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Cioè le medie fluttuano M volte meno di quanto fluttuano le singole misure. Mi aspetto quindi che<br />
facendo la media di tutte le N misure, questa fluttui N volte meno della singola misura.<br />
Si noti tuttavia che la deviazione standard della singola misura (s per intenderci) non diminuisce al<br />
crescere delle misure ma semplicemente si stabilizza, cioè l’istogramma presenta sempre la stessa<br />
forma, ma le fluttuazioni tendono a diminuire come é ben illustrato dal confronto tra i 2 istogrammi<br />
in alto della Fig.1.9. Viceversa la deviazione standard della media diminuisce come appunto<br />
mostrato nel terzo istogramma di Fig.1.9. La deviazione standard di quest’ultimo istogramma é<br />
proprio<br />
≈<br />
M<br />
volte più piccola di quella fatta usando la singola misura.<br />
Tornando dunque al nostro problema di definire un intervallo per la singola misura (caso (a)) e per<br />
la media delle N misure, potrò procedere nel modo seguente:<br />
caso (a) x ± s<br />
caso (b) x ± s / N<br />
che esprime il fatto che mentre mi aspetto che una successiva N+1-esima misura sia distribuita<br />
secondo la Fig.1.9(2), la media di un altro set di M misure sarà distribuita secondo la Fig.1.9(3).<br />
In definitiva se voglio dare la migliore stima di un intervallo per il valor vero é corretto utilizzare il<br />
caso (b) con il quale uso tutte le informazioni in mio possesso nel modo più efficace.<br />
Concludiamo il paragrafo con un paio di osservazioni.<br />
Osservazione 1: confrontiamo il caso che abbiamo appena visto, con quello di una misura che<br />
non cambia (digitale o analogica che sia). La situazione in cui le misure cambiano sembra<br />
paradossalmente migliore. In effetti é proprio cosi’. Il fatto é che se le misure fluttuano, aumentarle<br />
di numero aiuta perché permette di conoscere sempre meglio la media e di veder diminuire la<br />
deviazione standard come 1 / N . Se invece ottengo sempre lo stesso valore evidentemente non<br />
posso andare aldisotto della mia capacità di interpolare tra le divisioni o al digit più significativo.<br />
Questo apparente paradosso ci insegna che occorre scegliere opportunamente il passo minimo (la<br />
risoluzione) del nostro strumento di misura sulla base delle fluttuazioni della misura stessa.<br />
Osservazione 2: l’uso della deviazione standard della media mi permette di dare un intervallo<br />
per il valor vero. Quale é il significato “probabilistico” di questo intervallo ? Come abbiamo già<br />
visto, la risposta a questa domanda verrà dalla seconda parte del corso. Per ora possiamo dire solo 2<br />
cose: (1) in generale non si tratta di un intervallo “massimo”; (2) il contenuto probabilistico<br />
dell’intervallo dipende da come sono distribuite le misure, cioè dalla forma dell’istogramma e dal<br />
numero di misure effettuate; (3) un intervallo di semilarghezza pari a 3 deviazioni standard<br />
(intervallo di quasi-certezza definito in precedenza) ha un significato probabilistico che in ogni caso<br />
é di quasi certezza.<br />
È interessante stimare il contenuto probabilistico di una deviazione standard direttamente dai dati<br />
(quanti degli N valori sono fuori dall’intervallo x ± s ) per gli istogrammi delle varie figure<br />
mostrate (in particolare Fig.1.7).<br />
(1.3.7) Errori sistematici<br />
Dalle considerazioni fatte in precedenza sorge una domanda: ma allora se aumento N a piacere<br />
mando la larghezza del mio intervallo a 0. E’ vero ?<br />
In linea di principio si. In realtà accade che oltre un certo valore di N aumentare il numero di misure<br />
non serve più. Infatti a un dato punto entrano in gioco altri errori dovuti ad una delle cause che<br />
abbiamo indicato all’inizio della nostra discussione sulle incertezze, e che in generale possono non<br />
dipendere da quante misure facciamo.<br />
Possono dipendere da:<br />
Calibrazione degli strumenti.<br />
Condizioni non sotto controllo.<br />
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