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Multilinguismo, CLIL e innovazione didattica - Libera Università di ...

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Italiano L2: il progetto SPRINT<br />

questi bambini “<strong>di</strong>mostrano una maggiore capacità <strong>di</strong> analizzare i fatti linguistici<br />

sia della L1 che della L2” (Danesi 1996: 6). Essi sviluppano infatti una<br />

consapevolezza metalinguistica precoce e t endono a possedere un maggiore<br />

controllo cognitivo dei processi linguistici e un’elevata competenza <strong>di</strong> analisi<br />

della lingua; paragonandoli a coetanei monolingui risultano avvantaggiati, ad<br />

esempio, nella risoluzione <strong>di</strong> compiti <strong>di</strong> tipo sintattico (come notare e correggere<br />

errori in enunciati) e mostrano una chiara consapevolezza della natura<br />

arbitraria del rapporto tra parole e significati (è più facile per loro per esempio<br />

ignorare il significato delle parole e trattarle da un punto <strong>di</strong> vista puramente<br />

formale). Essi inoltre <strong>di</strong>mostrano un significativo miglioramento nella L2 e<br />

una particolare sensibilità alla natura sociale del linguaggio e ai bisogni<br />

comunicativi degli interlocutori. 3<br />

Un’altra idea che si è <strong>di</strong>ffusa riguarda l’esistenza <strong>di</strong> uno spazio limitato per il<br />

linguaggio nel cervello; la presenza della L1 nel cervello del bambino costituirebbe<br />

quin<strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> ostacolo neurologico per lo sviluppo della L2. Gli<br />

stu<strong>di</strong> sull’organizzazione cerebrale delle lingue nei bilingui hanno decisamente<br />

smentito quest’idea, mostrando anzi come “la presenza <strong>di</strong> due co<strong>di</strong>ci<br />

verbali nel cervello porti ad un ‘arricchimento cerebrale’ “; infatti, “anziché<br />

restringere lo spazio neurologico <strong>di</strong>sponibile, la presenza <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce<br />

linguistico nel cervello arricchisce le sue capacità neurofunzionali” (Danesi<br />

1996: 7-8). 4<br />

In base all’ipotesi per cui lo sviluppo delle abilità scolastiche andrebbe <strong>di</strong> pari<br />

passo con lo sviluppo della L2, esiste infine il “mito della massima esposizione”,<br />

che consiste nel ritenere che un bambino minoritario debba essere esposto<br />

alla L2 in modo intenso, per facilitare l’appren<strong>di</strong>mento linguistico. Danesi<br />

ricorda tuttavia come <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> abbiano mostrato che lo sviluppo della<br />

competenza in L1 “favorisce il trasferimento dei concetti e degli schemi<br />

cognitivi acquisiti nei termini della L1 all’acquisizione della L2” e quin<strong>di</strong> “lo<br />

sviluppo ottimale delle abilità cognitive e operative del bambino bilingue<br />

richiede l’uso della madrelingua come strumento d’istruzione, almeno parzialmente,<br />

allo scopo <strong>di</strong> e vitare le <strong>di</strong>fficoltà linguistiche, socio-affettive e<br />

3 Per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti e per una rassegna degli stu<strong>di</strong> sui vantaggi del bilinguismo riman<strong>di</strong>amo<br />

a Baker 32001; Moretti e Antonini 2000; Gilardoni 2009.<br />

4 Cfr. anche Danesi 1988: 78-80.<br />

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