Multilinguismo, CLIL e innovazione didattica - Libera Università di ...
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La piattaforma CLiRe<br />
nella ricerca nel settore dell’educazione linguistica supportata dal calcolatore<br />
e in quello della formazione in rete.<br />
Si tratta <strong>di</strong> una precisazione doverosa, soprattutto perché il progetto sembra<br />
andare in qualche modo contro corrente e riproporre schemi ormai superati<br />
dalla ricerca nel settore della <strong><strong>di</strong>dattica</strong> delle lingue. Quest’ultima sembra<br />
essere, infatti, sempre più orientata verso prospettive sociali (soprattutto in<br />
area anglosassone) e umanistiche (in area italiana); allo stesso tempo, la<br />
ricerca nell’istruzione a <strong>di</strong>stanza si è sforzata <strong>di</strong> superare le criticità dei sistemi<br />
“tra<strong>di</strong>zionali” e ha trovato la soluzione a questi problemi nell’introduzione <strong>di</strong><br />
un tipo <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>dattica</strong> sociale (Bonaiuti: 2007). È una prospettiva che trova una<br />
sponda “tecnologica” nell’ormai noto fenomeno del Web 2.0, basato su applicazioni<br />
<strong>di</strong> rete capaci <strong>di</strong> supportare una forte interazione tra gli utenti, che<br />
non sono più intesi come semplici fruitori, ma anche come produttori <strong>di</strong><br />
contenuti (D’Ottavi: 2006).<br />
Il sistema CLiRe, pur orientato all’autoappren<strong>di</strong>mento linguistico in rete, non<br />
segue questi principi, ma si rifà a una concezione più tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />
in<strong>di</strong>viduale. Questa scelta non è dovuta tanto a una motivazione<br />
ideologica, quanto alla necessità pratica <strong>di</strong> elaborare un sistema in grado <strong>di</strong><br />
erogare contenuti a supporto della <strong><strong>di</strong>dattica</strong> in modo non strettamente <strong>di</strong>pendente<br />
dal fattore umano per quel che riguarda sia l’attività <strong>di</strong> tutoraggio da<br />
parte dei docenti (che possono demandare al sistema la gestione dei processi<br />
<strong>di</strong> monitoraggio e <strong>di</strong> valutazione), sia l’organizzazione <strong>di</strong> interazioni significative<br />
tra apprendenti. Un sistema basato sull’interazione implica investimenti<br />
<strong>di</strong> tempo e risorse che non erano nelle <strong>di</strong>sponibilità del progetto.<br />
Come ho avuto modo <strong>di</strong> osservare altrove (Torsani, 2009), esistono, in linea <strong>di</strong><br />
massima, due modelli <strong>di</strong> istruzione linguistica in rete: uno trasmissivo, più<br />
tra<strong>di</strong>zionale e caratterizzato dall’erogazione <strong>di</strong> contenuti e senza (necessariamente)<br />
interazione tra gli attori del sistema, uno interattivo, basato, al contrario,<br />
sugli scambi tra gli apprendenti. Questa <strong>di</strong>stinzione riprende, a gran<strong>di</strong><br />
linee, quella proposta da Warschauer e Kern (2000) tra tre modelli teoricopratici<br />
per l’appren<strong>di</strong>mento linguistico supportato dal computer: ai primi due<br />
(strutturale e cognitivo) fa capo il modello trasmissivo, al terzo (sociocognitivo)<br />
corrisponde il modello interattivo. Alla luce <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>stinzione, allora,<br />
l’autoistruzione non sarebbe, come potrebbe apparire da una prospettiva<br />
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