br />
a fine corso alla luce dei metodi di test di ipotesi che saranno trattati nel terzo capitolo.<br />
(1.1) Qui la soluzione dipende da chi fa l’esercizio. In genere si rimane sorpresi dal fatto che la<br />
propria capacità di interpolazione é migliore di quanto ci si attenda (1/4 o 1/5 di divisione<br />
sono risultati tipici).<br />
(1.2) C’è solo da applicare la definizione di deviazione standard campionaria e di riportarla alla<br />
dimensione della divisione minima (che é pari a 0.025 come si evince dalla figura).<br />
(1.3) Occorre fare attenzione alle unità di misura, agli esponenziali ed alle cifre significative.<br />
Mantenendo 2 cifre (tenerne 3 non sarebbe comunque sbagliato) si ha E=1.9x10 -16 CV =<br />
1.9x10 -16 J<br />
(1.4) La densità del fluido é pari al rapporto tra la massa del fluido (M-M 0 ) e il suo volume.<br />
Quest’ultimo é espresso in ml cioè in cm 3 e le masse sono in grammi. Quindi si tratta di fare<br />
il rapporto. Si noti solo che M-M 0 = 13.2 g (troncato al primo decimale) e dunque densità =<br />
0.213 g/cm 3 (a 3 cifre o anche a 2).<br />
(1.5) In questo esercizio l’ipotesi da fare é che ciascun gruppo di campioni sia costituito da reperti<br />
contemporanei, e che la fluttuazioni dei valori misurati sia l’effetto della precisione (meglio<br />
della imprecisione) dell’apparato di misura. I valori che si ottengono sono: media reperti A<br />
= 5346 anni e media reperti B = 5952 anni. Il confronto tra questi 2 numeri da solo<br />
evidentemente non permette di trarre alcuna conclusione. Le deviazioni standard sono 340<br />
anni per i reperti A e 180 anni per i reperti B (abbiamo usato la formula con N non con N-1<br />
ma il risultato finale non é significativamente alterato da ciò) L’anziano archeologo<br />
dovrebbe prendere le 2 medie e vedere se entro le rispettive incertezze (sulle medie che<br />
dunque sono le deviazioni standard divise per √N dove N vale 10 per i reperti A e 15 per i<br />
reperti B) sono in accordo tra di loro. Se facesse cosi’ vedrebbe la cosa seguente: età reperti<br />
A = (5.35 ±0.11)x10 3 anni e età reperti B = (5.95 ±0.05) x10 3 anni. Senza fare alcun test di<br />
ipotesi (vedi Capitolo 3) si vede che sono incompatibili. Infatti la differenza tra i 2 risultati é<br />
di 600 anni mentre le incertezze sono di 110 e 50 anni rispettivamente. L’anziano<br />
archeologo ha torto.<br />
(1.6) L’incertezza su T é del 2.5%, la metà di quella su M in virtù del fatto che T “va come la<br />
radice di M”.<br />
(1.7) Usando le definizioni date dei termini metrologici si ha: risoluzione 1 g, precisione < 1 g e<br />
accuratezza caratterizzata da un errore sistematico di 22 g. Si tratta di uno strumento preciso<br />
ma poco accurato. Sarà bene controllarne periodicamente la calibrazione.<br />
(1.8) L’intervallo di quasi-certezza é pari a 3x52μm /√100 = 16 μm (dato a 2 cifre).<br />
(1.9) Calcoliamo in primo luogo l’incertezza di misura. Si ottiene: 0.002x2.99814x10 8 /√9150 =<br />
6.3x10 3 m/s. Quindi la media delle misure per il campione di γé: (2.98814 ± 0.00006)x10 8<br />
m/s. Si tratta ora di vedere se tale valore é “significativamente diverso” dal valore noto della<br />
velocità della luce nel vuoto. La differenza é pari a 22 x10 3 m/s, che é oltre 3 volte<br />
l’incertezza sulla misura. Dunque la differenza é significativa (anche se al limite). La misura<br />
é caratterizzata dunque da un errore sistematico di (22 ± 6) x 10 3 m/s.<br />
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