1 Il sistema delle prefetture sul territorio - Ssai - Ministero Dell'Interno

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istituzionale di governo tra Comuni e Regioni, trasformate in un soggetto amministrativo che sia diretta espressione dei Comuni, ovvero una sorta di «agenzia intercomunale multi-servizi». Il risultato finale, secondo i presentatori della proposta, sarebbero 50-60 «nuove province», rette da un board eletto non dai cittadini, ma da e tra i sindaci e i consiglieri comunali, con risparmi conseguenti dal punto di vista dei costi della politica. Ma le maggiori economie, nell'idea dei firmatari, arriveranno dal punto di vista gestionale: le «nuove province» dovrebbero infatti gestire i servizi di rete, i trasporti, le strade, per tutti i Comuni dell'area vasta e diventare la «stazione appaltante» per tutti. Nelle 10 città metropolitane in attesa di istituzione saranno queste ultime a ereditare le attuali funzioni provinciali, assorbendone anche alcune dei comuni e delle regioni. Nel resto d’Italia resteranno in vita altre 40 o al massimo 50 province di nuova concezione. Non solo perché non saranno più elette dai cittadini e perché dovranno avere un bacino demografico di almeno 500mila abitanti, ma anche perché vedranno notevolmente ridotte le proprie funzioni e potranno assistere i comuni in materie da gestire in forma associata (concorsi, riscossione dei tributi, appalti). Il punto di partenza è il già citato decreto Monti che elimina le giunte provinciali, trasforma i consigli in assemblee formate da sindaci e consiglieri comunali e affida al disegno di legge governativo del 24 febbraio 2012, già illustrato, il compito di riformarne il sistema elettorale. Quello di arrivo consiste invece nella doppia accelerazione da imprimere alla Carta delle autonomie all'esame del Senato e, dall'altro, al d.d.l. costituzionale che elimina le province dall'elenco di enti di pari livello contenuto nell'articolo 114 della Costituzione e che sta per iniziare il suo esame alla Camera. Al progetto di legge è allegata una dettagliata analisi demografica delle attuali province italiane, unita al presente lavoro (all.1), che riporta sia il numero degli abitanti sia l’attuale estensione degli ambiti territoriali. Il quadro riassuntivo è completato dall’analisi delle province distinte per Regione. 104
Dal delineato contesto emerge che è stata effettuata una duplice operazione: da un lato il mero accorpamento delle attuali province che non raggiungono la soglia dei 500 mila abitanti e il definitivo avvio delle città metropolitane; dall’altro quella di ipotizzare una radicale trasformazione dell’ente da realtà politica direttamente eletta dai cittadini ad agenzia intercomunale eletta tra gli stessi amministratori comunali. Per quanto sino ad ora esposto in materia di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, non sembra assolutamente plausibile che per tale nuovo organismo intermedio debba essere creata una apposita sede, ovvero mantenuta quella della sopprimenda provincia. Mancando nella proposta di legge un esplicito riferimento in tal senso, si potrebbe proporre che il board dei Sindaci trovi la sua naturale allocazione proprio nelle Prefetture – UTG, ed in particolare in una delle articolazioni della Conferenza Permanente. Il secondo step della proposta riguarda, invece, gli uffici governativi. Il disegno Lanzillotta, La Loggia, Vitali prevede che Prefetture e Questure siano ridotte, analogamente alle province, da 110 a circa 50-60, così come le Camere di Commercio. Infine, tutti gli uffici periferici del Governo - ad esclusione delle Agenzie e dei Ministeri di Difesa, Giustizia ed Esteri - dovranno essere unificati negli Uffici Territoriali di Governo, presso le prefetture. Nessun ufficio periferico dello Stato potrà avere una circoscrizione inferiore a quella delle nuove Province. Per quanto concerne gli uffici periferici esclusi dall’unificazione (difesa, giustizia), andranno comunque accorpati negli UTG tutti gli uffici strumentali (personale, economato, logistica, acquisti, autoparco, ecc.) con consistenti economie di scala. Si appalesa evidente da un lato l’analogia con l’originario disegno dell’UTG che prevedeva l’accorpamento, poi fallito, di alcuni uffici statali, dall’altro la riproposizione dei Servizi Comuni, oggi definiti “uffici strumentali”, che unificano la gestione delle materie comuni a più amministrazioni periferiche. 105
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