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Multilinguismo, CLIL e innovazione didattica - Libera Università di ...

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<strong>CLIL</strong> universitario: una risposta europea per l‘inclusione della <strong>di</strong>versità linguistica<br />

Il <strong>di</strong>versity management nei suoi vari risvolti in effetti è, con il ruolo fortemente<br />

internazionale delle università, una tematica che brucia sotto le <strong>di</strong>ta, perché le<br />

università formano, all’interno delle nostre società, zone ad alta densità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versità linguistica, vista la composizione degli studenti. La <strong>di</strong>versità non va<br />

omologata, si sa, ma va presa per gli stimoli che essa può offrire. In tale senso,<br />

le università assumono anch’esse – come altre istituzioni del mondo della<br />

formazione – un ruolo <strong>di</strong> g arante della <strong>di</strong>versità culturale che contrassegna<br />

anche storicamente l‘Europa.<br />

Rispetto alla formazione dei docenti – e nell’ottica <strong>di</strong> un maggiore ancoramento<br />

‘naturale’ dell’approccio <strong>CLIL</strong> – avrei due sogni: il primo concerne la<br />

formazione <strong>di</strong> inseganti europei, ossia <strong>di</strong> inseganti che hanno un orizzonte che<br />

prenda in considerazione la <strong>di</strong>versità europea, con una formazione quin<strong>di</strong><br />

raggiunta frequentando università e lavorando in vari paesi. Il secondo sogno<br />

concerne la maggiore mobilità fra insegnanti: ci si poi immaginare quanto si<br />

potrebbe incentivare un approccio <strong>CLIL</strong>, se vi fosse uno scambio <strong>di</strong> insegnanti<br />

attraverso tutto l’Europa?<br />

Ruolo dei centri linguistici<br />

In tutto ciò, qual è il nuovo ruolo dei centri linguistici <strong>di</strong> ateneo?<br />

Un versante d’intervento nuovo è quello nei confronti dei docenti <strong>di</strong> materia.<br />

Quando essi insegnano in contesti <strong>CLIL</strong> dovrebbero essere resi più informati<br />

rispetto ai processi <strong>di</strong> a ppren<strong>di</strong>mento che mettono in atto (cfr. in tale senso<br />

anche Moate 2010). Questa sensibilizzazione dovrebbe vertere in primo luogo<br />

sull‘importanza della lingua e della cultura nella trasmissione del sapere: un<br />

ruolo <strong>di</strong> cui i docenti forse non si rendono conto, visto che non pertiene<br />

necessariamente alla loro formazione essere informati su processi cognitivi<br />

che l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> u na lingua comporta (tanto meno quando esso è<br />

integrato in un approccio <strong>CLIL</strong>).<br />

In secondo luogo sono convinta che sia utile dare a dei docenti <strong>di</strong> m ateria<br />

in<strong>di</strong>cazioni anche molto pratiche <strong>di</strong> come ci si può destreggiare insegnando,<br />

per gli studenti, in una L2 o L3: la classe risulterà poco omogenea per background<br />

linguistico e/o culturale, emergeranno delle lacune linguistiche, delle<br />

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